Del fervore, che deve havere il Religioso, & del modo di conservarlo, & ottenerlo. Cap. XXVIII.

  La rovina della Religione nasce dal mancamento del fervore, & dalla tiepidezza delli Religiosi: però hò pensato sarà cosa utilissima, il trattare in questo capo, delle cose che ponno & devono muovere il Religioso à questo santo fervore: poi che il principio d' ogni bene, depende dal fervente, & infuocato desiderio, che Iddio ci dona per sua bontà di caminare avanti nel divino servitio: quale mancando è impossibile correspondere all' obligo, che hà il Religioso di servire à Dio. cosi dice San Bernardo, che è necessario, che il fuoco del desiderio preceda in ogni luoco, dove Iddio hâ da venire, al che serviranno le seguenti considerationi.
  La prima sarà, che l' huomo consideri di continuo, con diligenza, & attentamente, quanto Iddio per se stesso sia degno d' esser amato, servito, & honorato, essendo egli infinitamente huomo, savio, potente, con tutte l' altre sue perfettioni, che sono infinite, perche cosi vederà la persona che ciò che hà fatto, & fà, e niente à rispetto di quello, che doveria, & è obligato di fare. cosi disse Christo nostro Signore, quando haverete fatto ciò che vi è stato comandato, dite siamo servi inutili, la bontà è di questa natura, che conosciuta perfettamente inclina l' huomo ad amarla, ben che sapesse certo di non doverne mai haver utilità alcuna; quanto maggiormente s' ha da fare in quella di Dio essendo infinita, dalla quale hà havuto ciò che hà, & aspetta d' havere, et ciò che può desiderare.
  La seconda sarà considerare le ingiurie, le villanie, li vituperij, la povertà, i dolori, li flagelli, le pene, i tormenti, & l' obbrobriosa morte, che il figliuol di Dio per tuo amore sopportò, & così vederai, che quello che fai è niente. questa consideratione moveva grandemente San Bernardo, però diceva, Io devo tutta la mia vita à Christo, perche lui hà posto la sua, per la mia: hà sostenuto amarissimi cruciati, acciò che io non patischi gli eterni. non potrà adunque, ne doverà cosa alcuna parerti grave, ne dura, se ti ricorderai quante cose fece, & patì Christo per te: questo è certo, che se tutte le fatiche de tutti gli huomini del mondo, pene, dolori, tormenti, & morti, si conferissero con quelle di Christo, sariano manco d' una stella in comparatione del Sole; & manco d' una gocciola d' acqua, in comparatione del mare. è qui bisogna attentamente considerare, che il tutto fece e patì Christo per pura, vera, & mera carità: senza obligo alcuno, & senza sperarne ricompensa alcuna da noi.
  La terza sarà considerare l' obligo, che hà l' huomo di servare il comandamento de l' amar Dio con tutti il cuore, mente, & forze sue, & vederà, che quando bene s' affaticasse con ogni suo potere di adempirlo, sempre però saria lontano da quel perfetto amore, con che lo deve amare. hor se li Serafini conoscono, & confessano di non amar Dio, quanto egli è amabile, che doverà stimar di se stesso, un' huomo mortale, & fragile? l' amor solo, dice Santo Agostino, [Manu. c.18.] è quello che fra tutti li movimenti dell' animo, fra tutti i sensi, fra tutti li affetti: con il quale la creatura può, se non in tutto, almeno in parte, correspondere al suo autore, & renderli in qualche modo il contracambio. l' amore quando viene, tira à se, liga & cattiva tutti gli affetti. l' amor da se basta, & per se piace. l' anima, che ama Dio, dice San Bernardo, non può pensar d' altro, non può parlar d' altro. quanto fà, & quanto pensa, altro non sà, ne altro spira, che amore. L'Apostolo San Paolo era vero amatore, poiche diceva, che niuna cosa lo poteva separare dall' amor di Dio, & pur confessava, che non arrivava all' obligo, che haveva con Dio. Questa consideratione può, & deve tener humile il servo di Dio, & far che sempre cerchi & si sforzi di caminar avanti nella via delle virtù, scordandosi con San Paolo, di quello che hà fatto per il passato.
