Se la divina inspiratione facilmente, ò con difficoltà si conosca.
Cap. VII.
Quelli, che hanno prese l' armi contra la Religione, & senza timor di Dio la impugnano, & cercano con tutte le forze, & saper loro di mandarla per terra; dicono, che non solamente è difficile, ma, che è impossibile à conoscer, se il pensiero, & proposito d' entrar in Religione sia inspiratione divina, senza una longhissima esperienza, & prova di molti anni, biasmando quelli, che vi entrano, & quelli, che li riceveno senza queste esperienze & prove, & si pensano di confermar questo lor errore con quelle parole, che dice San Gio. nella sua prima canonica, [1.Io. cap.4.] esortando gli huomini à star sopra di se per non esser ingannati. Nolite (dic' egli) credere omni spiritui, sed probate spiritus, si ex Deo sint, cioè, non vogliate credere ad ogni spirito, ma fate pruova delli spiriti si siano da Dio. & come si potrà provar (dicono) questo spirito, se è da Dio, se non con aspettar molto tempo, & veder, che riuscita farà? se starà saldo nel proposito, sarà segno, che fù da Dio. perche come disse Gamaliel. [Act.5.] Si ex Deo est consilium hoc, vos non poteritis illud dissolvere, cioè, s' egli è da Dio questo disegno, voi non lo potrete disfare. & nondimeno vediamo, che molti di quelli, che entrano, escono, & ritornano al vomito con iscandalo d' altri. che se havesser' aspettato, si sarebbono mutati prima: & non havrebbono dato, ne darebbono con la mala vita, che menano, tanto scandalo. Aggiungono alle cose sopradette, che non può esser inspiratione di Dio, di colui che pur hieri stette con la meretrice, & hà sempre menato una vita infame, & si è rivolto in ogni sorte di peccati. & se Dio non chiama molti huomini santissimi, che stanno nel mondo, manco chiamarà la feccia de' tristi, come sono alcuni di quelli, che vi entrano. Di più vediamo, che molti si pentono d' esservi entrati, & ne uscirebbono volentieri se potessero; ma il voto & la vergogna li ritiene; sconsigliano ad altri, che non vi entrino, biasmando ancor molte volte la strettezza della Religione. & come non sono questi chiari, & manifesti segni, che la loro non fù vocatione di Dio? lascio l' altre pazzie, che questi tali dicono in confirmation dell' error loro. & vengo ad un' altra sorte di persone amorevoli (non nemici come quelli) della Religione, i quali si sentono mossi à quella: ma sono travagliati grandemente; perche non veggono in che modo habbiano à conoscere l' inspiratione distintamente da gl' altri pensieri, ò imaginationi proprie, & puramente humane. Onde hanno paura di non esser ingannati col pensar forse, che sia inspiratione quella, che veramente non è; fondati sopra d' una loro certa imaginatione; cioè, che à pena gli huomini santissimi, esercitati molto nelle cose divine, possano conoscere questa differenza. Io à consolatione di questi tali, & à confusione delli primi, mostrarò quì con la gratia di Dio, il modo, con il quale senza difficultà alcuna si potrà conoscer la differenza, che vi è fra divina inspiratione, e fra gli altri pensieri, over' imaginationi. il che sarà, se con diligenza consideraremo, che cosa propriamente convenga all' essenza dell' inspiratione, separandola da ogni accidente, che li potess' essere con esso, & congionto. E dunque l' inspiratione divina una cosa di sua natura buona, & consequentemente cagionata da chi è autor d' ogni bene, si per quello, che di sopra habbiamo già detto, si per esser lo stato Religioso dignissimo, & grandemente opportuno per acquistar il fine sopranaturale dell' huomo con mezzi efficacissimi, che per ciò hà eletti; si finalmente per esser altissima la professione del Religioso, poi che non contentandosi di qualsivoglia grado di santità, procura di pervenir al compimento, & consumatione d' ogni perfettione, la