Se i gravi peccatori, & nuovamente battezzati, & i fanciulli possono entrar in Religione.
Cap. XVI.

  [S. Th. op.17. à ca.1. usq. ad 7. 2.2. q.189. ar.1. & fusius. quo.4. ar.23.] Nacque al tempo di Clemente Papa quarto un' error grave, che sotto spetie di pietà escludeva dalla Religione queste sorti di persone, & fondavano quest' errore sopra di quelle parole del Signore. [Matt.19.] Si vis ad vitam ingredi serva mandata. Si vis perfectus esse vende que habes, & da pauperibus, & veni sequere me. Dal che inferivano che niuno può entrar in Religione, se prima non si è essercitato longo tempo nell' osservanza de i divini precetti che non havendo fatto, ne potuto far i grandi peccatori, ne i nuovamente battezzati, ne li fanciulli, per niun modo (dicevano essi) s' hanno da ricevere nella Religione. perche, come dice una glosa sopra quelle parole del Salmo. Sicut ablactatus à lacte. I Christiani hanno d' andare alla perfettione per certi scalini, & cominciar dal più basso, non dal più alto. il che (dicono essi) farebbe chi volesse entrar in Religione, senza prima essersi molto tempo, & molto ben' essercitato ne i divini precetti. & questo ancora si vede nella fabrica, che nessuno fà le mura, se prima non hà fatto i fondamenti. Et San Gregorio dice, che si mette à pericolo manifesto, chi vuol salir alla cima della scala, senza passar per i scalini bassi. Hora noi contr' à costoro, opponiamo il costume antichissimo della Chiesa che non può errare; la quale dal principio hà osservato questo ordine [Conc. tri. ses.25. ca.15.] di admetter alla Religione, & alla professione non si può far prima delli sedici anni finiti. & ancora i gravissimi peccatori; cosi fece San Benedetto [Greg. lib. 2. dial. cap. 3.] nell' occidente, ricevendo Mauro di dodici anni, & Placido di sette anni offertili da loro parenti. Per ciò che molti padri davano i lor figliuoli al detto Santo, acciò che li nutrisse & instruisse nelle cose della Religione, i quali non s' erano essercitati tanto ne i precetti come volevano costoro: & l' istesso S. Benedetto ancora giovanetto lassati li studij, la casa, & la robba paterna, per il gran desiderio che haveva di servir à Dio, solo se n' andò in un luogo solitario; dove separato dal mondo, & da tutte l' occasioni di peccare, più commodamente lo potesse fare. San Gio. Battista il quale si tien che da piccolino andass' al deserto, secondo la sententia di costoro havrebbe fatto male. & Christo riprese gli Apostoli [Luc.1.] che non volevano che i padri offerissero i loro fanciulli, dicendo, [Matt.19.] Sinite parvulos venire ad me. Et chi và più à Christo di colui che lasciato 'l mondo lo seguita nella santa Religione? troppo misera & infelice sarebbe la conditione de' giovenetti & fanciulli, se non potessero in quella età servir à Dio, nella quale possono cominciar à peccare & à servir al Diavolo: & come sarebbe vero quello che dice la Scrittura. [Tren.3.] Bonum est viro cum portaverit iugum ab adolescentia sua, se non potesse il fanciullo entrar in Religione? nella quale si porta il giogo dell' obedientia, Povertà, & Castità, & dell' abnegatione della propria volontà. I fanciulli vanno della propria volontà. I fanciulli vanno alla guerra per imparar da piccoli à maneggiare l' arme, per assuefarsi al patire, ad osservar la disciplina militare, & sappiano le cose appartenenti à quella. Et non potranno con più ragione nell' istess' età altri andar alla Religione, per esser instrutti nelle cose del divino servitio, & à difendersi dalle tentationi del mondo, della carne, & del Diavolo: meglio s' imparano, & più facilmente s' osservano in quell' età le cose appartenenti alla disciplina regolare, per non esser' ancora assuefatti et habituati al male; sono come la cera molle, nella quale facilmente si può imprimere qualsivoglia figura: meglio imparano le cerimonie della Religione, & se piagano più commodamente à qualsivoglia opera virtuosa: non hanno tanto desiderio, & sete delle cose del mondo, de gli honori, dignità & grandezze, non havendo gustato l' amara soavità loro. Et oltre il sopradetto vi è quest' altra utilità, & è grandissima, che i giovenetti che entrano nella Religione, danno à Dio il fiore della vita loro: il che piace sommamente à Dio. Et però li rimunera cosi largamente, con la potestà di seguitar l' Agnello, dovunque egli vada, & di dir quel cantico, che solo i vergini possono dire. Di più i fanciulli entrando in quell' età spendono tutta la lor vita nel divin servitio; il che non fanno quelli che vi entrano già huomini fatti; imparano più, & diventano più letterati & dotti, cominciando à buon' hora ad imparare: & cosi servono più alla Religione et alla Chiesa di Dio. Hor al dubbio di quelli che dicono, che i fanciulli non sanno quello che si facciano, & che per questo non si dovrebbono admetter nella Religione. perche quando poi sono grandi si pentono d' esser entrati, & molte volte n' escono: dico che nella Religione saranno fatti capaci da i Vecchi & dal Maestro de' Novitij, di quanto hanno fatto. Et se qualcheduno n' esce, non è per colpa dell' età poi che n' escono ancora di quelli che v' entrano di età matura. Et questo basti per risposta in favore delli