Castighi dati da Dio ad alcuni usciti dalla Religione, & à quelli che ne furon causa, ò vero che impedirono alcuno che non entrasse. Cap. XXIII.

  Con l' arti, astutie, & inganni già detti suol il Demonio tentare, travagliare, & ritener nel secolo molti chiamati alla Religione, che non entrino. Ma à quelli che sono già entrati, suole, & con l' istesse tentationi, & con altre nuove, sollecitarli ad uscirne; & molte volte con vittoria. & perche niuno pensi che sia piccol male, & danno dopò d' haver seguitato la voce di Christo, & posto la mano all' aratro, il risguardar in dietro; non sarà se non bene (& spero che giovarà à molti) nel fine di questo trattato, addurr' essempi, tanto antichi, quanto moderni di coloro i quali dopò d' esser entrati in Religione seguitando la voce del Demonio, che li richiamava al secolo; sono stati da Dio severissimamente castigati: acciò che questi tali con il loro essempio insegnino à coloro i quali vi stanno à perseverare. conforme à quel detto del Poeta. Felix quem faciunt aliena pericula cautum. scrive S. Gregorio [Lib.2. dial. cap.6.] che un giovinetto monaco di San Benedetto, amando disordinatamente i parenti si partì dal Monasterio senza licenza del predetto Santo, per andarli à vedere. il che non fù senza severissimo castigo della divina giustitia. poiche à pena haveva posto il piede dentro la porta, che s' infermò, & l' istesso giorno morì. ne si finì quì il castigo, poi che essendo più volte posto sotto terra, era da quella rigittato non potendo sopportar colui il quale non haveva voluto portar il soavissimo giogo del Signor nostro Giesu Christo; sin'à tanto che la benignità del Santo non li diede soccorso, con farli mettere l' hostia consecrata sopra il petto per un poco di tempo, il che fatto, la terra ricevette, & ritenne il corpo del Monacho morto, senza più regittarlo fuora. Un' altro Monacho del medesimo ordine (come dice il medesimo Gregorio) [Ibidem ca.26.] poco stabile nella sua vocatione sollecitava San Benedetto che li desse licenza di tornar al secolo, & il Santo Abbate vinto finalmente dalla importunità sua (vedendo che non giovavano le ammonitioni) gliela diede. ma appena uscito dalla porta del Monasterio, trovò un terribile Dragone, che li veniva incontro à bocca aperta per divorarlo, onde impaurito, con alte voci cominciò à gridar, & dire, soccorretimi, soccorretimi, che questo Dragone mi vuol divorare; alle cui grida corsero subito i Monachi, et non trovarono Dragone alcuno. ma si bene il Monacho ch' era come fuor di se, et lo rimenarono dentro al Monasterio, dove poi visse constante nella vocatione, & finì la vita santamente, havendo provato per esperienza quanto mal sia lasciar la vera vocatione, per tornar al secolo. Giovanni diacono narra nella vita di San Gregorio, [Lib.1. ca.13.] che un Monaco cercava di fuggirsi occultamente dalla Religione, il quale per divina permissione fù soprapeso dal Demonio, il quale lasciava di travagliarlo, quando stava fuor del Monasterio; et quando voleva ritornare, grandemente lo tribolava, & tormentava, ne mai puote esser liberato per sin che non hebbe confessato à S. Gregorio il peccato, ch' egli era andato machinando. l' istesso autore scrive d' altri i quali usciti dal Monasterio cascarono mezzi morti; & d' un' altro che mentre voleva uscire, diventò cieco; & fù dato ad un cane nero per esser devorato: sin che di questo pericolo à preghi de i Frati fù liberato. & nella vita de' Santo Padri si scrive d' un molto ricco, che andò all' Eremo lasciand' ogni cosa, dove con la diligenza divenne ancora molto ricco di virtù, & beni spirituali. costui dopò molto tempo ingannato da una falsa apparenza di pietà, di voler convertir i suoi parenti, & ridurre molti altri alla via della verità, & salute eterna: