Differenza de' Religiosi.
di S. Bonaventura. Ex speculo discipline. Cap. 5.
Due sorte de persone, vengono alla Religione. alcuni sono mansueti, trattabili, semplici, devoti, timorosi, i quali non havendo altra cosa più chara di Christo, à lui prontamente, & di tutto cuore, sacrificano le proprie volontà, con desiderio di obedire ad ogni minimo cenno del superiore. apparecchiati di sopportar per amor di Christo ogni cosa, per grande, & difficile che sia. sono solleciti di conservare l' integrità del cuore, & di mondarlo di continuo per pura confessione, & assidua oratione. nella conversatione esteriore, sono disciplinati, ben composti & humili, & cercano di sodisfare à tutti, & esser' amati da tutti. perche studiare d' esser' amato per Dio, da tutti, è servir' alla charità. questi tali, sono figliuoli dell' altissimo, fideli inseriti, & sante propagini della Religione, allegrezza delli fratelli, solazzo delli compagni, & gloria del loro maestro, & superiore. dicendo la Scrittura. Gloria patris est filius sapiens. Sono altri di testa dura, che con niuna sorte di disciplina sanno, ò per dir meglio, non vogliano diventar mansueti. tepidi, curiosi, superbi; i quali perche non gustano quanto è suave il Signore, havenro deposto l' habito secolare, non con l' affetto; ne i costumi, nelle parole, nelli gesti, e nella pertinacia delle proprie volontà, servano la fede al secolo. & à guisa di horribile mostro, sotto la veste di Religioso, vivano una vita più che di secolare. questi sono quelli, che la Scrittura chiama figliuoli di diffidenza, et plantatione adulterina. questi sono frutti inutili, & acerbi; peso, & gravezza alli compagni, scandalo alli fratelli, afflittione à se stessi; conforme à quello che dice il Savio. Ira patris filius stultus. metterò quì alcuni segni del torpore, curiosità, et superbia di questi tali, acciò che più facilmente si possono avitare. il tepido nella conversatione, non tiene per nocive le parole vane & otiose, & molto manco li pensieri. vietando le cose gravi, non pensa che vi sia altra cosa, dalla quale s' habbia da guardare. il tepido perche non sà che cosa sia scripolo [sic] di conscienza, ne hà il timor filiale, chiama i timorati di conscienza, et quelli che amano la purità, pazzi, scopolosi, & superstitiosi. il tepido non stima niente la disciplina, li costumi, la perfettione della virtù; ne riceve volontieri ammonitioni intorno à ciò. dice irronicamente, che il maestro, che ricerca queste cose, è troppo perfetto. il tepido fa le cose del servitio di Dio, con languidezza, & torpore. Se comincia qualche buon' opera, mai la finisce. và tardi al divin' officio, et à tutte le cose communi, & conventuali. si rallegra del riposo, & dell' otio. per ogni poco di fatica si stracca, & dice facilmente d'esser infermo. guarda i defetti d' altri, & à quelli s' attacca, nò alle virtù. vedendo qualche cosa poco bene, ò con qualche negligenza fatta, à quella s' attacca, & quella piglia per scusa della sua tepidezza. il tepido si confessa indevotamente, rare volte, & per poco tempo si compunge. indevotamente fa l' oratione, legge con tedio & senza frutto di devotione. fa l' obedienza con mormoratione. il tepido si piglia pensiero delle cose, che non deve, lascia quelle che deve, si scorda di se, & attende alle cose d' altri. Se uno haverà detto una parola, cerca per ogni modo di sapere, che cosa habbia detto. non chiamato, senza vergogna, se ingerisce nelli ragionamenti delli fratelli, & quando pensarai che sia absente, eccolo che sfacciatamente te lo vederai appresso, ne potrai occultare il secreto, che volevi. cerca i cantoni, & con occhi vagabondi s' affissa à vedere, ciò che li occorre. aspetta ne i luoghi di passaggio, si rallegra d' incontrarsi con forestieri, domanda che cosa si fà, & si dice, & subito lo referisce ad altri: curiosamente volta, et rivolta le cose deputate al servitio d' altri. se trova lettere aperte senza scropolo le legge, & le mostra ad altri. Santo Prospero parlando di questi tali dice. Io pronuntio, che questi sono degni di grandissima compassione, che già convertiti, sono da occulta superbia captivati. perche questi tali non osservano i commandamenti de' suoi superiori; ma li giudicano. represi per li suoi diffetti & negligenze, insolentemente ribellano, overo mormorano. si burlano della simplicità spirituale de' fratelli. desiderano impudentemente d' essere preferiti à migliori di se. fastidiscano i servitij che da altri spontaneamente li sono fatti, & pertinacemente cercano quelli che li sono negati. antepongano la nobiltà, alli costumi. dispreggiano con superbia i minori. ne pensano che si trovi alcuno che à loro si possi conferire, non servano nelli fatti, reverenza, nel parlare modestia, nelli costumi disciplina. hanno pertinacia nell' intentione, nel cuore durezza, nel parlare iattantia: nell' humiliarsi sono fallaci, nel parlare mordaci, impatienti nella subiettione, temerarij nell' ascoltare, fastidiosi nel reprendere; presontuosi nell' insegnare, nel ridere, & cachinar deformi: pronti nel far ingiuria, à riceverla infermi. se uno di questi sopportato, & aspettato sufficientemente, & ammonito, non si vuol correggere, & vivere conforme all' instituto, & regola, s' hà da cacciare dalla Religione, acciò che come pecora ammorbata, non contamini, & corrompa tutto il grege.