Se sia lecito indurre alcuno à farsi Religioso.
Cap. X.

  [S. Th. 2.2. q.189. art.9. & quo.3. art.11.] Si come non sono degni di lode coloro, che senza consideratione, & maturo giuditio cercano di tirar alla Religione quanti più possono; cosi non si possono, ne debbono sopportar coloro, che tengono, et pertinacemente difendono, che non sia lecito essortare, ne indur' alcuno à farsi Religioso. I primi errano per zelo indiscreto, parendo loro, che sia di gran servitio di Dio, che molti si facciano Religiosi; ma non s' accorgono, che cosi mettono molte volte nella Religione persone di sutili, inhabili, et ancora tal volta nocive; et non attendono alle parole, con le quali Iddio si lamenta di questo, dicendo per Isaia. [Is. c.9.] Multiplicasti gentem, non magnificasti letitiam: ma guardano alla prova, ch fece far Iddio à Gedeone delli Soldati, che doveano combatter contro li Madianiti, comandandoli, che pigliasse solamente quelli, che senz' abbassarsi punto, haveano bevuto l' acqua del fiume, gittandola con la mano alla bocca; Et tali bisogna, che siano quelli, che s' hanno da ricever nella Religione, cioè persone giuditiose, aliene da gli affetti terreni, & che vogliono, et possano da dovero servir à Dio, & osservar quello, che promettono alla Religione. Et tanto più si dee haver l' occhio à questo, quanto, che il pericolo è maggiore: poiche un solo basta è guastarne molti, & forse da questo mancamento in gran parte è proceduta la larghezza, & poca osservanza in alcune congregationi, che senza scelta pigliavano ogni sorte di persone. et però fanno bene quei Religiosi, i quali hanno per regola & instituto di non essortare niuno à farsi della loro Religione, acciòche l' affetto & desiderio humano non li traporti. [sic] Ma si come confessiamo quest' error esser degno di biasimo; cosi ancora, & forse maggior è il contrario à questo, che dice non esser lecito d' indurre niuno, benche sia atto alla Religione; ma, che bisogna lasciar far à Dio, il quale se lo vorrà, ben saprà trovar modo di farl' entrare, senza che huomo vi metta la mano: come fa con tanti, che v' entrano da se stessi, senza che niuno glie ne parli; & che queste sono le vere vocationi, dove non entra niente dell' humano, come qui; perche costui se non fusse stato essortato non sarebbe mai entrato in questo pensiero. Quelli, che tengono questa opinione erronea, si muovono più presto da superstitione (per non dir malitia) che da vera pietà: con dire; che sappiamo noi, se hanno da perseverare? & però niuno s' hà da indurr' ad entrare, acciòche l' uscita non si facci indegno del regno del cielo; come persona, che dopo d' haver posta la mano all' aratro, risguarda in dietro, del quale pronuncia Christo, che non è atto per il regno del cielo, non sarà dunque una impietà (dicon costoro) metter uno à questo pericolo, che nel secolo si sarebbe salvato? il che confermano con quello, che Christo nostro Signore dice à Scribe & Farisei. [Matt.23.] Ve vobis qui circuitis mare, & aridam ut faciatis unum proselytum; & cum factus fuerit; facitis cum filium gehenne duplo quam vos, cioè guai à voi che circondate il mare & la terra per far un proselyto, & fatto ch' egli è, lo fate figliuol della gehenna al doppio di voi. Dicono di più, che sà, se colui è mosso dallo Spirito Santo? se non è tirato da quello, il qual tira chi vuole, perche cercarò di farlo tirar per forza? forse che non lo vuole nella Religione, & se lo vorrà, non li manca saper & potere, per muoverlo da se stesso; senza che io mi pigli, ò più tosto mi usurpi quest' ufficio, che è proprio dello Spirito Santo, il quale spira, dove vuole, & inspira chi vuole. Di più se uno entra in Religione per essortation d' altri, sta sempre inquieto, dubioso & sospeso con l' animo, se quella fù