ritornò al secolo, credendo più à se stesso, che à quel che li dicevano gl' altri padri dell' Eremo. ma subito n' hebbe il meritato castigo; perche assalito dall' immondo spirito, con i denti proprij si lacerava, & mangiava le carni: onde legato con catene fù ridotto al Monasterio, dove stette cosi legato due anni; sin'à tanto che per l' orationi de' Monaci fù liberato. Nell' istessa historia si legge d' un certo Hierone Monaco, che diventato superbo, per la falsa opinione, che haveva d' esser Santo, dispregiando i consigli de' Padri ritornò al secolo, & si fece capo de ladri, rivolgendosi in ogni sorte di peccati. ma eccoti che per giusto giuditio divino (anzi per benignità che cosi lo richiamava) li nacque un' apostema nelle parti vergognose, onde patendo per sei mesi grandissimi dolori riconobbe il suo errore, et pentito ritornò alla solitudine, dove pochi giorni dopò passò (come piamente si può credere) à meglior vita. Gregorio Turonese narra [Greg. Tur.] d' un certo Pontiano, schiavo d' un huomo fiero & barbaro, il qual' acceso di carità & desiderio di servir à Dio, se n' andò al Monasterio per farsi Monacho. il che havendo saputo il padrone, corse al Monasterio per farselo restituir, perche come cosa sua propria (essendo il schiavo del padrone) lo richiedeva, ne se li poteva negar dalli Monaci. ma Iddio che voleva Pontiano al suo servitio, in un tratto fece diventar cieco il padrone, il qual pentito del suo errore, diede licenza ò lo schiavo, che restasse al servitio di Dio. Hora se Iddio si tenne per offeso da colui che domandava il suo schiavo, il quale di ragion li toccava; come non più si sentirà offeso dal fratello, cognato, parente, padre, & madre, i quali cercano di cavar ò impedir i suoi che non entrino in Religione, non havendo loro (in questo) potestà alcune sopra di quei tali? però ogn' uno si guarda di commetter cosi grave errore in offesa di Dio, se non vuol esser severissimamente castigato da sua divina maestà. Sant' Ambrogio dice [Lib.1. de vir.] che al tempo suo era una giovane molto nobile al secolo, ma poi molto più à Dio, la qual per il gran desiderio d' esser Religiosa se n' andò all' altare dove i parenti, offerendole lo sposo, con la commodità delle ricchezze cercavano di levarla dal santo proposito; ma ella tanto più costante si mostrava: onde dicendole uno più audace che gl' altri parenti; che pensi tu, se tuo padre fusse vivo, che ti lasciaria star senza marito? ella rispose; et forse per questo è morto, acciò che non mi potesse impedire. Ne passò molto tempo che quell' istesso, che faceva instanza per levarla dal proposito morì. Per il che gli altri che prima facevano resistenza (temendo) cominciarono à favorir il proposito della vergine, tenendo per fermo, che quello fosse morto, per la resistenza che haveva fatto. S. Girolamo in una sua Epistola dice cosi. [Ep. 7. ad letam] Pretestata nobilissima donna, per ordine del suo marito Hymetio Zio di Eustachia vergine, mutò alla detta vergine l' habito, & ornamento racconciandole i capelli che ella dispreggiava, volendo per questo mezzo mutar il proposito della vergine, & il desiderio della madre. ma l' istessa notte in sogno vidde un' Angelo che con voce terribile la minacciava dicendo: Tu hai havuto ardir di preferir l' imperio, & commandamento del tuo marito à Christo? Tu con le tue sacrileghe mani hai toccato il capo della vergine? le quali presto si seccarono, acciò che tormentata tu senti il mal che hai fatto, & finito il quinto mese sarai condotta all' inferno, & se perseverai nel peccato sarai privata del marito & figliuoli, come avvenne per ordine. Cosi castiga Christo i violatori del suo tempio. Cosi defende le gemme & pretiosi ornamenti. Dionisio Cartusiano nella institutione de' Novitij, riferisce li