Tentationi da parte della Religione istessa.
Cap. XXII.

  Piglia il Demonio occasione di tentare dalla Religione istessa, ne i modi seguenti. Oh dunque ti rinchiuderai nella Religione? & che Religione? tanto stretta et rigorosa? & come potrai tu sopportar tanto tempo, un giogo & un peso cosi grave? à te ogni Religione per larga che fusse sarebbe troppo stretta, guarda poi, come potrai vivere dove essattamente si osserva l' instituto & disciplina religiosa. Nella Religione ti bisognarà sempre far contra la propria volontà: il che quanto sia grave da questo te ne potrai accorgere, che ogn' uno naturalmente desidera di far la propria volontà, & non quella d' altri: et quando li conviene over è forzato à far il contrario, sene pena intollerabile, ma facendo quello ch' egli vuole sente grandissimo piacere. Hor à te sempre sarà comandato quello che non vorresti fare; et ti sarà negato tutto quello che ti piacerebbe di fare. ò che pena, ò che tormento sentirai. & tanto più, perche ti vedrai ivi serrato come in una perpetua prigione. che se havessi speranza di uscirne una volta, benche dovess' esser dopò molti anni, ti sarebbe più intolerabile. ma il solo pensare che non sarà mai, ti farà vivere e morir disperato. Ivi sarai dispregiato, burlato, et beffato, & alle volte da persone, che se fosti nel secolo, manco ti degnaresti d' haverli per servidori. Di te non sarà fatto conto, et altri di manco valore di te, saranno mandati avanti, essi saranno adoperati in cose di maggior importanza: et tu sarai occupato ne gli officij più bassi di casa. le penitenze ti pioveranno adosso per ogni minimo mancamento. le tue attioni saranno con grandissima diligenza osservate & riferite al superiore con essageratione: et sarai tenuto da lui, & da altri che lo sentiranno in mal concetto: et come potrai vivere? desiderarai la morte, per esser libero da tanti affanni & si fuggirà da te, che farai? che dirai? dove ti voltarai? eleggerai per unico rimedio di tanti affanni, per disperatione il darti la morte da te stesso, overo di uscirtene con tuo grandissimo dishonore. Però è meglio hora che tu sei fuori, che tu te ne stij, che tu muti pensiero, et pigli altra strada, che non mancano delle più facili, & più sicure di salvarti. starebbono freschi tanti che restano nel secolo, se non s' havessero da salvar tanto bene, quanto quelli che entrano nella Religione. Iddio hà cura di tutti. Iddio provede à tutti, aiuta tutti. et come tu ti sconfidi di tanta sua bontà, che non habbia da perdonar à te, & aiutarti restando nel secolo come nella Religione? se havesse voluto che ogn' uno fusse Religioso, l' havrebbe detto. onde non l' havendo comandato, ne detto, è segno che non se ne cura tanto, quanto tu pensi. Tu hai l' essempio di molti i quali dopò d' esser entrati nella Religione; perche non potevano sopportar il gravissimo & intollerabile peso di essa, ne son' usciti. & altri perche non gli è concesso lasciare l' habito, per haver fatta professione, vi stanno di malissima viglia, parendoli à punto di star in una galera. Mormorano, si lamentano della sorte loro, sconsigliano à gli altri l' entrare, etc.
  Ma poniamo, che tu ci stij contento, tu che sei nutrito delicatamente: come potrai mangiar quei cibi grossi, insipidi, et mal' acconci? l' odor solo ti farà voltar lo stomaco sottosopra. se tu non mangiarai, diventarai tanto debole che tu non potrai star in piedi, non potrai attender ai divini officij, ne all' osservanza del tuo instituto. et cosi sarai notato come disutile et gravoso alla Religione. Gli altri possono sopportar quella vita, perche al secolo (essendo poveri) mangiavano l' istesse fave, ceci, lenticchie, et herbe che mangian' adesso; et s' affaticavano molto. si che non è maraviglia che possano adesso sopportar quella vita. Se tu vorrai cose particolari; darai scandalo, et farai mormorare. et se pure ti saranno concesse, sarà per poco tempo. et tu stesso ti vergognarai di pigliarle; massime che vedrai ivi persone vecchie, et bene merite della Religione seguitar il commune, et contentarsi di quello. et tu giovane, et nuovo nella Religione uscir della regole. In oltre come potrai tu sopportare tanti digiuni, tante discipline, tante mortificationi, tante penitenze le quali ivi si fanno? il non farle sarà vergogna, il farle sarà cosa intollerabile. oltre di ciò; tu sei dotto, ò almeno puoi diventar facilmente, perche ti hai bellissimo ingegno: et potrebbe esser che ivi tu non fossi conosciuto: & cosi si perderebbe il frutto grande che tu potrai far al secolo, dove i bell' ingegni sono adoperati, et mandati avanti de' quali molte volte nella Religione si fà poco conto; anzi à posta