fanciulli & giovinetti, quanto poi à quello che dicono, che non s' hanno da ricever nella Religione i gravi peccatori, se prima non si essercitano molti anni nell' osservanza delli precetti divini. dico che Christo ci mostrò tutto il contrario, [S. Th. quo.3. art.13.] chiamando San Matteo dal banco, alla perfettion evangelica, & à lasciar le cose sue, come dice S. Ambrogio, [Amb. in luc. 5.] essendo prima solito di pigliar quel d' altri: il che fece subito seguendo Christo. Di più non veggono costoro, che volendo far aspettar uno tanti anni, lo mettono à pericolo di ritornar à far peggio di prima, restando nella sua libertà, & nell' occasioni di peccare come prima. Christo chiamò gli Apostoli rozzi alla Religione, cioè a lasciar ciò che havevano, à dispreggiar il mondo, & le cose sue; & non ricercò se havevan' osservato i precetti tanti anni. Chiamò San Paolo che perseguitava la Chiesa, & non dimandò come osservava i precetti. l' error di costoro, che volevano che prima si osservassero per molto tempo i precetti: nacque da questo perche pensavano, [S. Th. 2.2. q.184. ar.1. & 3. op.17. ca.6. op.18. toto.] che la perfettione consistesse ne i consigli, & che i precetti fossero come una via la qual conduce alla perfettione. ma non è cosi, perche la perfettione non consiste ne i consigli, i quali sono più presto una via che conduce alla perfettione. cioè alla charità, nella quale consiste la perfettione. si che tanto li precetti quanto li consigli sono via alla perfettione, si che tanto li precetti quanto li consigli sono via alla perfettione, cioè alla charità, la quale stà come in un luogo eminente, al quale si può andar per due vie, l' una delli consigli, breve, piana, dritta, facile & sicura. l'' altra è delli precetti solamente longa, difficile, et pericolosa quando si fà nel secolo, per l' occasioni & pericoli di perderla. ne si trovano altre vie per andare alla charità. Chi lascia i precetti non ci arriva mai. chi abbraccia i consigli, vi arriva con maggior faciltà. Non si posson' osservar' i consigli senza l' osservanza de' precetti, ma i precetti s' osservano meglio con l' osservanza delli consigli: perche più facilmente s' asterrà di pigliar quel d' altri, chi hà lasciato il suo proprio. sarà molto più lontano dall' adulterio, chi castiga et affligge ogni giorno il suo corpo con astinenze, vigilie, digiuni, discipline, cilicij & altre mortificationi della carne; amarà più ardentemente Iddio, & il prossimo colui che è senza moglie, figliuoli robba & altri pesi, che sogliono distrarre & occupar l' animo tanto, che alle volte à pena si ricorda di se stesso, non che di Dio, & del prossimo. Dunque potendosi osservar nel medesimo tempo i precetti & i consigli, & osservandosi molto meglio, & con maggior facilità quelli insieme con questi: ne segue che non è necessario, che preceda prima l' osservanza delli precetti alli consigli. Et cosi ogni peccatore, per grande che sia, si potrà partir dal bosco, dove stava assassinando gli huomini, & andarsene alla Religione, come fece Mutio Egittio, il quale poi per santità diventò famoso frà i padri dell' heremo. Benche hora s' hà da osservare la bolla di Sisto Quinto contra Facinorosos, la qual determina quel che in questa parte si debbe fare. Et se cosi è, tanto maggiormente potranno entrar nella Religione li novamente battezzati; poiche nel santo Battesimo sono stati rimessi loro tutti i peccati, et ancor la pena debita à quelli. anzi è meglio che lo facciano subito, acciòche entrino con la candidezza battismale, & con quella comincino à servir' à Dio. Ma che risponderemo à quel che disse il Signore [S. Th. quo.4 ar.23. ad pri.] à quel giovan' evangelico. Dico che colui non dimandò della vita perfetta, ma in generale del modo d' andar al cielo. Però Christo non li dovea proporre l' osservanza de i consigli: perche tutti havrebbon potuto pensare che ella fosse necessaria à ciascuno che si vuol salvare. quando poi il giovane andò più oltre, dicendo che haveva osservato i precetti da piccolino, il Signor all' hora li propose la via della perfettione, lasciandolo però in sua libertà di pigliarla ò no, mostrando in questo, che niuno è obligato all' osservanza delli consigli; & che basta quella de i precetti per salvarsi: benche con maggior difficultà, & pericolo. però essendosi partito il giovane di mala voglia, havendo udito la strada della perfettione per la quale non poteva caminare, & ritener insieme la robba che tanto amava: disse il Signore, ò quanto è difficile che un ricco entri in cielo. la quale difficoltà non nasce assolutamente dalle ricchezze, ma dall' affetto disordinato, che gli huomini pongono in esse. però disse il Profeta, Divitie si affluant, nolite cor apponere, perche quelli che vi pongono il cuore, Incidunt in tentationem, & in laqueum diaboli, come disse l' Apostolo, & l' esperienza quotidiana ce lo dimostra; perche questi tali non fanno altro che ingannare se possono, se non possono desiderano, & cercano modo & via di poterlo fare. Et all' hora ingrassano quando li succede com' essi desideravano. si che il pianto, le lagrime & calamità de gli altri, sono il cibo loro.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.