volontà di Dio, ò nò; se li fece cosa grata; se il suo servitio gli è accetto, & sta in continua pena; & molte volte ancora esce dalla Religione, dicendo, che la sua non fù vocatione; che fù persuaso; che fù ingannato. Eccoti (dicono) il proselyto fatto figliuolo della gehenna. Ma se pure resta nella Religione, non fà mai cosa, che vaglia: & di continuo da travaglio alla Religione, inquietando altri ancora. costui è simile alli frutti, fatti maturare con arte per forza, che non sono mai buoni. Io non voglio negare, che queste & altre ragioni, che sogliono apportar questi tali in confermatione dell' error loro, non habbiano qualche apparenza di bene, con la quale ingannano gl' incauti, & troppo crudeli; nondimeno chi vorrà considerar' attentamente quel che dicono; trovarà che sono simili à Faraone, quando per ritenere il popolo di Dio nell' Egitto à far pietre & mattoni, diceva à Moise & Aaron. [S. Th. op.17. c.1. & quol.3 ar.11.] perche andate voi sollecitando il popolo, e non lo lasciate attender all' opere, che fanno? nel qual luogo dice Origene, [Orig. in ex. hom.3 à med.] che Faraone non disse mai niente, mentre, che 'l popolo stava occupato nell' opere della terra, & del fango: Ma quando volse andar à sacrificar' à Dio, all' hora si lamentò Cosi (dic' egli) [Exo.3.] se il Sacerdote ò altro dottore eccitarà (come un' altro Moisè & Aaron) gli animi de gli huomini à servir à Dio, & à lasciar il mondo non mancaranno mille Faraoni, i quali diranno, ecco che costoro seducono gli huomini, & pervertono i gioveni, l' opinione de' quali il dottor Angelico San Thomasso chiama diabolica, [S. Th. quo.3. art.11] & all' incontro dice esser' opera di grandissimo merito appresso Dio, se uno con sincerità d' animo, & charità senza fraude, & inganno essorta un' altro ad entrar nella Religione; perche quando questo non si potesse fare; non direbbe San Giacomo [Iac.5.] chi farà convertire un peccatore dall' error della sua vita, salvarà l' anima di colui dalla morte, & coprirà la moltitudine de' suoi peccati; & cosi San Paolo sarebbe male ad essortare i Corinthij alla virginità; dicendo, [1.cor.7.] Io voglio che tutti siano come son' io. Et io dò loro questo consiglio, come persona, che hò conseguito che ho conseguito questa misericordia da Dio. Nondimeno San Paolo non sapeva, che quelli ch' egli essortava, havessero da perseverare, ne che fossero tutti chiamati dallo Spirito Santo. Et chi sarà così audace, temerario & empio, che habbia ardire di condennar San Paolo? Egli essorta ad una cosa di sua natura buona; lasciando però in sua libertà ogn' uno. Cosi diciamo di quelli, i quali essortano alla Religione; che non saranno senza mercede, quando lo fanno per carità, & con prudenza, proponendo semplicemente le commodità, che l' huomo haverà dentro la Religione di far bene, le utilità spirituali, che ne cavarà per se & per altri, il merito grande, che conseguirà, & altre cose simili, che sogliono muovere, gli animi di quelli, i quali ò non sapevano, ò non vi pensavano. Hor se uno fà bene ad essortar un' altro à pigliar qualche indirizzo & partito buono della vita sua, che li possa giovar' à vivere honoratamente, come di attender alle lettere, di servir à qualche Principe, andar' alla guerra giusta, d' imparar qualche arte, ò cose simili; come non farà bene chi essorta à pigliar il meglior partito della sua vita per salvarsi, & più sicuro, che si possa pigliare? Onde se hà da esser mala tal' essortatione; bisogna, che sia per qualche cosa aggiunta di fuori via, che di sopra chiamammo circonstanza depravata, overo per accidente. il che nella persona, ò del fine, ò del modo. & quanto alla persona può esser male da parte di colui, il qual' essorta, et persuade: se lo fà per mal fine & perversa volontà & intentione: ò da parte di colui, che è persuaso, se non è atto alla Religione, per qualche impedimento delli numerati di sopra, non essendo lecito all' huomo senza revelation di Dio essortar un' altro à far cosa benche in se buona, la qual facendo farebbe contra il voler di Dio. Solo Iddio può inspirar, & essortare da se ò per mezzo d' altri ch' egli volesse servirsi d' instrumento à qualche cosa buona, la qual però non volesse, che si metesse in opera, contentandosi della buona volontà della persona, à la qual manda a tal inspiratione. Altrimenti, se tu essorti uno alla Religione, il quale tu sai esser inhabile tu venghi à far contra il voler di Dio, il quale non vuol, che quelli, che non son' atti, lo servano in questo modo. Il medesimo diciamo del fine, per il quale colui entra, è malo, overo, se si persuade per male. Il modo ancora può esser cattivo, quando per forza si tira alla Religione; il che è prohibito da' Canoni. [Can.20. q.3 pref. S. Th. quo.4. ar.23. ad 17. allici.] overo per Simonia & patti iniqui, overo quando v' interviene inganno: mentre che si riferisce l' instituto della Religione altrimenti di quello, che in verità è. & cosi peccarebbe uno, che tacesse la strettezza della Religione à la qual essorta d' entrare: overo ancor se tacesse la troppa larghezza. perche dal primo potrebbe nascere, che quello che vi entra non potesse soffrirla, & poi fosse astretto ad uscirne con sua vergogna, et della Religione ancora; dal secondo potrebbe nascere questo grande inconveniente, che entrando egli per attender alla divotione & disciplina religiosa, e trovando poi gli altri tiepidi & dissoluti, diventasse com' essi. Perche questa è la natura dell' huomo d' imitar quelli, con chi longamente conversa: Il che però s' intende per il più, perche fra' buoni Apostoli, fù Giuda cattivo, & fra i cattivi Gentili, Giob fù santo, così Noe, cosi Abramo, & altri. Ma levate queste circonstanze, non può negare alcuno senza grave errore, che non sia bene, & di grandissimo merito l' essortare, persuader, & indurre gli huomini alla Religione. perche all' hora non vi può esser pericolo alcuno di quelli che dicono gli adversarij. perciò che quando colui, che esorta con carità, scuopre sinceramente la qualità, & lo stato della Religione; & colui il qual' è esortato pensa molto bene a i casi suoi, se li conviene, ò nò pigliar tal' instituto, fà oratione, & prega Iddio, che l' inspiri il meglio: il che facendo con sincero & divoto cuore, è illuminato, & in un certo modo certificato della volontà di Dio: la quale sequitando non può errare. Onde potrebbe dire nel giorno del giuditio, come dice Ricardo de S. Vittore. [Lib.1. de Tri. cap.2.] Signore, se io sono ingannato, tu n' hai ingannato. Et quando bene non perseverasse dipoi nella vocation sua, non seguita però, che non sia stata vocation di Dio. Es cosi si risponde all' obiettione de gli adversarij, che Christo non chiamò solamente coloro, i quali haveano da perseverare; come si vede in Giuda, che fù chiamato da Christo, & non perseverò. perche sempre alli chiamati resta il libero arbitrio, & possono abbandonare la via stretta, la qual haveano presa, & ritornar alla larga, come fece quel giovine convertito da S. Gio. Apostolo, [Abd. babil. lib.5. clem. ales. Euseb. lib.3. hist. c.17. seu [sic] 23. Chrisos. ep.1. ad teod.] che dipoi si fece capo di ladroni, ma ritrovato di nuovo dal Santo, fù ridotto alla buona strada. All' altro dubio, che non si sà, quando un' essortato da un' altro, se sia tirato dallo Spirito Santo dice, che facilmente si può sapere (quanto patisce la fragilità humana) se con attentione si considerano le circonstanze dichiarate di sopra, che si richiedono in uno, che s' hà da fare Religioso, cioè s' egli è habile; se si muove per buon