seguenti essempij di persone uscite dalla sua Religione, & gravissimamente castigati da Dio. Un Novitio, dice egli, poco accorto; venendo la sorella à vederlo, con losinghe, & carezze lo persuase à uscire della Religione; come fece: ma non senza gravissimo castigo dell' uno, & dell' altro. perche passando per un bosco, furno tutti due in un tratto assaliti da rapacissime fere, non più viste in quel luoco, che in un momento li devororno; vedendo questo horribile spettacolo certi Pastori, che ne diedero subito aviso alli Monaci, i quali ne presero grandissimo dispiacere. Di più riferisce di due altri Novitij a' quali venendo i padri loro, cominciorno à persuadere, che lasciassero quel stato tanto horrido, aspero & molesto, & che seco ritornassero al secolo, come fecero, ma poco durò l' allegrezza, poiche tanto i padri, quanto i figli in manco d' un mese morirno di peste; mostrando Iddio quanto gli era dispiaciuto quel fatto. Dice d' un' altro che uscì, & si diede alli piaceri, & libertà della carne ballando, & saltando in piazza fra huomini et donne, non si curando ponto [sic] di quanto haveva perso, ma subito venne sopra di lui, il meritato castigo, poiche cadendo d' una casa vicina una tegola, li spezò il capo in molti pezzi. Fu un' altro Novitio, dice lui, nell' ordine nostro, che dispreggiava li aiuti del Maestro de' Novitij, ne si curava di quanto li diceva, del quale era probabile suspitione, che uscisse la notte per andar à parlar con una amica, che prima haveva tenuta, con tutto ciò sempre si trovava al mattutino. ma Iddio, che zelava per l' honore dell' ordine, concesse potestà al Demonio, che lo tirò al secolo, dove dandose ad ogni sorte de peccati, presto venne sopra di lui il castigo, morendo di fuoco sacro, senza voler mai riconoscere il suo errore, ne domandar perdono à Dio: solo si doleva di morir giovane. Un Sacerdote entrò nell' istesso ordine, al quale parendo di non poter sopportar le fatiche, trovò questa scusa: che havendo prima havuto moglie, gli era apparita la notte pregandolo, che adempisce un voto, che lei haveva fatto d' un pellegrinaggio, che cosi saria liberata dalle pene del Purgatorio, dove era tormentata. li Monaci ben che conoscessero la fraude, li diedero licentia, il quale uscito non volse più ritornare, ne andò in pellegrinaggio, lui perse molto, la Religione niente, perche era vecchio. Era un giovane dice egli, ben costumato, & devoto, amato da tutti, per l' honestà della vita. à questo venne grandissimo desiderio d' entrare nell' ordine nostro; ma non lo pose mai in esequutione, [sic] dicendo sempre con il corvo, cras, cras, & cosi differiva di giorno in giorno l' entrata: ma Dio non differì il castigo. andava costui spesso à torno à certe case di donne. onde venne in sospitione d' amarne una, il che non possendo sopportare un' altro suo rivale, gli diede una crudelissima stoccata, & l' amazzò. Si che non solo quelli che escono della Religione sono castigati; ma quelli ancora, che chiamati da Dio, non vogliono entrare. & quanti se ne trovano di questi, a' quali perche non entrorno; occorrano infinite disgratie, quando manco vi pensano. contro de' quali dice Santo Agostino. Vocem quidem sancte inspirationis audiunt, sed vitam non corrigunt, dicentes cras, cras, cras, & subito porta cælestis regni clauditur, & anima peccatoris foras extra arcam celestis patrie excluditur cum voce corvina, qui pro peccatis gemere noluit cum columba. Il specchio delli essempij d. 5. c. 89. mette questo horribile essempio, dicendo. Un consobrino del Preposito della Chiesa maggiore di Leodio, giovane assai da bene, per sua maggior devotione, entrò nella Religione, il che dispiacque molto al Preposito, è mandò à dire all' Abbate, che glielo rimandasse. recusò l' Abbate: e lui