quale cosi facilmente non potrebbe conseguir colui, che è chiamato da Dio; nella vita seculare, & commune; dove solo si hà riguardo à quello, che commanda Iddio, & à che precetti si habbiano da osservare sotto pena della dannatione; dove se pur gli altri lo servono, lo temeno, & credono in lui; nondimeno non lo conoscono, non lo gustano, ne uniti à lui con vincoli d' amore cosi dolcemente gli adheriscono, come si può fare nella Religione. E se pur alcuno volesse dire, che l' inspiratione con tutto ciò avverrà per qualche circonstanza, ò come di sopra chiamammo accidente cattivo, che toglierà, & offuscarà la bellezza, & candidezza sua; come chiaramente si può vedere nell' altre opere molto sante, & lodevoli. Come per essempio: se tu digiuni, fai un' opera buona: ma se lo fai per esser veduto, & lodato da gli huomini, l' opera, che da se era buona, con la perversa intentione diventa cattiva. Similmente tu fai limosina a' poveri, opera santa: ma se lo fai di robba d' altri, tu imbratti l' opera, che sarebbe stata buona, se questi denari fussero stati tuoi. Questo stesso debbiamo pensare dell' inspiratione alla Religione, cioè ch' essa è di natura sua buona, & che viene da Dio, come dice Giob. [Iob.32.] Inspiratio omnipotentis dat intelligentiam. Però all' hora saprai, che non nasce da Dio, quando che haverà congionta alcuna circonstanza cattiva, ò da parte del fine per il qual entra, ò del modo com' entra. Et prima quanto à quello del fine: dico che il fin cattivo non può star insieme con la divina inspiratione: come per esempio, se alcun pensasse d' entrar in Religione per farsi ricco, per rubbare, ò per sola disperatione, per andarli tutte le humane à traverso, & non per amor di Dio, ne per desiderio della perfettione, ma solo per haver da viver più commodamente nella Religione, & per uscir dai travagli ne' quali si trova. Ma altro sarebbe, se pigliand' occasion da i travagli del mondo, si risolvesse di servir à Dio da dovero, et per il fine che dee; il qual è d' acquistar la perfettione. Et di quì si può intendere, che color, i quali entran in Religione per istar più commodi temporalmente, per diventar famosi predicatori, & per acquistar da ciò gran fama, & per esser prelati, per haver ufficij, & dignità nella Religione, di quì dico si può veder facilmente, che questi tali non entrano chiamati dallo Spirito Santo, onde fanno male coloro, i quali esortano alcuni ad entrar nella loro Religione: con dire, che potranno esser de' primi per l' habilità dell' ingegno, per la nobiltà, & per altre parti; i quali poi non riescendo, stanno sempre inquieti: & se riescono, hanno il fine bassissimo, che pretendevano (entrando) indegno di cosi nobile stato, com'è quello della Religione. Et se ben' è vero quel che dice S. Thomaso, & altri, che si posson' i giovanetti allettar con doni, & con presenti: non parlano però di quelli, che si propongono un fin' alieno da questo nobilissimo stato, il qual hà da esser il puro servitio di Dio, non macchiato da interesse humano, temporal, ò carnale. Il modo ancora cattivo mostra che l' inspiratione non sia da Dio, come se uno vi entrasse per simonia; overo che fidato solamente nelle proprie forze, & non nell' aiuto divino, pensasse di poter conseguir il fine della Religione, che è l' acquisto della perfettione. overo se v' entrasse per forza ò per inganni. poi che cosi non solamente non ci interverrebbe inspiratione di Dio, ma ne anco la volontà libera & deliberata, laqual è necessaria in ogni opera buona. Quanto poi alla circonstanza della persona, ben potrà esser, che non sia atta per entrar nella Religione, per cagion di qualche impedimentò, il quale starà a i superiori à veder & essaminare. [S. Th. 2.2. q.189. ar.10. ad pri. & op.17. ca.10.] Ma non però si dee pensare, che la