Sette remedij della lussuria.
de refor. mentis S. Bonav. Cap. 23.

  Il primo è, che l' huomo fugga l' incauta famigliarità delle donne, & la donna dell' huomini, perche il Savio dice, [Eccl.42.] dal vestimento proceda la tignola, & dalla donna l' iniquità dell' huomo. però dice San Gregorio, quelli che dedicano il suo corpo alla continenza, non presumino d' habitar con le donne: quanto tempo il calor vitale vive nel corpo, niuno presuma il fuoco della concupiscenza esser' istinto, & spesse volte il carbone pare estinto, coperto con una picciola favilla, ma se si tocca abbrucia. il Demonio adunque quando hà adunato doi [sic] carboni, soffia tanto, fin che li accenda: il suo fiato fà ardere le bragie, essendo egli infuocato di fiamma infernale. il carbone se resta solo si estingue, ma se si congiunge con un' altro, tutti doi [sic] s' accendano. Spesse volte l' amor che comincia in spirito, finisce, & si consuma in carne. onde dice San Bernardo, il stare sempre con donne, & non conoscere donna, questo reputa più, che resuscitare li morti. il Demonio nel principio dell' incauta familiarità, occulta i lacci della tentatione carnale, pensano che lasciariano quell' àffettione scambievole, se sentissero ivi stimulo di peccato: sin che per la longa familiarità, & incauta securezza, si trovano cosi ligati, che non si possono separare. & benche veggano il pericolo non si sanno, ne possono sbrigarsi, havendo l' uno paura di non contristare l' altro. cosi Sansone fortissimo, che più volte havea vinto le squadre de' nemici, rotto i lacci, liquefatto nell' amor di Dalida, [sic] gli aprì il cuore, manifestò il secreto, per il che fù preso, ligato, acciecato, & posto à voltare una mola di molino, & finalmente perse la vita. il tutto è scritto per nostro avertimento, acciò non ci lasciamo occupare incautamente da simile disordinato amore.
  Il secondo remedio è vitare [sic] la compagnia, & conversatione d' huomini, & donne lussuriose, acciò che dall' essempio loro, non siamo tirati à simili cose. dicendo la Scrittura. [Eccl.19.] Qui se iungit fornacarijs est nequam. è scellerato colui, che se congiunge con i fornicarij, & altrove. Amicus stultorum, efficitur similis. l' amico de' stolti diventa simile à loro, perche pronti sono i sensi dell' huomo al male, & à questo più facilmente è tirato dall' essempio d' altri. ne si vergogna di esser tenuto per vitioso, havendo molti compagni delle sue miserie, & essendo lodato nelli suoi perversi desiderij. & questa è la causa principale, perche sono tanto moltiplicati i mali nella Chiesa di Dio: & nella Religione sono mancati i studij spirituali, mentre che uno vuole imitare gli altri, ò perche non sà altro di quello che vede nell' altri, ò perche non hà ardire di vivere altrimenti, di quello che fanno quelli con chi conversa, ò perche il torpore, & la libertà carnale, si rallegra d' havere occasione di scusare, quello che fà, benche non sia ben fatto. la terra del nostro corpo dopò quella prima maleditione produce spini, & triboli. & se in oltra sarà ingrassata con delitie, le produrrà tanto dense, che soffocaranno in noi il seme della virtù, per questo dice il Savio. [Pro.29.] Qui delicate nutrit servum in iuventute sua, postea sentiet eum contumacem, però l' Apostolo dice. [1.Ti.4.] Vidua quæ vivit in delicijs, vivens mortua est, perche se bene vive esteriormente di dentro è morta per il peccato, & la Scrittura dice. [Ezec.16.] Hæc fuit iniquitas Sodomæ sororis tuæ, saturitas panis, & ocium, arma il suo nemico colui, che con delicie fomenta la carne sua più del dovere, & della necessità.