si tengono bassi, sotto colore, che si potrebbono insuperbire se si lasciassero andar avanti; & non sarà per questa causa, ma per invidia di non si veder ignoranti (come sono) & te letterato. Già vedi i pericoli, che ti soprastanno. Io per compassione, ti hò voluto avvisare, fà tu hormai quel che ti piace, questo non è giuoco da fanciulli, ne che duri un giorno, ma tutta la vita: la quale in te facilmente può durar ancora quaranta & cinquant' anni. In questa sorte di tentatione, suol' il nemico accumular insieme molte cose, per ispaventare con la moltitudine il nuovo soldato di Christo. Alle quali cose, potrai rispondere in questo modo. Dimmi ò tentatore di dove, & da quanto tempo in quà ti è venuta tanta compassion di me? dove m' hai conosciuto? che affettion' è questa tanto straordinaria? di dove è nato tanto sviscerato amore, che tu mostri portarmi? che piacer ò che servitio t' hò io mai fatto, che habbi tu da esser tanto sollecito di me? quante moggia di sale habbiamo noi mangiato insieme? à quel che io vedo tu mostri d' esser più sollecito di me; & d' haverne più cura che non hò io stesso. però per dirtela alla libera, questa tua compassione, m'è molto sospetta. Io non t' ho chiamato per consigliero: anzi tu importunamente ti sei ingerito con mio gran dispiacere. Ma dimmi di gratia che importa à te, se io mi voglio rinchiudere in una oscurissima prigione, & starvi tutt' il tempo di mia vita? tu sai il proverbio, che dice, chi si contenta gode. se tu lo fai per me, tu perdi il tempo, perche io son risoluto. se tu lo fai per te, tu perdi come si dice l' oglio et l' opera; perch' io non ti voglio ubidire. l' hai intesa? hor vattene all' inferno dove sei confinato per l' eternità, & io mio santo proposito, che io habbi da far sempre contra la mia propria volontà, questa sarà la mia gloria, il mio contento, il mio piacere, imitar Giesu Christo Signor & Redentor mio, che non volse far la propria volontà, ma quella del Padre. & per questo entro nella Religione, per non far la propria volontà. perche questa è quella che manda all' inferno. come dice San Bernardo. Tu dici che io starò in un perpetuo tormento, dovendo sempre far contra la propria volontà. perche ogn' uno naturalmente è inclinato à far la sua volontà. Et io ti dico che io non farò mai contra la propria volontà, perche non haverò propria volontà, havendola consecrata à Dio, per il voto dell' obedienza. anzi sarò libero da tutti gl' affanni, & tormenti di quelli, che hanno la propria volontà, ma non la posson' adempire. perche s' offeriscon loro mille impedimenti, di metterla in esecutione. & molte volte di mille à pena ne possono metter in esecution' una à lor modo, che tormento sente uno che vorrebbe esser Cardinale, & non può? un' altro vorrebbe diventar riccho, un' altro esser honorato, un' altro vendicarsi, etc. & non possono. questi si che sentono pena, per haver la propria volontà, dalla quale è libero, chi non là tale è in vero Religioso, che l' hà consecrat' â Dio, & consegnata nelle mani del superiore. Che il peso & giogo della Religione sia grave; più grave fù la Croce di Christo, il quale però parlando del giogo suo che ci mette sopra le spalle, dice, ch' egli è soave, & il peso leggiero. tanto più ch' egli promette, & dà le forze per portarlo. I pesi del mondo sì, che son gravi & insoportabili; come si vede in quelli i quali cercan' honori, dignità, grandezza, robba, diletti, piaceri, & contento in questa vita. Quante notti passano senza poter serrar occhio, pensando sempre à quello, che tanto desiderano. Il Religioso libero da tutt' i pensieri, fatto che hà le sue orationi, non tanto presto si è colcato, che s' addormenta. se si sveglia la notte, non hà che pensar in altro, che in Dio: la cui memoria causa tanto diletto & piacere, che di continuo stà giubilando nel conspetto di sua divina maestà, che io habbi poi da ubidire (come tu dici) à inferiori di me; che gran cosa è, che io polvere & cenere lo facci, quando il mio Creator, & Redentor Giesu Christo, l' hà fatto per me? l' esser tenuto in pregio et istimato nel mondo, non è altro che un poco di fumo, che subito svanisce. Dove son' hora tanti Re, Imperadori, & grandi, che fiorirono nel mondo? che cosa loro giovarono gli applausi, le lodi, gl' honori, le ricchezze, i piaceri, li spassi, i diletti, le vittorie, i trionfi, & ciò che hebbero in questa vita? Nella Comedia, il servidore farà la persona del Re, sarà vestito da Re, servito & honorato da Re: ma finito l' atto, restarà povero & mal vestito come prima. cosi avvien' à molti nella Scena di questo mondo; che nella morte sono privati, e spogliati di quanto havevano, & cosi