accompagnato da gente armata, entrò per forza nel Monasterio, & pigliò il consobrino. li levò l' habito, e vestendolo da secolare, lo menò fuori. l' Abbate andò al Vescovo à lamentarsi di questo fatto, il Vescovo amico del Preposito, lo scacciò con dure parole. l' Abbate posto in ginocchioni disse al Preposito, poi che non posso haver giudice contra di te in terra, appello contra di te il sommo Giudice, che in termine di quaranta giorni habbiamo tutti due, da comparire avanti lui, per udire la sentenza sopra questo fatto. il Vescovo con li suoi si rise dell' Abbate, & lo cacciò via. morì l' Abbate il giorno predetto: & sonando le campane à morto, domandò il Preposito, che stava in un bagno, la causa di tanto sonare, e li fù detto, che era morto il tale Abbate, del che grandemente impaurito, disse a' suoi: Io hoggi hò da comparire avanti il sommo Giudice, & cosi uscendo presto dal bagno con grandissimi gridi spirò, & andò à render conto là dove non vagliano ne il prezzo, ne le pregierie. Nelle Croniche di San Francesco, si scrive, che era un Frate poco ubediente a i superiori. un giorno vedendolo tutti i Frati si partì dall' ordine. due di loro lo seguitorno, pregandolo affettuosamente, che tornasse al Monasterio, non volse. viddero li detti Frati un cane negro di spaventosa figura, che lo seguitava, & mossi à pietà lo avvisorno, che si guardasse dal mostruoso cane, che lo seguiva, lui non vedendo niente, si slegò il cordone, & cavò l' habito, e lo gettò à detti Frati, mettendose à fuggire. il cane che non gli havendo potuto nuocere havendo l' habito, come lo vidde senza, se gli avventò subito adosso. e preselo per la gola, lo tirò in terra, & l' affogò, li Frati corsero per dar aiuto all' anima, ma lo trovorno morto. onde per inobedienza con tal rigore fù punito il Frate. Un' altro Frate uscendo dall' ordine de' Minori, entrò in quello de' Cisterciensi, in capo dell' anno volendo far la professione, perdè subito la vista, ma ciò non pareva. li Monaci che non lo credevano, per chiarirsi, lo menorno alla bocca d' una fossa lasciandolo ivi solo, il meschino vi cadè dentro, il che veduto li Monaci cavatolo fuori, li dissero, che ritornasse alla sua Religione, poi che cosi si vidde chiaro questa esser la volontà di Dio. (notabile maraviglia, & miracolo) subitò che si tornò ricuperò la vista. & lui come grato, servì al Signore con gran santità. nel specchio. d. 10. c. 26. si dice che. che un giovane lasciando i parenti, patria, & cose temporali, entrò nella Religione de certi devoti Frati: & cominciò in spirito d' humiltà à servire devotamente al Signore. il che havendo saputo il padre, che non haveva altro che quello, hebbe molto per male d' esserne privato. onde senza timor di Dio, ne del suo giuditio, ne delle pene eterne, andò per cavarlo della Religione, & arivato prima con dolce parole, cominciò à persuaderlo, che uscisse. il figlio non l' ascolta. li promette molte cose. il tutto sprezza il figlio. minaccia il padre: se ne burla il figlio. comincia a lachrimare il padre: quì il figlio comincia à intenerire, à perdere le forze, & vacillare. i devoti Frati, accorgendose di questo, avisano il padre, che lasci di piangere: & tirando il giovane da parte, li mostrano l' inganno di quelle lachrime; l' essortano à star forte, & à resistere gagliardamente, perche cosi s' acquista la corona. ma se per il contrario si lascia vincere, se volta le spalle à Christo, provarà il severissimo castigo dell' Apostati. ma predicano al deserto; il giovane seguita il padre al secolo, pensando d' haver à vivere longo tempo con esso in delitie, ma non finì il mese, che tutti due morirno di morte subitanea, & nella d. 1. c. 90. si scrive d' un certo Arduvino nobile, & ricco, che haveva promesso di farsi Monacho nel Monasterio