  La quarta sarà considerare la grandezza, la moltitudine, & l' affluentia delli beneficij tanti generali, quanto particolari; tanto corporali, quanto spirituali; de tutte le gratie, & doni, che Iddio per sua infinita misericordia, & mera liberalità ti hà concesso: & molto in particolar di questo, che ti hà fatto in chiamarti alla Santa Religione, dove hai tante occasioni, commodità, & aiuti d' attendere alla vita spirituale, e tanta certezza (se viverai conforme al tuo santo instituto, & regole) della tua salute. onde dice San Bernardo, che il Religioso, nel giorno del giuditio potrà dire à Christo Signore, se io sono stato ingannato, tu m' hai ingannato, hò fatto quello che m' hai comandato, hò lasciato ogni cosa, ti hò seguitato. chi havesse ricevuto da un' uomo la vista d' un' occhio solo, che haveva persa, quanto obligato si teneria à quel tale, & quanto grato se li mostrarebbe? ma tu hora volta la consideratione à Dio, che ti hà dato la vista de tutti due gli occhi, l' udito, l' odorato, il gusto & tatto, ma quello che sopravanza ogni cosa, ti hà dato intelletto, & poi il lume sopranaturale commune con gli Angeli, con il quale avanzi tutti i Filosofi, & sapienti del mondo, & gli animali, i cieli & ogn' altra cosa creata, quanto adunque sarai obligato à questo tuo cosi largo, & liberale benefattore?
  La quinta sarà considerare l' altezza, & la grandezza della gloria promessa, della quale dice San Paolo, che occhio non vidde, ne orecchio udì, ne ascese mai nel cuor dell' huomo, quello che Iddio hà apparecchiato à quelli che l' amano. Hor se Iddio hà ornato tanto questi cieli, quasi tetti d' animali, che pensiamo haverà fatto della sua propria stantia, habitatione delli Angeli, & delli huomini Santi? questa consideratione scaccia la pigrittia, il torpore, la negligenza, & la tepidità. li viandanti, & pellegrini caminano volontieri, & stimano per liggier la fatica del viaggio, quando sanno d' haver à trovar la sera una buona hostaria: cosi volontieri corre colui, che spera d' ottenere il palio. cosi piglia volontieri la medicina benche amarissima sia, colui che spera di racquistare la sanità. cosi ogni fatica par piccola à rispetto della gloria che in premio gli è apparecchiata. L'Apostolo San Paolo dice che le passioni di questa vita, non sono condegne della futura gloria, che à noi sarà revelata, della quale la Scrittura, & Dottori Santi dicono cose grandissime, & stupendissime, ma non però la ponno à pieno esplicare. Dice Santo Agostino, che è più facil cosa à dire quello, che non si trova in quella gloria, che à dire quello che vi si trova. ivi dic' egli non è morte, non è fame, non è sete, non è dolore, non è vecchiezza, ne verun' altra di queste necessità, che si trovano quà giù appresso di noi.
  La sesta sarà considerare la bellezza, utilità, & delettatione della virtù; e la viltà, & bruttezza del vitio, questo è tanto brutto, & tanto danno apporta seco, che se l' huomo lo potesse vedere con gli occhi corporali, più presto intraria in qualsivoglia fuoco e fiamma, che commetterlo. Disse Seneca. quando bene io fosse certo, che gli huomini non lo saperanno, & che li Dei lo perdonaranno, mi sdegnarei di peccare, per amor della virtù, tanto dilettevole, che se gli huomini con gli occhi corporali la potessero vedere, talmente s' infiammariano di desiderio d' haverla, & possederla, che giorno & notte s' affaticariano per acquistarla, & ottenerla: chi hà questa è più ricco che non saria se bene solo possedesse tutte le cose del mondo, anzi questa sola fà l' huomo veramente ricco, ornato, honorato, lodevole & glorioso; & di più l' altre cose possono esser tolte, ancora che noi non vogliamo.
  La settima sarà considerare la vita delli Santi, i quali furno huomini come sei tu; & molti di loro nutriti più delicatamente di te; i quali però illuminati, & fortificati da Dio, ascesero à tal colmo di perfettione, che fecero stupire il mondo: de' quali dice S. Paolo, che andorno à torno vestiti di pelle di capra, bisognosi de tutte le cose necessarie, angustiati, afflitti, errando per le solitudini, & per li monti, habitando nelle spelonche, & caverne della terra: & altri patirno severissimi tormenti d' ogni sorte. Onde se vorai conferire quello, che hai fatto, & fai, con quello che loro fecero, haverai grande occasione di piangere, & di scacciar da te ogni torpore, tepidità, & freddezza, & tanto più lo devi fare, quanto maggiori sono li peccati, che in tutta la tua vita hai fatto, et quanto maggior li pericoli nelli quali ti ritrovi, circondato da tanti, tanto crudeli, tanto astuti, & tanto importuni nimici, che altro non cercano, ne altro bramano, che l' eterna tua dannatione.
