Che li Religiosi nel principio devono esser cauti, acciò che possino far profitto.
San Bonavent. de refo. mentis. Cap. 2.

  Quattro sono le cose, nelle quali i nuovi, & incipienti Religiosi debbono esser cauti, se vogliono far profitto nella via del Signore. Primo, che non lascino quella volontà, con la quale vennero alla Religione, ma che di continuo se ne ricordino, & che non intepidischino dal primo fervore del novitiato loro, acciòche con ragione non li sia detto quello dell' Apocalisse. [2.] Habeo adversum te pauca, quia charitatem tuam primam reliquisti, qua propter pænitentiam age, & prima opera fac, lasciorno la prima charità quelli, che prima furno ferventi, & devoti in tutte le cose, & poi sono diventati tepidi, & negligenti, & si sono dati alle liggierezze, & si lasciano signoreggiare dalli vitij, che erano venuti à superare, & servono à Dio à lor modo, & non conforme alla sua volontà, & beneplacito, facendo contra quello, che disse Iddio al popolo d' Israele. Me mentote diei huius, in qua egressi estis de Aegypto, il giorno nel quale usciamo dell' Egitto, e la buona volontà, con la quale usciamo dal secolo; di questa ci dovemo sempre recordare, acciò che non mai ci partiamo dal fervore di quella. onde volendo un certo huomo del secolo intrare Religione [sic] domandò à un certo Santo, che cosa doveva fare per vivere bene & santamente, & quello li disse, và, & vedi quale tu fusti il primo giorno che intrasti, & sempre vivi cosi; cioè considera il stato della volontà tua qual fù dal primo dì, che tu ti disponesti d' intrare nella Religione: quanto eri humile, quanto apparecchiato ad obedire ad ogni cosa, benche aspera & dispreggiata; quanto patiente alle correttioni, penitentie, & fatiche: quanto vergognoso, & timorato: quanto sollecito ad emendare la vita tua: quanto poco ti curavi di udire i rumori del secolo, ò di referirli: & come fuggisti, & lasciasti ogni affetto carnale, per offerirti tutto in holocausro, & sacrificio perpetuo à Dio nostro Signore, sotto l' obedienza del prelato, che tiene il luogo suo, se viverai conforme à questa regola; lasciarai il torpore, & la freddezza, & caminarai con diligenza sollicitudine, & fervore nella via di Dio, & acquistarai la perfettione, quale venisti à cercare nella Religione. la seconda cosa nella quale il novitio deve esser cauto, & circunspetto, [sic] è di non moversi, per i mali essempij de i tepidi, & imperfetti, à volerli imitare, & seguitare; perche sono alcuni infermi, & imperfetti, che vedendo altri tepidi nel servitio di Dio, et ociosi, parlatori, & superbi, rebelli, & ambitiosi, & in altri modi vitiosi: dicono à se medesimi, se questo è lecito à questi, perche sarà ancora lecito à me? & sono più pronti à pigliar il male essempio da i peggiori, & si rallegrano di haver trovati compagni nelli vitij, acciò che non soli s' habbiano da vergognare, & quello che si permette, & perdona ad altri, vogliano che sia perdonato ancora à loro. ma il devoto Religioso deve dire à se medesimo. Io venni quà puramente per Dio, non per alcun' altro; per questo non voglio seguitare niuno di questi; ma quelli soli che m' informano di quello, perche intrai in Religione, che fù per acquistar la perfettione, è per satisfare per li miei peccati, & meritare la gloria sempiterna. Il Pittore, ò altro artefice che vuol fare qualche opera notabile, cerca i megliori disegni, che possa havere. & il viandante domanda della strada da quelli, che la sanno, nò da quelli, che non la sanno; cosi io devo imitare li buoni nel bene; & lasciar à gli altri fare quello che à loro piace, poiche quello per se è utile, & dilettevole, & questo inutile, & dannevole. la terza cosa dal quale il nuovo soldato di Christo si deve guardare, è di non giudicare temerariamente de i fatti d' altri, & massime quando non sà la causa, & intentione con chi si faccia, perche come noi non vediamo le cogitationi, & pensieri dell' altri, però dovemo sempre escusare l' intentione, & pigliar in meglior parte, quello che si fà, se vogliamo sempre havere il cuor tranquillo, e non turbarci con gli altri, ne offendere Iddio. perche spesse volte giudicamo quella cosa esser mala, che per se non è mala, & pecchiamo per temerità, usurpandoci l' officio di Dio, che è di vedere le cose occulte de i cuori. alli superiori vicarij di Dio, alle volte sarà lecito giudicare dalle conietture circonstante; il che non sarà lecito all' altri giudicare, però dice San Paolo. [Rom.14.] Tu quis es, qui iudicas alienum servum? domino suo stat, aut cadit, permette Iddio alle volte, che questi giudici temerarij de' fatti alieni caschino in simili, & maggiori eccessi, acciò che imparino dalla propria infirmità à compatire all' altri, dice il Signore. [Luc.6.] Nolite iudicare, & non iudicabimini, in quo enim iudicio iudicaveritis, & iudicabimini, vi è nondimeno differentia fra il Timore, suspitione, giuditio temerario, & giuditio giusto. Timore è quando non suspico niente di male, ma pur temo di qualche male, che non è ancora venuto, ma che potria venire se non si evitasse, come si serrano le porte, per il male, che si potria fare se restassero aperte. Suspitione è quando senza causa ragionevole penso qualche male d' alcuno senza tenerlo per certo, & questo molte volte è peccato. Giudicio temerario, è quando credo una cosa esser fatta con mala intentione, che si può fare etiam con buona, per esser la cosa da se indifferente, & questo è peccato, perche si usurpa quello, che è proprio di Dio, il quale solo vede il cuore, & la intentione dell' huomini, com' egli dice, [Gier.17] Ego dominus scrutans corda, & probans renes.Giudicio giusto è quando per conietture inescusabili vede il male, che non si può escusare, come quando vede ammazzare uno ingiustamente, fornicare, bestemmiare, & c. le quali cose non si ponno mai far bene. la quarta cosa nella quale deve esser cauto il nuovo soldato di Christo, è che non si perda d' animo per veruna avversità, ò tentatione, ma che sopporti con patienza, ciò che Iddio li permette, per amor suo, perche cosi impara per esperienza, che militia est vita hominis super terram, & che [Act.14] oportet nos per multas tribulationes intrare in regnum Dei, adunque l' avversità, è via al regno di Dio; & chi recusa la via, ricusa di pervenire al regno, & in S. Luca si dice. [Luc.24.] Oportebat pati Christum, & ita intrare in gloriam suam, adunque più conveniente sarà à noi il patire, per intrare nella gloria aliena, però dice San Paolo. [2.Ti.2.] Non coronabitur nisi qui legitime certaverit, non sarà coronato se non colui, che legitimamente combatterà, & questo si vede ancora appresso gli huomini, che colui solo hà il pallio che ligitimamente corre; quello è pagato dal padrone della vigna, che vi lavora, & il Soldato riceve il stipendio, che realmente và alla guerra. onde non è maraviglia se quello, che si fà per le cose del mondo, che sono di minor importanza, Dio vuole che si facci per le cose sue, che sono di grandissima importanza, però si devono accettare le tribulationi dalla mano di Dio, con grandissima allegrezza, & giubilo di cuore, sapendo che le tribulationi della presente vita, momentanee, & liggieri operano in noi un peso di gloria, che sarà revelato al suo tempo, à noi da Iddio, che è benedetto ne i secoli, de' secoli. Amen.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.