di San Vincenzo fra un certo tempo. passò il tempo, ma non attese la promessa, trovando hora una scusa, hora un' altra, & l' Abbate ancora lo favoriva, perche stando fuori dava aiuto al Monasterio. morì, et dopo apparve all' Abbate, & li disse, come era dannato, e l' Abbate li disse, come San Vincenzo non ti hà aiutato, havendo tu fatto tanto bene al suo Monasterio? rispose, io pensava di parlarti, ma hò aspettato tanto, che già hò perso la speranza di poterti più parlare. questo li avenne perche vivendo, non havea osservato la promessa, & apparve all' Abbate, che era stato buona causa, che non intrasse, acciò che ne facesse penitenza, et nella d. 1. c. 149. si scrive d' un giovane, che nutrito delicatamente, entrò in Religione, e mancando il fervore cominciò ad haver in fastidio il pan duro, il vino acetoso, & l' altre fatiche della Religione: onde crescendo la tentatione uscì, benche fosse professo; et andando come desperato in furia, li apparve Christo, et li disse dove vai? aspetta che voglio venir teco, ma lui seguitava il suo camino. pur chiamato, & richiamato più volte si fermò, et li disse che usciva della Religione, dove non poteva sopportar quella vita. all' hora Christo alzando la veste, & il braccio, li mostrò il costato, da quale usciva gran copia di sangue, e li disse torna alla Religione, & il pan duro et l' altre fatiche, bagnale nel mio sangue, che ogni cosa ti diventarà dolce, & soave; come fece, & visse dopò santissimamente, cosi deve fare ogni Religioso bagnare le fatiche, travagli, & tutto quello che patisce nella Religione, nel sangue di Christo, che il tutto diventarà facile, & dilettevole. Et questi essempi sono de gli antichi, ma non mancano ancor de i moderni. Referirò quì quel che scrive Maffeo nella vita del P. Ignatio, che le sue parole in Italiano sarebbon queste. Non tacerò che huomini usciti della compagnia, hanno fatto malissimo fine, poi che altri ne i balli, saltando lascivamente, sono morti, altri in questione, & contese sono stati ammazzati; altri finalmente con infelici sorti di morte han finita la vita loro. Aggiungerò io quì alcuni altri casi miserabili accaduti a' nostri tempi à Religiosi di varie Religioni. In una Provintia d' Italia, uscì della Religione un famoso Predicatore per far le vendette di certi suoi parenti, ch' erano stati ammazzati, & diventò famosissimo ladrone, & capo di fuorusciti, ai quali alle volte predicando con l' efficacia, & forza del suo dire, li facea piangere. Ma in un tratto voltato ragionamento, diceva, che havete bestie? pensate che sia vero quello ch' io vi hò detto? Con che li moveva ad altri effetti di dissolutioni et crudeltà, com' egli voleva, & non si fidava di niuno, se non d' un suo compare, & molto suo famigliare; alquale diceva più volte, ti mi ammazzarai un giorno compare: come fù, perche per guadagnar la taglia che havev' adosso di molte centenara di scudi, li tagliò la testa. Un' altro infastidito del giogo della Religione, ritornò al secolo, & dopò molte fatiche & travagli presi nel lungo viaggio per ritornarsene à casa de' suoi parenti, nell' entrar che fece à casa nel cortile, i cani che guardavano la casa, l' assalirono, come incognito, & l' ammazzarono prima che potesse veder i parenti, i quali tanto disordinatamente amava. Un' altro fu cavato dalla sepoltura da i cani, & mangiato da essi; il quale dopò d' esser uscito dalla Religione, si era dato alla libidine; per il che era stato ammazzato alla campagna da' parenti della donna, & ivi sepelito. Un' altro horribilissimo caso, con il quale concluderò questa materia, fù d' uno che havendosi cavato l' habito, et con esso ogni timor di Dio, fù ammazzato insieme con l' adultera dal marito mentre peccavano. Da questi & altri simili essempi (i quali io