  L'ottava sarà considerare con gran diligenza, & attentione, il stretto, & minutissimo conto, che s' hà da rendere à un giudice tanto giusto, tanto savio, & tanto potente nell' ultimo giorno del giuditio universale, che sarà insino delle parole otiose. Dice Sant' Agostino, che l' opere fatte, seguitaranno l' huomo, che le fece, nel giuditio; & diranno, siamo tue opere, tu ci hai fatte; verremo teco al giuditio: non ti lasciaremo per modo alcuno: ò che horrore, ò che confusione sarà di vedersi carico, & circondato di tante opere cosi brutte infami, & dishonorate: & questo in presenza de tutti gli Angeli, & Santi del cielo, & de tutti i Demonij, & dannati dell' inferno, sarà tanta la pena, dolore, confusione di quel giorno, che non si può esplicare, ne manco si potria mai imaginare. dice la Scrittura, che diranno a' monti cadete sopra di noi, & a' colli, copriteci, & nascondetici dalla faccia di quello, che hà da giudicare. & Santo Chrisostomo dice che meglio (cioè manco male) saria sostenere mille dardi, & saiette, che vedere la faccia dell' irato giudice. queste opere cattive si ponno scancellare con opere contrarie: però devi (mentre hai tempo) esser sollecito, & diligente nel divino servitio, che sarà (ti priego) vedere un che haveva abbandonato il mondo, & era entrato on Religione per salvarsi, andar più basso & profondo nell' inferno de molti secolari? perche come il merito del Religioso (data paritate) è maggior di quello del secolare: cosi il castigo hà da esser maggiore.
  La nona è da parte della promessa, & voto, che hà fatto, perche dice il Savio. [Ecc. 5.] Se hai fatto voto, & promesso qualche cosa à Dio, non differire di pagare, & sodisfare, perche dispiace à Dio la stolta, & infidele promessa. il voto dunque obliga il Religioso, di attendere con diligenza alla perfettione, come dice San Benedetto, & quando à posta non ci vole attendere, è transgressore del voto. è ben vero, che quando hà un vehemente, & indefesso desiderio, et studio di far profitto, et d' andar sempre di bene in meglio nel divino servitio, non è transgressor del voto, se bene casca, & manca più volte; pur che si riduca, & cerchi di emendarse. perche questo è segno, che non manca per malitia. la transgressione del voto è mala etiam nelli secolari; dunque sarà maggiore nel Religioso. è mala, perche mente allo Spirito Santo, non hai mentito alli huomini, disse S. Pietro, ma à Dio: su burla di Dio, colui che rompe & transgredisce il voto. cosi lo dice San Benedetto, che chi rompe il voto, è dannato da Dio, del quale si burla: un huomo tiene per ingiuria, et si vendica di colui, che non attende alla promessa, che li hà fatto, si sono ritrovati huomini, che per non mancar della parola loro, sono ritornati alli nemici, da' quali sapevano certo, che sariano fatti morire: quanto maggiormente s' hà da osservar la promessa fatta à Dio, dalla quale ne seguita la vita eterna. Dio si lamenta per Geremia del mal Religioso, dicendo. [Ca. 11] Quid est quod dilectus meus, in domo mea facit scelera multa? la gravezza del peccato del Religioso si può vedere dall' altezza, sublimità, et santità del luoco dove stà. però dice Esaia, [Ca.26] In terra sanctorum iniqua gessit: non videbit gloriam Dei: fece male nella terra, & casa de' santi; non vederà la gloria di Dio, si può vedere il medesimo dal tempo, che hà di far bene, essendo libero dalle cure di famiglia, cose temporali, & di se medesimo, poi che i superiori senza sua saputa, & fastidio li provedono d' ogni cosa necessaria. si vede ancora per la compagnia tanti buoni servi di Dio, che li danno essempio di vita, & l' aiutano con essortationi, ammonitioni & altre cose simili, lui è un traditore, poi che impugna quello istesso, che li fà le spese, & lo mantiene. occupa il luoco di uno che si portaria bene: gabba quelli che fanno limosina alla Religione per sustentarlo, che aspettano orationi, & altri aiuti spirituali, non facendo cosa che vaglia. questo tale patirà le pene, & castighi dati alli peccati, fatti in luochi sacri: di superbia, come quello di Lucifero nel cielo: di disobedienza nel Paradiso terrestre: della proprietà nella primitiva Chiesa; d' infideltà in guida: perde i beni della Religione, che sono grandissimi, degenera dalla dignità Religiosa, vive in continua pena, per il rimorso della coscienza. è privato delli beni temporali; ne guode delli spirituali: finalmente è misero, & infelice in questo mondo; & miserrimo & infelicissimo sarà nell' altro: però è meglio, che attendi à far bene, vivere Religiosamente; scacciar il torpore, acquistar la devotione, & fervore, acciò possi insieme con li buoni Religiosi godere i suavissimi, & dolcissimi frutti di questo stato, qui per gratia, & nel ciel per gloria. Ma perche sono molti impedimenti di questo fervore, sarà bene referirne qui alcuni delli principali, acciò che conosciuto più facilmente si possono evitare.
