Tentatione de' nobili.
Cap. XXI.
Tent' il Demonio ogni sorte di persone, quando vogliono entrar' in Religione: nondimeno suol dar maggiori assalti, & più forti battaglie ai nobili, quando si dispongono di lasciar il mondo, & d' entrar nella Religione: sapendo il frutto che con l' essempio loro apportaranno al mondo. & cosi usa ogni arte per ritirarli dal santo proposito. si serve ben' ancor delle tentationi communi à gente bassa & di mediocre conditione. Ma se non li può vincer con quelle usa le particolari in questo modo. Già à quel ch' io veggo tu sei risoluto di lasciar il mondo. Buona veramente & santa risolutione, ma dimmi à chi lasciarai raccommandata la tua famiglia tanto antica, tanto nobile, tanto illustre, per gli huomini valorosi & segnalati, che hà prodotti al mondo? In questa per il passato fiorirno le lettere, l' armi, gli honori, le dignità, le ricchezze, l' amicitie, i parentadi, & ciò che di bene si può desiderar in questa vita, ma hora vedi, ch' ella è quasi estinta. & quei pochi che vi restano (tal' è la vicissitudine delle cose) non sono atti per queste imprese. & tu lo vedi con gl' occhi, & lo tocchi con le mani. & sò che non è senza tuo gran dispiacere, per l' affetto naturale che ogn' uno hà di veder i suoi avanzare gl' altri. tu solo sei quello, che la potrai (seguitando le pedate de' tuoi maggiori) sollevare & ridurre all' antico splendore. à te non manca ne ingegno, ne habilità di pervenir al colmo de gli honori, & di lasciar al mondo eterna memoria di te. Se tu vorrai seguitar la Chiesa, non ti mancaranno cappelli prima il verde, & poi il rosso. & potresti forse ancora arrivar al Pontificato. poiche tanti altri in ogni cosa inferiori à te vi son' arrivati; ma poniamo, che non arrivasti à questo sommo grado d' honore & d' autorità, che è di pochi: gli altri però non ti possono mancare, etiamdio che tu non gli procurassi, ma ti saranno offerti, & ne sarai pregato à riceverli. Quanti sono che per l' antica amicitia con i tuoi maggiori, cercaranno di mandarti avanti? & perche possono assai nella corte, otterranno per te quanto vorranno; & quando bene niuno ti favorisse, da te stesso, con il tuo valore, sarai huomo per farti la strada ad ogni sorte d' honore. & quanti se ne veggono ancor di bassa conditione, & senza favor d' altri, ascender à queste dignità? qui non mancarà commodità (se tu vorrai) d' attender alla devotione & alla vita spirituale: anzi che con il tuo essempio essendo di autorità, potrai invitar et aiutar altri à far il medesimo: che essendo Religioso vile, & dispreggiato, non lo potrai fare, & se pur lo farai, non potrai cavarne cosi copioso frutto, come in uno stato il quale porta seco credito, rispetto, & autorità; cose che muovono assai gli huomini. Ma se più ti piacerà la vita libera, & remota da' pesi ecclesiastici; potrai ascender ad ogni sorte d' honori temporali. sarai chiamato a' governi prima delle Città, & poi delle Provintie intiere, dove potrai diventar ricco, & aiutar et mandar' avanti i tuoi parenti poveri, che alla fine non essendo sovvenuti, & aiutati da te, diventaranno mendici. Et che dirà il mondo? non darà la colpa à loro, poi che non sono più habili che tanto; ma à te che potevi con buona coscienza, & dovevi sollevar una famiglia cosi nobile, & l' hai voluta lasciar' andar in rovina. & mettiamo che tu distribuisci loro tutta la tua robba, la qual è molta; questa basterà loro per quattro giorni, perche sono molti, ma inhabili da se stessi à guadagnare, pure sotto l' ombra tua, potrebbono accrescere quel poco che hanno. si che non dando loro cosa alcuna del tuo, li daresti più a ciascuno