De fluxu libidinis.
Del medesimo San Bonaventura cap. 10. de puritate conscientiæ.
Alcuni sentono molto travaglio, & perturbatione di mente & di conscienza; perche vigilando senza alcun movimento di carne; ne pensiero immondo; & senza delettatione alcuna quasi insensibilmente, & senza accorgersene, dalle parte secrete esce un certo humore che pare habbia similitudine di pollutione; i quali non sapendo la causa, molto si contristano. a' quali dico, che detta effusione d' humore, non è pollutione. la quale secondo li medici, non può accadere vigilando, senza delettatione libidinosa, & senza motione di carne. ma è una cosa, & conditione naturale. alla quale però può disponere alcuna causa vitiosa & evitabile: hò conosciuto alcuni, a' quali aviene detta effusione, per la sola presenza d' alcuna persona cui vista hanno qualche complacentia sensuale, & vana; overo li portano qualche disordinata affettione, & amore; overo con toccarla liggiermente, ò immaginarsi qualche atto impudico. per questi, overo da simili altri casi, molti sogliono sentire riscalmenti [sic] di carne, dal che ò vogliono, ò nò esce detto humore. però questi tali debbono evitare, & fugire quanto più possono dette occasioni. & tanto più, quanto che naturalmente acciò si sentono inclinati; ò per vitio di mente, ò per debolezza di natura. & chi non evitasse queste occasioni, lasciando l' amicitia, famigliarità & ragionamenti di persone, a' quali è disordinatamente affettionato; benche non creda, che per detta effusione pecchi mortalmente, (salvo se non desiderasse, ò dishonestamente guardasse, conversasse, overo toccasse la persona, alla quale è cosi affettionato) perche all' hora chiaramente saria mortale: credo nondimeno, che pecchi gravemente; & che stà à pericolo di peccar mortalmente. però à questo tale dò questo conseglio, che quanto prima senza indugio ò dilatione alcuna, facci à se stesso violenza, & fugga dette persone, luogo, & tempo, & occasioni di parlarli, vederle, & di pensar di loro. questo flusso, quando si può evitar l' occasione, & non si fà, s' hà per ogni modo da confessare, con le sue occasioni & negligenze in ciò usate. ma quando aviene da causa, che non si può evitare, come quando stà, parla, & conversa con persona, della quale hà qualche complacentia vana, senza poterse commodamente partire, ò lasciarla, credo che basti haver dispiacere di detto flusso. nondimeno chi dubitasse in queste cose, per la purità della conscienza, & quiete della mente, saria bene confessarlo, benche non credo sia utile il farlo spesso, per evitare li scropoli, che tanto più sogliono crescere, quanto più si fomentano.