inspiratione ancora in questa tal persona non sia da Dio, s' ella non è macchiata di sinistro fine, ò di modo inconveniente. Benche dice Climacho d' haver veduti ancor alcuni, che non havendo santa intentione, ma sforzati da necessità, pentiti dipoi, & convertiti sinceramente à servir Iddio, perfettamente riceverono il lume della gratia, & pervennero ad alto stato. Ma la inspiratione di servir à Dio per buon fine, & con i debiti mezzi sempre nasce da Dio, benche non sempre si possa ò convenga metterl' in esecutione. Perciò che, come ben' insegna S. Prospero, [Lib. adu. collatorem circa med.] quando il pensier in se, o 'l desiderio è buono, sempre vien da Dio, benche per qualche impedimento non si debba poi metter in esecutione. fù buon' il desiderio di David, [3.Re.6.] ch' egli hebbe di far il tempio, come l' istesso Iddio testificò, [1.Par.28.] & cosi non puote esser se non da Dio, dal qual procede ogni buon pensiero. Et pure l' istesso Iddio havendo lodato questo pensiero non volse, che si esequisse; ma riserbò la fabrica del suo tempio à Salomone. Ne però perse David il merito de la sua buona volontà in acconsentir à si buona inspiratione, & in far dal canto suo ogni sforzo per esequirla. Cosi ancora può accadere, che sia una persona mossa, & inspirata da Dio per farsi Religiosa, la qual però non possa metter in esecutione il suo buon desiderio per qualche impedimento, che la Religione trovarà in lei: ma non però resterà essa priva del suo merito, offerendosi all' esame, & alle prove, che la Religion' & superiori soglion fare. & potrà essere, che Iddio come sapienza infinita, il quale sà, & conosce molto bene gli impedimenti, che tu hai per farti Religioso, nondimeno ti dia questo buon desiderio per qualche altro suo occulto, & alto consiglio, tal volta perche scoprendosi poi l' impedimento, che hai per questa Religione à la qual ti sentivi muovere, tu vadi poi à cercar un' altra, per la quale tu non ci habbi impedimento alcuno. & questo lo fà per disporti più soavemente à quel, che da te pretende. tal volta, perche se ben adesso per l' età, ò per altro non sei habile in esecutione, tanto più ferventemente lo facci, havendo tu ciò molto tempo desiderato; tal volta ancora mandarà Iddio inspiratione di Religione à persone del tutto inhabili, perche sono maritate, ò per altri simili impedimenti, acciòche oltre il merito di questo buon desiderio, facciano vita più santa nel loro stato, che non facevano prima, & non potendo portare l' habito della Religione, ne osservar le cose proprie di Religiosi in tutto, et per tutto, le osservino in quel che possono, attendendo più perfettamente di prima all' oratione, all' opere pie, à la lettione de' libri spirituali, & finalmente facendo in casa loro vita Religiosa in quel che lo stato loro comporta. Si che se non conosci tu questi impedimenti in te, & ti senti mosso à servir à Dio per amor suo, rappresenta il tuo desiderio à coloro, à i quali tocca esaminar gl' impedimenti. Ma se da te stesso conosci l' impedimento, pensa nondimeno, & tien per fermo, che Iddio autor d' ogni bene ti da questo desiderio per ben tuo, perche accettandolo sia coronata la tua buona volontà. & perche non potendo esequirlo tu facci almeno quel che puoi conforme à la volontà di Dio, & consiglio de' tuoi padri spirituali. come ancor si vede che fece David, che non potendo fabricar à Dio il tempio, preparò nondimeno molt' oro, & molta materia per farlo. Et chi desidera saper quali siano quest' impedimenti da parte della persona, li potrà in comune veder da questi capi. [S. Th. 2.2. q.89. ar.8. ad 2. & ar.9 S. Th. 2.2 q.89. ar.45. & 6. & quid: 3.c.11 & fusius, l.4. ar.23.] se non è libero, & di sua potestà, come sono li schiavi senza consenso de' loro padroni. le persone maritate, i debitori