di loro, di quello che vale il tuo. cosi s' aiutano, & sollevano le famiglie. Ma poniamo che non sia niente di questo, & che tutti li tuoi stiano bene, et la famiglia ritenga lo splendore, et ch' ella habbia molti altri huomini, sopra de' quali si riposi, pur dimmi che pazzia, chiamala fantasia che ti è venuta. dove ò quando hai veduto un' huomo delle tue qualità entrar in Religione? di nobiltà non hai pari, ò almeno non sei inferior ad altri. le ricchezze t' avanzano, i favori sono soverchi. la benevolenza è tale che ancor quelli i quali à pena ti hanno veduto (non che parlato) ti amano. non sai tu che soli i poveri, et disutili al mondo, et quelli à chi non basta l' animo di riuscire, si vanno à rinchiuder ne i Monasteri?& con questi tu hai da vivere? et potrai sopportar quel parlar rozzo, et quei costumi contadineschi et incivili? come potrai tu mangiar quel pane muffo, quelli agli et cipolle che ammorbano tutto il Convento? lascio il vino muffo et acetolo. tu sai che palato et stomaco è il tuo, avvezzo à tante carezze che non si trova tela per sottile et delicata che sia, che non ti paia grossa, et come portarai quel sacco senza camiscia? come dormirai sopra d' un saccone pieno di paglia, senza lenzuoli, involto in una pelosa schiavina? li cimici, pulici, & pidocchi ti mangiaranno vivo. Ben si vede, che tu hai perso 'l cervello. hora non trovi cavallo che ti contenti, ne servitore che ti sodisfacci; et come anderai à piedi molte volte nudi, con un bastone in mano, domandando limosina? come servirai in officij bassissimi à quei rozzi contadini? I tuoi amici per vergogna di vederti tale, si nasconderanno. quelli che hora ti honorano si burleranno di te; & sarai favola di tutti: però muta pensiero, che tanto, anzi meglio ti potrai salvar nel secolo, facendo limosina, aiutando i bisognosi. Et con queste istesse tentationi (ma più moderatamente) suol il Demonio tentare gli altri nobili, di più bassa conditione, cioè quelli le cui famiglie non sono state per il passato, ne al presente sono tanto avanti, quanto quelle che habbiamo descritte. ne manco essi si trovano nel grado di quelli, di cui habbiamo parlato. ma come astuto ingannatore, propone loro cose alle quali facilmente possono aspirare, & modi come facilmente le potranno ottenere, benche il più delle volte tanto alli primi, quanto alli secondi succede tutto il contrario; come si vede in tanti che s' invecchiano nelle corti con queste misere & fallaci speranze, consumando la robba & la vita senza remunerazione alcuna, & senz' ascender pur un scalino più alto di quello, che erano quando v' entrarono. Nelle cose sopradette sono molte sorti di tentationi, alle quali potrai rispondere nelli modi seguenti. Et prima parlando teco stesso dirai con viva et efficace fede, & sentimento interiore. ecco che la morte se ne vien correndo verso di me, & quel che è peggio io vò correndo verso di lei. onde tanto più presto c' incontraremo. & forse sarà hoggi, ò questa notte. & che mi giovarà la famiglia da me inalzata, aggrandita & magnificata? forse mi potrà levar dalle sue mani? certo che se lo potesse fare, non havrebbe lasciato morir tanti miei antipassati, che in quella fiorirono, perche dunque debb' io perdere l' anima per causa sua? & se non mi può liberar da questa prima morte; come mi liberarà dalla seconda, la qual è quella che importa? se io vò al profondo dell' inferno; aspettarò che i miei nepoti me ne cavino? ne manco forse pensaranno di darmi pur un poco di refrigerio, se andarò al Purgatorio: anzi se lasciarò qualche legato pio; litigaranno forse gl' anni per non lo pagare. Et quel che è