Se avanti d' entrar in Religione s' hà da consultar con molti.
Cap. XV.
[S. Th. op.17. c.8. 9. 10. & 2.2. q.189. ar.10.] Quelli che non hanno lo spirito di Dio, ma seguitano il senso, & la carne, dicono non solo esser bene, ma necessario à chi vuol entrar in Religione ricercar il consiglio di molte persone. perche essendo cosa, che hà da durar tutta la vita, bisogna veder molto bene quello che l' huomo fà. & è certo (dicono essi) che come più veggono molti occhi, che un solo; cosi più vedranno molti huomini, che un solo, quello che conviene. Di più San Giovanni dice, [1.Io.4.] che non s' hà da creder ad ogni spirito, ma che s' hanno da provar li spiriti se sono da Dio; perche spesse volte l' Angelo di Satanasso si trasfigura in Angelo di luce, per ingannar i poco accorti, & gl' imprudenti. del che si potranno meglio accorger, & più facilmente potranno scoprir i suoi inganni, molti, che un solo, over pochi. Ma contra di costoro vi è l' Ecclesiastico che dice, [Ecc.6.] Pacifici tibi sint mille; consiliarius unus de mille: perche ancora nelle cose humane, che sono di minor importanza, si vede che la moltitudine de' consigli rovina i negotij, che si trattano, mentre che l' animo distratto in varie parti, elegge spesso la peggior parte. Aggiungo à questa ragione, che non sempre è necessaria la consultatione, ma solamente nelle cose difficili; come dice Arist. [3. etic. 3.] Ma chi attentamente vorrà considerar quello che s' è detto di sopra della divina inspiratione: non travarà [sic] dubbio in questa materia, che egli stesso facilmente non lo possa risolvere. perche se uno entra in Religione per buon fine, & non hà impedimento alcuno di quelli che habbiamo detto, & mette tutta la sua fiducia in Dio, che lo sia per aiutare: costui non hà bisogno d' altra consulta: poi che dove si trovano queste cose, è cosa certissima, che l' inspiratione è da Dio, & che fà benissimo ad essequirla. Et se pur li occorresse qualche difficoltà, facci oratione à Dio ottimo consigliero & amico, il quale lo illuminarà & chiarirà da tutti i dubij che gli occorressero, ma se la difficoltà fosse grave & d' importanza; guardisi do non fare, come quello del qual il Savio si burla, [Ec.37.] perche tratta della sanità con l' huomo irreligioso: con l' empio, della pietà, con il dishonesto, dell' honestà. & meritamente se ne burla, perche questi tali non daranno mai buon consiglio. cosi nel nostro proposito quelli, che seguitano la via larga del mondo, i piaceri della carne, gli honori, le ricchezze, e l' altre loro passioni et affetti disordinati, non daranno mai consiglio che uno abbracci quello, che essi fuggono, che ami quello che esso odiano; ma più presto dissuaderanno. Il medesimo faranno quelli che aspettavano qualche commodità, ò qualche diletto da colui, il qual vuol entrar in Religione. si che i cattivi s' hanno da escluder da questo consiglio; & tutti gl' interessati; & massime i parenti, i quali per la passione & perturbatione dell' animo non possono giudicare, ne consigliar bene. però bene ammonisce San Gregorio, [3.mo. cap.6.] che il maligno & astuto adversario, quando si vede scacciar da i cuori de' buoni mette sù, & suborna i più cari loro, & quelli da' quali erano più amati: che con dolci & lusinghevoli parole, come con un cortello taglino quella retta intentione, che havevano. & San Girolamo [Epist. pri. ad Eliod.] scrivendo ad Heliodoro l' essorta, che non si lasci ritener dalle parole lusinghevoli della sorella vedova, ne da quello che li dicano i domestici, & famigliari di casa, con i quali era cresciuto: ma che con l' amor di Dio rompa questi ligami. Dunque quando bisognarà consultar dell' entrar in Religione, s' hà da far con uno, il quale oltre la santità della vita, & rettitudine di dottrina, conosca à pieno la natura & l' animo di colui che domanda consiglio: perche se no conosce perfettamente queste cose, non potrà risolverlo di quello che più li conviene. bisogna ancora che conosca, & habbia pratica delle cose della Religione, nella qual vuol entrare: perche una sarà buona per uno, che non sarà per un' altro. San Benedetto [Greg. lib.2. dial.c. primo] non si consigliò con la balia la qual amava, & riveriva come madre: ma con Romano monacho, il quale lo poteva consigliar bene, et aiutarlo, come fece. Quanto à quel che dicono, che più veggono molti occhi, che uno; dico che più vede un' occhio spirituale privato di tutti i disegni humani, che mille, anzi più di tutti gli occhi carnali & animali: & che meglio sà giudicare uno il qual habbia lo spirito di Dio, che tutta la moltitudine de gli huomini carnali, de' quali dice l' Apostolo, che non s' intendono delle cose di Dio, ma sol di quelle che s' appartengono alla carne; però non s' hà da domandar consiglio da loro, ma da li veramente spirituali.