avanti, che paghino i debiti: Cosi ancor i fanciulli maschi non posson' entrar avanti à li 14. anni, ne le femine prima de li 12. senza licenza de i loro parenti. ne manco i figliuoli grandi, i quali hanno i parenti si poveri, che senza l' aiuto loro non possano vivere. I padri similmente non posson' entrare, se prima non proveggono à le necessità de' figliuoli, che non si potessero provedere da se stessi. I Vescovi ancora non posson' entrar in Religione senza licenza del Papa; perche sono in uno stato da se più perfetto, & perche hanno le Chiese loro per ispose. Ne meno può entrar colui, la cui entrata apportasse qualche gran danno à la Republica, & al ben' universale, come aviene tal volta ne i Prencipi, & gran Signori. Il medesimo si dee dir di colui, che non hà il giuditio sano, ò vero, che non è atto à far cosa alcuna di quelle, che si fanno, ò s' osservano nella Religione, il che toccarà à giudicar alli superiori, i quali sanno il proprio instituto. Perciòche per esempio, uno, che hà bisogno di mangiar carne non è habile ne atto per la Religion de Certosini, i quali non mangiano mai carne. ne manco uno stroppiato, overo infermo, ò tanto mal sano, che sia per dar gravezza alla Religione senz' aiuto alcuno. Si che per tornar al nostro proposito, quand' alcuno si sente tocco interiormente, & infiammato di desiderio d' acquistar la perfettione, & di servir à Dio nella Santa Religione, intenda senza dubio alcuno questa esser' inspiratione, & vocation di Dio. la ragion' è questa. Tu sei chiamato à far' un' opera eccellentissima, che è il servir à Dio in uno stato più perfetto, che non è quello, nel quale tu ti trovi nel secolo: Tu lo fai per puro amor di Dio, e ti fidi tutto nell' aiuto, & gratia sua; tu non vuoi usar modi inconvenienti per entrar nella Religione, dunque la vocatione, & inspiration' è da Dio perche il Demonio non inspira al bene, ma sol' Iddio autor, & fonte d' ogni bene. Però non conoscendo in te impedimento alcuno de i sopradetti, vattene sicuramente dove sei chiamato, perche non vi è pericolo alcuno d' inganno. Et cosi dalle circonstanze predette si può facilmente raccogliere, che colui il quale vuole lasciar il mondo, & entrar nella Religione dee resignarse intieramente nelle mani, & voler di Dio, per esequire prontissimamente quanto gli ordinarà: & non dee per modo alcuno desiderare rivelationi, miracoli, ò vero altri segni esterni, fuor del corpo, & ordine commune, conforme al quale Iddio communemente suol' operare, ne manco dee aspettar ò desiderare di voler sentire un' ardore, & una fiamma tale nella volontà, che li paia di abbruciar di dentro: ma li dee bastar, & si dee contentar del lume ricevuto da Dio, con il quale conosce chiaramente, mediante le predette circonstanze, che chiamato da Dio alla Religione, & che questo ricerca da lui suo divina Maestà. poi che egli si sente chiamar interiormente, & non hà impedimento alcuno delli sopradetti; ne si muove per altro fine, che per acquistar la perfettione, per mezzo de i tre voti essentiali della Religione, di Povertà, Castità, & obedienza, & mette ogni sua speranza in Dio, che li darà forze, & gratia bastante per poterla conseguire. Non è pericolo, che questa vocatione, limitata con le predette conditioni, & circonstanze, proceda dalla carne, la quale non hà, ne può haver da se tale inclinatione, anzi sempre cerca gli agi, i commodi, le delicatezze, il riposo, gli honori, le grandezze, & altre cose simili: & fugge il patire la mortificatione, la bassezza, il dishonore, la povertà, & ogn' altra cosa al senso repugnante. Ne manco può esser dal Demonio, il quale hà in odio la castità, & continuamente l' impugna insino all' ultimo della vita. li dispiace sommamente l' obedienza, fondata in grandissima humiltà, poi che esso superbissimo, non