lasciò per brevità) potrà ogn' uno conoscer quanto dispiaccia alla Maestà di Dio, che uno chiamato ad un stato cosi alto, et degno com'è quello della Religione, abbandoni il santo proposito & instituto, che haveva abbracciato & ritorni al secolo, dal qual Iddio per gratia singolarissima l' haveva cavato et condotto al quieto, et tranquillo porto della Religione. E però non solamente sono castigati quelli che escono; ma molte volte ancora quelli che non sono cagione. la madre d' un giovane con carezze, lusinghe, & lagrime mosse un suo figliuolo novitio ad uscir della Religione; il quale diventando poi dissolutissimo, prima le fece danno nella robba mandandone male gran parte: & poi nella vita, ammazzandola; perche non li voleva dar più robba da consumare, ne però esso restò senza pena; perche sopravenendo la corte lo prese, & lo fece impiccar nell' istesso luogo dove haveva ammazzata la madre. Altri hanno date delle bastonate al padre, & alla madre, i quali erano prima stati causa della loro uscita. Altri gli hanno travagliati tanto, che i parenti non li potevano più vedere. Uno havendo per quattro hore continue sconsigliato un suo amico che non entrasse in Religione, andando al letto sano, li cade l' istessa notte la goccia, della quale se ne morì. Un' altro volendo seguitar un suo fratello, il qual s' andava à far Religioso, per impedirlo, cadde da cavallo, & si ruppe una gamba. Non finirei mai si volesse seguitar di raccontar i castighi dati à gli uni & à gl' altri; & meritamente, perche non portarono rispetto al Padre, & creator di tutti, al quale si dee ogni sorte d' ubidienza, honor, & gloria ne i secoli de' secoli. Ma perche non tutti quelli, che escano dalla Religione, sono castigati in questo mondo; molti pigliano ardire d' uscire; pensando, che à loro non toccarà sorte cosi infelice, da' quali vorrei sapere quello, che faranno al tempo della morte, e dove all' hora si voriano trovare nel secolo, overo nella Religione? e non è dubio alcuno, che si voriano trovare dentro la Religione, poiche molti secolari, che mai vi furno: in quel passo cosi horribile, & spaventevole, vorriano esser stati Religiosi, all' hora sentiranno pena, & tormento intollerabile, vedendo che lasciorno il porto securo della salute, et si precipitorno da se stessi, nel tempestuoso mare del mondo, dove il naufragio è quasi certo. all' hora si vederanno privi della compagnia, de tanti buoni Religiosi, che altro non desideravano, che la salute dell' anime loro, e lasciati in mano de' secolari, che al più delle volte, niente di ciò si curano, si ricordaranno delli molti & enormi peccati, che sfrenatamente (per estinguere il rimorso di coscienza) senza vergogna d' huomini, & senza timor di Dio commissero, quali nella Religione haveriano vietati. si vederanno privi delli molti meriti, che haveriano acquistati, all' hora i Demonij li staranno à torno, essagerando il peccato che fecero, uscendo della Religione, & cercaranno con ogni sforzo di farli intrare in disperatione, con dirli che non vi è più misericordia per loro, che Iddio mai li perdonerà, havendose da se stessi fatti indegni di perdono, & quando li persuadevano l' uscita, dicevano che non era niente, che potriano far più bene nel secolo aiutando li parenti, & amici alla conversione, & altre cose simili; ma non hebbero cosi presto posto il piede fuor dalla porta della Religione, che si scordorno di quanti buoni pensieri havevano havuti, & cominciorno à vivere peggio, che li più tristi secolari del mondo; conforme al proverbio, del meglior vino, si fà l' aceto più forte, & questo ancora è castigo de Iddio, permettere, che quelli che non volsero la benedittione, habbiano la maledittione, quod Deus avertat. Amen.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.