peggio ne manco vorranno pagar i debiti liquidi, se non forzati dalla giustitia. Horsù poniamo che io facessi grandi li miei, & gl' inalzassi insino alle stelle, che mi giovarebbe in tutta l' eternità? gran pazzia sarebbe l' acquistare splendor ad altri, che svanisce come fumo; & à me ignominia perpetua. meglio sarà lasciar i miei nello stato, che si ritrovamo, [sic] & ritirarmi al porto sicuro della salute, di dove io possi, finita la presente vita, volarmene al cielo. Sarebbe gran vergogna, & peggio il danno; se questo poco di tempo, che mi è concesso da Dio, per acquistar la gloria eterna, io lo spendessi in far grandi i miei parenti, i quali non mi potranno difender avanti al tribunal di Dio; dove le sole opere buone sono premiate. Dopò questo ti volterai contra il tentatore: & dirai scioccamente per certo tu proponi à me le prelature, & dignità ecclesiastiche; à me dico, che non posso, ne sò regger me stesso, à me che pur troppo haverò da far à render conto di tanti miei peccati; guarda poi quel che farei, s' io mi tirassi adosso i peccati d' altri. perche i Prelati sono obbligati à render conto dell' anime commesse alla cura loro: & saranno gravissimamente castigati per ciascuna, la qual per colpa loro si perda. Voglio dunque io esser Prelato d' altri, con pericolo della mia salute? più presto che sogetto, con certa speranza della felicità eterna? Moisè, [Heb.11.] cresciuto che fù, & fatto grande elesse più tosto d' esser afflitto con il popolo di Dio, che esser nella casa di Faraone reputato di stirpe regia, & come tale honorato. Et poniamo che le dignità venissero quanto prima, il che accade rare volte; anzi molti consumano indarno tutta la lor vita per conseguirle, & non posson' ottenerle; che cosa all' ultimo venendo, mi giovaranno? non hai tu veduto nel campo spighe alte et spighe basse? & pur la falce ugualmente taglia tutte. Così fà la morte. non perdona al grande, ne al piccolo, ne al ricco, ne al povero, ne à sorte alcuna di persone. Tu dici che mi sarà facile il conseguir le dignità. & io dico, che molto più facile sarà il lasciarle. se hora non le lasciarò volontariamente, verrà tempo che mi bisognarà lasciarle ancor ch' io non vogli. lasciandole adesso haverò il merito, ma lasciandole all' hora ne riporterò il danno. Felice chi lascia il mondo, prima che dal mondo sia lasciato, il che fà il mondo con la maggior parte, in tempo che manco vi pensano.
Tu dici ch' io lascierò eterna memoria di me, come se questa memoria habbia da sminuire i tormenti, che mi sono apparecchiati nell' inferno. che mi giovarà, ardendo io nell' infernali fiamme, la memoria de gli huomini? fuggendo non cercando, s' acquista il nome eterno. quanti Re, Imperadori, & Prelati sono stati al mondo, de' quali non vi è memoria alcuna. ma si bene d' un' Antonio, d' un' Hilarione, d' un Domenico, d' un Francesco, S. Thomasso & di simili; i quali fuggirono la fama, gli honori & tutte le cose del mondo, per servir à Dio nelle Religioni. & la memoria loro, et di tutti i giusti durerà in eterno, appresso d' una moltitudin' innumerabile d' huomini. & d' Angeli. Quanto al mangiare che dici che sarà cattivo: dico che non s' entra in Religione, per sodisfar' alla gola, & per satiar il ventre; malamente. la natura è contenta di poco: et la fame fà parere ogni cosa soavissima. Quivi sarà pane benche duro, & muffo. ma quanti vivono & sono vivuti di sole radici d' herbe? che tu tanto abassi quelli che entrano in Religione, hai gran torto à dire, che tutti siano dell' infima plebe, & persone disutili al mondo: perche in ogni tempo, sempre vi son' entrate ancora delle persone