volse star sotto l' obedienza di Dio: & cerca di far fuggir, & abhorrir la povertà come cosa pestifera. Di qui è che persuade i furti, l' inganni, le oppressioni, gli homicidij, & altre cose simili, che si fanno per haver la robba d' altri. perche sà bene, quanto ella sia forte laccio per tenere gli huomini al suo servitio, non è pazzo, ne sciocco il Demonio, che egli stesso voglia persuader' à gl' huomini il porto sicuro della salute, qual'è quello della Religione: anzi h tanto in odio questo stato, che cerca con mille inganni, & bugie d' impedir quelli, che vi vogliono entrar per mezzo de i parenti, de gl' amici, & della carne propria, proponendo le difficultà, i travagli, le pene, & i tormenti, che entrando patiranno. Con queste, & altre simili persuasioni à molti poco accorti persuade, che se ne restino nel secolo, & se pure ad altri più accorti non può far, che restino nel secolo, cerca di farli entrar in una Religione, inconveniente alla natura di colui, che è chiamato, acciò che non potendo perseverare habbia da uscire, ò vivere, non come conviene à Religiosi, & cosi vedendo uno risoluto di farsi Religioso, alle volte persuaderà, che entri in luogo, dove non si vive Religiosamente, acciòche il fervor di questo tale s' intepedisca, & isvanisca, & cominci egli ancor à vivere largamente. alle volte persuaderà d' entrare in luogo, dove sia più fatica di quello, che le forze d' uno possono sopportare, acciòche habbia da uscire, ò vero da vivere scontentissimo tutto il tempo di sua vita. Però fanno male quelli, che senza pensar più oltre, che tanto, & senza prima consigliarsi con Dio, per mezzo dell' oratione, ò con huomini prattichi, & da bene, si lasciano tirare da un certo impeto di volontà cieca ad una Religione senza saper l' instituto qual sia, ò se si osserva; ò vero senza veder bene, se essi lo potrann' osservare. perche l' uno, & l' altro è pericoloso; il primo di raffredarsi, & intepedire, l' altro di uscir poi della Religione. E` cosa bonissima, & utilissima l' entrare in Religione, ne (parlando in universale) il Demonio essorta niuno à intrarvi, il che si può vedere delle circonstanze, che habbiamo posto di sopra, ma in particolare quale Religione convenga ad uno, & qual' ad un' altro vi possono esser molti inganni, & però bisogna star molto sopra di se, & consigliarsi con huomini da bene, & prattichi in questa materia, & che non cerchino altro, che il puro honor e maggior servitio di Dio, & aiuto spirituale di quello, che è chiamato, perche questi tali haveranno risguardo alla natura di ciascheduno, & non consigliaranno un debole, che entri in Religion' aspra, che un melancolico vada alla solitudine, ò dove non parlino insieme i Religiosi, che un forte, & robusto, & che hà bisogno di mortificar la carne, vada dove si vive in delitie, & con delicatezze: ma consigliaranno sempre al meglio: dal che nascerà la vera, & utile risolutione, senza pericolo d' inganni, & illusioni diaboliche, dalle cose sopradette si può raccogliere, che fanno male quei padri spirituali, & Confessori, che si fanno promettere (alle volte etiam con giuramento, overo voto) ubedienza da loro penitenti, di fare quanto, come à persone, che trattano più con Dio, & sanno meglio quello, che lor convenga per la salute. & poi lor diranno, che entrino in questa ò quella Religione, senza, che quelli mai habbiano havuto, ne pur una minima volontà d' intrarvi; dicendo, che questa è la più secura strada di salvarsi, & d' acquistar maggior merito, et gloria appresso di Dio. aggiongendo, che questa cognitione à chi l' hà è bastante vocatione, & basta per obligarli in conscienza à farsi religiosi, i quali per il rispetto, & credito, che hanno alli padri spirituali, & Confessori, fanno quanto lor dicono. ma dopo si trovano mal contenti, & vivono