Se s' ha da osservar il voto fatto, di non entrar in Religione.
Cap. XII.
[S. Th. quo.3. ar.14. & quo.5. art.27.] Habbiamo sin' hora trattato delle cose, che c' invitano & inducono alla Religione, adesso ragionaremo delle cose che ci ritirano, et rimuovono da quella. fra le quali, sono alcune molto difficili da risolvere. altre non hanno difficoltà alcuna, però le lasciaremo da banda, perche ogn' uno mediocremente instrutto, se ne potrà sbrigare da se stesso. è ben vero che ancora quelle cose che paion' oscure, & difficili non sono tali per sua natura, ma perche li nemici della Religione con argomenti apparenti, & sofistici, le fanno parer tali; & travagliano la mente de gli' incauti & troppo creduli, come chiaramente si potrà veder da dubio seguente: uno hà fatto voto di non entrar in Religione: costui si sente chiamar da dio, & arde di desiderio d' entrare; ma solo resta per non far contra 'l voto, la qual pensa esser obligato ad osservare, fondate sopra le parole de gli adversarij della Religione, i quali difendono pertinacemente, che colui che hà fatto voto di non entrare, non può entrar senza peccato: poiche fà contra quello che dice il Salmista. [Ps.75.] Vovete & reddite, cioè osservat' il voto che havete fatto. Aggiongono di più. Il voto d' entrar in religione s' hà da osservare non per altra causa, se non perche è voto. Questo di non entrar è voto, dunque s' hà da osservare: dunque costui non può entrar senza peccato, poi che entrando, fa contra il voto. ma se con diligenza si considerano le cose le quali habbiamo dette di sopra, facilmente ogn' uno s' accorgerà che è cosa vanissima il pigliarsi fastidio, & inquietarsi per quello rispetto, perche si come è cosa pia lo stabilir il cuore, & il proposito della Religione con il voto: cosi sarà mera pazia & impietà il serrarsi la strada con il voto di non poter entrar nella Religione, & di non potere ritirarsi al sicuro porto della salute. Et non è minor impietà il far che uno faccia questo voto di non entrare: & questo dico, perche non mancano adesso ancora de gli huomini simili à Farisei (d' quali dice il Signor, [Matt.23.] che non entravano nel regno del cielo, ne lasciavano che altri v' entrassero) i quali si fanno promettere con voto ò giuramento sotto pretesto d' amicitia ò parentela da qualcheduno che non entrerà in Religione. lo qual voto niun' è obligato ad osservare: [S. Th. 2.2. q.88. ar.2.] perche la materia del voto è, che sia di cose buone, overo migliori. Chi è dunque tanto cieco, che non vegga i voti mali ò congionti con il male, overo contrarij al bene, non doversi osservare? & chi non vede esser pura pazzia il prometter à Dio di non far una cosa, che gliè sommamente grata & accetta, com' è l' entrar in Religione? [S. Th. ibid.] il che si vedrà ancor meglio per questa ragione. Il voto è una certa promessa fatta à Dio. se la cosa che promettiamo à Dio è mala non li può esser grata: perche hà in odio le cose cattive. dunque non sarà promessa, ma più presto minaccia. però concludiamo che quelli i quali ritirano gli huomini dalla Religione, per questi mezzi de' voti ò d' altro modo peccano gravissimamente, & che quelli quali hanno fatto questi voti pazzi, non son' obligati ad osservarli: anzi alle volte sarà peccato l' osservarli. perche benche niuno sia obbligato à farsi Religioso: [S.Th. quo.3. ar.14.] nondimeno questa sorte di voti che serrano la porta allo Spirito Santo, ma può esser senza offesa di Dio, massime quando si fanno per questo fine: sarà ben lecito a' parenti, & à gli amici ancora essortar uno, che per divina inspiratione se vuole far Religioso, che consideri bene se la sua è vocatione di Dio, etc. ma il dissuaderli che non entri, l' impedirlo, il farli violenza, farlo giurare, ò far voto di non entrare, non si può far senza gravissimo peccato: salvo si non vi fosse qualche d' uno, o tutte quelle circonstanze che rendono uno inhabile per la Religione; perche all' hora non sarebbe ritirar dalla Religione; ma più presto favorir la Religione: poiche quel pensiero di colui se ben fu buon' et da Dio nondimeno l' essequirlo non è espediente à lui, ne à la Religione.