  Il quarto remedio è fuggire l' ocio, che è nemico principale dell' anima. [Eccl.33.] Multam enim malitiam docuit ociositas, l' huomo occupato da un solo Demonio, è impugnato, l' ocioso da innumerabili, dice San Gregorio. Omnium tentationum, & cogitationum, malorum sentina est iners ociositas, come per una piccola fessura entra l' acqua à poco à poco nella sentina, fin che cresca, & sempre la nave và al fondo, cosi da l' ocio si multiplicano i pensieri, & concupiscentie, fin che la nave del cuore s' affuoga nel peccato, & per questo li antiqui Religiosi erano cosi ferventi, devoti, & stabili nella propria vocatione, perche fugivani l' ocio; con le proprie mani si guadagnavano il vitto quotidiano, & il resto del tempo spendevano in leggere, orare, & meditare, overo in fare qualche altra cosa virtuosa, perche è verissima quella sententia. Ocia si tollas, periere cupidinis artes, e non solo s' hà da vitare l' ocio, mà ancora le parole ociose, & vane.
  Il quinto remedio, è custodire i sensi esteriori dalle cose illicite, perche sono come fenestre dell' anima, per le quali entra la morte del peccato, & come ladro corrumpe, & guasta, ciò che di buono vi trova. David non desiderò la moglie di Uria prima, che la vedesse, ma dopò che l' hebbe vista. cosi Eva dopò che vidde il pomo esser bello da vedere, & soave al gusto, però s' hanno da rafrenare tutti i membri, acciò non entri per essi alcuna cosa mortifera. [Tre.3.] Oculus meus (dice il Savio) depredatus est animam meam, & per questo i buoni Religiosi si rinchiudano nelli monasterij, & nelle celle come in sepolchri, per non vedere, & non esser visti, perche quanto più rare volte vedi ò odi le cose del mondo, tanto l' affetto tuo sarà più tardo, & freddo à desiderarle. mà per il contrario quanto più spesso conversarai con secolari, tantò più ti se attaccarà della polvere secolare, è quasi impossibile, cosi è del conversare con secolari.
  Il sesto, è reprimere interiormente i pensieri carnali, perche questi sono nemici domestici, che tradiscono la città della mente all' inimici, se con diligenza non si custodisce, per che gli è scritto. [Sap.1. Matt.8.] Perverse cogitationes separant animam à Deo. & de corde exeunt cogitationes malæ, adulteria, & c. niuna custodia esteriore basta à defendere la città, se li domestici saranno perfidi, & traditori: cosi niuna custodia di fuori, basta à servare la castità, senza la custodia delle male cogitationi, & affettioni, però il Savio dice, [Pro.4.] Omni custodia custodi cor tuum, quoniam ex ipso vita procedit, le caste matrone, non solo si devono guardare dall' opere cattive, ma da tutte le cose, che le possino infamare, ò rendere sospette. cosi l' anima del Religioso sposata à Christo, con il voto della castità, non deve udire i sussurij delle male cogitationi, ne admetterle nel cuore. perche il Signore sempre risguarda il cuore. però dice per Gieremia. [Gier.4.] Usquequo morabuntur in te cogitationes noxie?
  Il settimo rimedio, è il frequente, & continuo studio dell' oratione. poich' io seppi dice il Savio, che non posso esser continente, se il Signore non lo darà, andai à lui, & lo pregai. s' hà da fare oratione, acciò che Iddio estingua & smorzi in noi il fuoco della concupiscentia. la virtù dell' oratione inalza la mente à Dio, & purifica le sue affettioni, & desiderij, illumina la mente, & infonde l' amor di Dio, mediante il quale, si genera nell' huomo un horrore, & detestatione della voluttà carnale, e la volontà si fortifica contra le tentationi, acciòche più facilmente si vinchino. dice la Scrittura, che quandoMoisè orando alzava le mani, vinceva Israel, ma quando le bassave, perdeva. Moisè è il Religioso cavato dall' acque del secolo. Amalech, è la tentatione carnale, le mani di Moisè sono l' affetto, & memoria, quando levamo queste mani à Dio, il nemico della tentatione si sottomette; ma quando l' abbassiamo alle cose terrene, il nemico piglia forza & vince. S. Antonio à uno che li domandava conseglio per menar buona vita, li disse tre cose, la prima, che dovunque andasse, sempre havesse Iddio avanti gli occhi: la seconda, che nelle cose che facesse, risguardasse, che fosse conforme alla sacra Scrittura: la terza che di facile non mutasse luogo, ne andasse vagabondo di quà, & di là, perche questo è segno [di?] inconstanza, & di poca fermezza, & questo tale da luogo al Demonio, il quale non si vince, se non con orationi continue, alle quali poco può attendere il vagabondo. & Christo promette di essaudire quelli, che domandano, & aprire à quelli che bussano, & haver sempre cura di loro.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.