fine, cioè per acquistar la perfettione: & se mette tutta la sua speranza nel divino aiuto. perche quando vi sono queste cose, non si può dire, che sia tirato per forza, ne manco dall' huomo: perche niuna voce d' huomo è bastante per se stessa à mutar la volontà d' un' altro huomo al bene, senza l' aiuto di Dio, che parla al cuore: & cosi all' hora non è l' huomo, che parla, ma Iddio, che parla nell' huomo, & da efficacia à quelle parole di muover quello che ascolta. cosi disse Christo a' suoi Discepoli; [Matt.10.] non siete voi, che parlate: ma è lo spirito del mio Padre che parla in voi. & questo si vede ancora più chiaramente, perche uno parlerà della Religione à due nel medesimo tempo, & non dimeno un solo di quelli si risolverà d' entrarvi, come si vede ancora nella predica, che uno si convertirà, & altri nò. A quello poiche dicono, lascia far allo Spirito Santo, che esso bene lo saprà chiamare se lo vorrà, dico, che non s' hà da lasciar à lui solo, perche Iddio si serve il più delle volte del mezzo de gli huomini per la salute d' altri huomini, come si vede nella conversione del mondo, che se servì al principio de gli Apostoli, & poi de gli huomini Apostolici. A quello, che dicono del proselyto, rispondo, [Matt.23.] che Christo riprende i Farisei che per vana ostentatione cercavano di tirar qualche Gentile al Giudaismo, ma con il mal' essempio loro, lo facevano diventar peggiore di loro. Si che questo non fà al proposito, poiche l' istesso Christo, & i suoi Apostoli fecero proselyti, & convertirono il mondo alla fede non per ostentatione, ma per vera carità, & zelo delle anime. & cosi fà chi essorta alla Religione con le debite circonstanze, & perche può essere, che uno erri in eleggere la Religione à se, & alla sua natura manco conveniente, applicando l' animo più ad una, che ad un' altra, più à un luoco, che ad un' altro: il che fà il Demonio, ò perche non perseveri, ò perche viva mal contento, ò perche perdi il merito vivendo largamente: però è bene, anzi necessario, che apri molto bene l' occhio sopra ciò: ne si lasci tirare ò dall' antiquità della Religione, ò dall' austerità della vita, & dell' habito, ò dalli Santi, che per il passato fiorirono in detta Religione. ma hà da considerare diligentissimamente le cose seguenti. primieramente, se nella Religione dove vole intrare, s' osserva perfettamente, & esattamente la communità de tutte le cose. tal che niuno habbia ne denari, ne altra cosa appresso di se, ne appresso d' altri come propria, perche la proprietà, è direttamente contra il voto della povertà. l' altra cosa che s' hà da vedere, e se ivi s' osserva la fraterna charità, & concordia: à tal che fra i Religiosi, non vi siano consentioni, dispareri, discordie, ne disunione d' animi. Terzo hà d' avvertire, che ivi non regni l' ambitione, ne desiderij di honori, ne d' altre cose simili. ma che ogn' uno attenda à servire à Dio in santa semplicità: & che più presto desideri d' essere humiliato, & abbassato per amor di Dio. Quarto vegga bene, che ivi fiorisca la virtù della santa obedienza verso i superiori, & che perfettamente si osservi, non facendosi cosa alcuna di proprio capo. poi che questa è la chiave della Religione, & regola del vivere come si deve religiosamente. Quinto, che non habbia più conversatione con i parenti, ne maggior affetto verso di loro, di quello, che conviene à una persona spirituale, & morta al mondo. Sesto, che il zelo della salute della anime, talmente si conservi, che non si perdoni à niuna sorte di fatiche, & che non si ricusa niuna sorte di travagli, benche grandi siano; sapendo, che sono chiamati alla Religione, prima per aiutar se medesimi, & con la medesima charità, ad aiutar li prossimi loro.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.