segnalate, come Regi, Imperadori, Duchi, Marchesi, & grandi al mondo in ricchezze, autorità, dottrina, & in altri doni naturali, & hoggidì vi sono persone molto illustri, ben che non di quei titoli tanto grandi. di più quegli istessi che tu tieni per vili, entrando in Religione & al divino servitio sono nobilitati. altrimenti faresti Iddio di peggior conditione de gli huomini del mondo: che sogliono molte volte inalzar persone basse, & nobilitarle. & quelli che servon' à Dio, la Santa Chiesa li chiama Re: Cui servire regnare est. che io sia vivuto delicatamente, et habbia sforgiato nel vestire, cavalli, servidori, atteso alli piaceri della carne, & al viver licentioso: confesso con lagrime di cuore, & con mia gran confusione, che gliè troppo il vero; cosi no fusse stato. & perche io conosco il mio errore (benche tardi) però entro nella Religione, per farne penitenza. & se tu dici che non potrò portare quella tonica cosi rozza, ne dormir sopra il pagliariccio, rivolto in una schiavina; come potrò dunque soffrire il fuoco infernale, i tormenti, & le pene eterne, le quali meritano i miei peccati? Mi doglio amaramente, che non l' hò fatto prima; che tardi me ne accorsi. ma spero nella misericordia di Dio che mi perdonarà le gravissime offese, che hò fatto à sua divina maestà. piangerò giorno, & notte i miei peccati; il luogo della crapola, digiunarò continuamente, per la carnalità & lascivie, portarò il cilicio, farò discipline, mortificarò la carne & punirò io stesso quanto ho fatto in offesa del mio Signore & Redentor Giesu Christo. qui haverò commodità di pianger i miei peccati; di attender all' oratione, meditatione, & contemplatione. qui sarò libero dall' ambitione, da gli detrattori, & maldicenti, da gli adulatori & simulatori; & da tutti quei mali che si fanno nel secolo, per l' infinite occasioni che ivi si trovano; da' quali esser libero è grandissima felicità. da' quali esser preso & allacciato è somma miseria. Però adesso rinuntio à quanti honori, dignità, preeminenze, delitie, piaceri, ricchezze, favori, & à quanto vi è di buono, (se pur vi è qualche cosa che vaglia) nel mondo. Habbiano i cappelli verdi, & rossi, quelli che li vogliono, governino le Città & Provintie, & aricchischino i parenti quelli che non conoscono i pericoli, i quali si ritrovano in queste cose; et coloro i quali non pensano all' altra vita; ne à lo stretto conto che haveranno da render à Dio, non solo de' peccati proprij, ma di quelli, ancora che per causa loro si saranno commessi. mi doglio che tardi mi son' avveduto del mio errore. pure è meglio tardi che mai. con la diligenza procurarò di racquistar il tempo perduto. le cose dette fin quì servono per risposta delle tentationi, le quali mette il Demonio avanti alle persone nobili, & di gran valore. potranno ancora servire per altri nobili, non tanto illustri, ne di tanto valore, accomodandole i tentati al lor poter, & sapere; perche questi tali non aspirano ordinariamente tanto alto, come sarebbe à dire à cappelli rossi, & verdi, ne à governi di Provintie, ma à beneficij grassi, canonicati, & c. ò vero à governi di terre ò castelli, & c. li giovanetti nobili che non aspirano ancor à niuna cosa; si potranno servir delle risposte all' asprezza della Religione, al patir che faranno, & c. & perche non hanno fatto tanti peccati, potranno rispondere che non solo s' entra in Religione per far penitenza per i peccati, ma per meritar con la penitenza maggior gloria, come fece San Giovanni Battista santificato nel ventre della madre. s' entra ancora per evitar i peccati & l' occasioni d' essi, et per ubidir à Dio che li chiama.