restano miseri, & miserabili. il contrario avvien' à quelli, che per amor di Dio sono dispregiati, et vilipesi. Che io m' habbi à serrar in un perpetuo carcere; non è niente à rispetto di quell' eterna prigione dell' inferno, alla quale conduce la libertà del mondo. ma non è vero che il Religioso stia in prigione, poiche con l' animo và spasseggiando per tutto il mondo, contemplando il sommo artificio, bellezza, grandezza, & bontà delle cose che Iddio hà fatte, lodandole in tutte le sue creature, & quel che è più, entra sempre che vuole nel Paradiso, & ivi assorto nella contemplation delle cose divine, si scorda d' ogn' altra cosa, ancor di se stesso. & se la necessità, & corruttione del corpo non lo sforzasse, non se ne partirebbe giamai. L'Apostolo S. Paolo ben che stesse con il corpo in terra, & nelle prigioni, ò incatenato, diceva; Nostra autem coversatio in celis est. Et i savij del mondo hanno inteso, & detto questa verità; che l' animo del savio non può esser ritenuto, ne manco posto in prigione. Dici che la Religione è stretta. & per questo io vi entro havendo detto Christo. [Mat.7] Entrate per la porta stretta, perche la porta larga conduce all' inferno. Et la via che conduce alla vita è stretta, & pochi la trovano. Con tutto ciò sarà più larga per gratia dì Dio, che non è quella de' mondani: i quali hora nell' inferno, [Sap.5.] si lamentano, & dicono d' haver caminato per vie difficili & faticose. Guarda la vita del soldato, quanto sia più dura di quella del Religioso, la moltitudine poi delle regole, delli digiuni, discipline, et altre cose le quali tu dici esser nella Religione insopportabili, sono allegerite dalla gratia di Dio, dalla consuetudine & habito, che si fà in quelle. fù tempo che si mangiava in molti paesi una sola volta il giorno, & pur vivevano gl' huomini, & molto più sani, di quello che vivono adesso, & vivevano ancora molto più tempo. San Paolo primo eremita, [Hier. in vita Pauli.] che si copriva di foglie di Palme, & mangiava un solo mezzo pane, che il corvo ogni giorno li portava, & bevea acqua, visse cento tredici anni. & Sant' Antonio [Atan. in vita Antonij.] con una astinenza incredibile, ch' egli fece nel deserto, visse cento cinque anni. et tante altre migliara di Monachi del Eremo vissero chi novanta, chi cento, & chi più anni, con una mirabile parsimonia, perche la natura è contenta di poco, & non è importuna, quando s' avvezza al poco. Hora se tanti per il passato, & hora di presente sopportano queste cose, le quali tu dici esser tanto gravi; perche non le potrò io ancora sopportare? & poi li miei peccati meritano cento mila inferni. perche dunque non sopportarò io volontariamente queste piccole pene? un condennato alla morte tien per gran favore d' esser mandato in galera in vita (quantunque ei sia nobile, & nudrito delicatamente) dove di continuo s' affatica, hà delle bastonate, mangia biscotto durissimo, & beve acqua, & pur vive. Dunque ò Demonio, la Religione non è cosa tanto difficile, tanto stretta, & tanto aspra, quanto tu la fai. Tu dici che nella Religione io sarò dispregiato, avvilito, abbassato, perseguitato et calunniato. come se nel secolo ogn' uno fosse da tutti lodato, honorato, & portato in palma di mano. anzi che quei pochi i quali in presenza lodano, honorano, & magnificano in absenza biasmano, & dispreggiano, ma non ti concedo questo, ma anzi più presto essendo li Religiosi virtuosi, honorano li suoi fratelli, li aiutano, & favoriscano, consolano, e li animano alla perseveranza, & gloriosa vittoria di se medesimi, & fra loro si adiempie il detto del Profeta. ecco questo è cosa buona, & gioconda che i fratelli habitino insieme. Che altri sian' usciti per non haver potuto sopportar il grave peso della Religione, & che altri i quai non possono uscire vi stiano di mala voglia, si lamentino e sconsigliano l' entrata ad altri: rispondo che questi sono pochi à rispetto di quelli i quali perseverano & stanno contenti. Finalmente ò Demonio tu non puoi oppor cosa per grave et faticosa che sia nella Religione, che non siano maggiori senza comparatione, quelle de gli huomini secolari. per una che ne patisce il Religioso con grandissimo merito, per la patientia, con che la sopporta; essi ne patiscono mille, senza merito, per l' impatienza, bestemmie, odij, invidie, et altre passioni disordinate, da le quali son tirannegiati. Però lasciami star ò Demonio perche non ti voglio ubidire, ne manco sentire, perche tu ingannasti i primi nostri parenti, et dipoi tanto altri, che hormai hai empito l' inferno, ne ancora sei satio. si che con l' aiuto di Dio non mi haverai.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.