  Il primo & principale, è una volontà remessa, & tepedità; la quale non si può dir volontà, ma velleità. voria il bene sì, ma senza suo scommodo, & senza fatica alcuna: la consuetudine di vagare, subito lo tira dal proposito di far profitto, il remedio sarà, che la volontà ecciti se stessa, con l' instinto della ragione, & come animal pigro, con i stimoli del timor di Dio, & speranza del premio, facci violenza à se stessa, di andar avanti nel divino servitio: sapendo che le vittorie difficili sono le più gloriose.
  L'altro impedimento è l' horrore della difficultà, dal quale il negligente Religioso è ritenuto, & hà paura di cominciar cose ardue & difficili, & questo lo tiene al baffo, & fà che marcisca nel torpore.
  Il terzo, è una presuntione che hà di se stesso, & della sua bontà, et perfettione, non havendo però cosa che vaglia, dice Seneca. Ideo meliores fieri nolumus, quia optimos non esse putamus: non cerchiamo di diventar megliori, perche pensiamo d' esser' ottimi, dice Sant' Agostino. Oportet tibi displicere quod es, si vis pervenire ad id quod non es: bisogna che ti dispiaccia quel che sei, se tu vuoi pervenire à quel che non sei.
  Il quarto, è diffidarsi del divino aiuto e gratia, dubitando che non l' aiutarà nelli suoi bisogni et necessità. cosi dubitò San Pietro quando caminava sopra l' acque del mare, vedendo il vento contrario; però andava al fondo, ma chiamando l' aiuto del Signore fi liberato: cosi aveneria à te, se ti fidassi di Dio.
  Il quinto, è una effusione troppo grande d' animo circa le cose esteriori, & mondane. [Ge. 49] Effusus es, non crescas: Et San Paolo dice. Nemo militans Deo implicat se in negotijs secularibus, chi vuol far profito, bisogna che stia molto raccolto in se medesimo, et che non vada vagando di quà, et di là: il forno ritiene il caldo, con la boca serrata, ma aperta subito si raffredda. Dina figliuola di Giacob per andar vagabonda fù violata; cosi intraviene a' Religiosi vagabondi, etiam d' animo solo, cioè che benche stiano serrati nelli monasterij et in cella, nondimeno con l' animo vanno vagabondi di quà, et di là, di vanità, in vanità, di pensiero infruttuoso, in altro più infruttuoso: di nocivo in altro più nocivo.
  I sesto, è una continua mutabilità con la quale hora vuole una cosa, hor ne vuole un' altra, et però in niuna mai fà frutto. onde dice San Bernardo. Qui aliquo tendit, si unam & rectam tenuerit viam, perveniet quo tendit, & laboris aliquando finem facit: sed error non habet finem: colui che và in qualche luoco, se camina per una, et sol via retta, pervenirà dove và, & finalmente finirà di affaticarsi; ma l' errore mai hà fine.
  Il settimo, è una loquacità, & parlar soverchio, dice Giob. Nunquid verbosus iustificabitur? forse il ciarlone sarà iustificato? Santo Gregorio dice, quello che parla troppo non potrà esser iustificato, & San Giacomo dice. In multiloquio non deerit peccatum.
  L'ottavo, è il non curarsi delli defetti, et peccati piccoli, perche quello che non si guarda dalli piccoli, casca dopò nelli grandi, dice San Geronimo. Mens Christo dicata, sic debet cavere minima, quomodo maiora. la mente dedicata à Dio, si deve guardare da piccoli deffetti, come da grandi. Santo Agostino dice, che le gocciole dell' acqua sono piccole, non dimeno empiano li gran fiumi.
  Il nono impedimento è l' amor disordinato di se medesimo, che è ancora fondamento della Città di Babilonia. chi adunque vuol far profitto, deve sopra ogn' altra cosa sradicare in tutto, et per tutto quest' amor disordinato di se stesso, cioè della propria eccellenza, & della propria commodità, et sensualità, perche cosi sradicata tutti gli impedimenti già detti, & tutti gli impedimenti già detti, & tutti gli altri, che si potriano dire, & talmente disposto da Iddio ottenerà la divotione, il fervore, & perfettione, alla quale con ogni suo studio, potere, & sforzo è obligato di aspirare.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.