in grandissimo travaglio, & alle volte escono della Religione. Altri sono, che fanno l' istesso, ma per impedirli, che non entrino in Religione, sotto pretesto, che nella Chiesa di Dio, vi è tanto bisogno d' huomini secolari, che diano essempij all' altri secolari di buona vita, & che cosi faranno più frutto, che non fariano nella Religione, overo persuadono, che si faccino preti secolari, perche saranno più utili alla Chiesa, perche haveranno più autorità con li secolari, & vi potranno attendere più liberamente, & spender più tempo con essi, che non fariano, se s' inchiudessero nella Religione, questi ancora fanno male; persuadendo questo à persone, che veramente sono chiamati à Religione, dove si osserva l' instituto, & regole; havendo eglino le cose, che habbiamo detto di sopra esser necessarie per tal effetto. perche se Dio li volesse nel secolo, non daria loro quel vivo, & efficace desiderio di farsi Religiosi. il che fà, perche sà questo esser loro più utile. perche forse restando nel secolo liberi, si mutariano di proposito per le molte occasioni, che in esso si trovano. & cosi il luoco di salvarsi, si dannariano: ò vero perche Iddio se ne vuol servire nella Religione, et per questo l' hà eletti. ne stà all' huomo. quando la volontà di Dio è manifesta, (come quà si presuppone) voler fare che un' altro li serva in altro modo di quello, che egli vole. come chi volesse metter uno in corte d' un Cardinale, per Secretario, volendosi esso servir di colui per Camariero, non per Secretario. Cosi accaderia quà seguitando il parere di questi tali. Hora non sarà difficile risponder' à gli avversarij della Religione: poiche habbiamo sodisfatto al dubio de gli affettionati alla Religione. Quelli dicono, che s' hanno da provar li spiriti, se sono da Dio. è vero. ma non si hanno da provar al modo, ch' essi dicono con aspettar la riuscita, perche s' ella sarà male, è segno, dicono, che non fù da Dio. Ma non veggono, che mentre dicono questo vengono insieme à negare, che non Saul sia stato eletto da Dio, & Giuda da Christo, il che è contra la Sacra Scrittura, perche quei due da buoni principij hebbero cattivo fine, & con la vita persero ancora l' anima, anzi pare, che costoro vogliano difender l' empio, & perverso dogma di Gioviniano, il quale teneva, [Hier. adver. Iovin. lib.2. init. S. Th. quol.3. ar.2 ad 7. manicheis tribuit 1.Re.13. Act.13. Io.13. S. Th. 2.2. q.189. ar.10. ad pr. & op.17. ca.10] che niuno potesse diventar cattivo, se una volta havesse havuto la gratia. il che quanto sia falso, ce lo dimostra l' adulterio, & homicidio di David, del quale haveva trovato un' huomo secondo il suo cuore, & San Pietro, il quale nella Cena non haveva bisogno d' altro, che del lavar de' piedi, perche stava in gratia di Dio, & pur di là à poche hore negò Christo. Dunque chi esce della Religione per sua colpa, gli avviene à punto come à David, à Giuda, & à Pietro. Et se è mandato dalli superiori, sarà per qualche accidente, ò circonstanza mutata, & non buona, ò impedimento nuovo. Quanto à quello, che dicono di Gamaliele, che se la cosa è da Dio non si potrà mutare, nè dissolvere; benche quello, che habbiamo detti fin' hora, potrebbe bastare per risposta: poiche Adamo prevaricò dopo haver havuta la prohibitione. cosi Giuda dopo d' essere stato chiamato all' Apostolato: nondimeno voglio rispondere con la distintione de' Sacri Theologi; [S. Th. 9. de ver. 9. 23. ar. 3. ad 2.] cioè, che sono alcune cose, che Dio vuole assolutamente, & quelle non si possono mutare; altre le vuole conditionatamente, & queste si possono mutare; vuole assolutamente la conservation' del mondo, volse la predication' dell' Evangelio, & la conversion de' gentili, & così si fece, ancor che tutti li tiranni si opponessero. Però non vuole tutte le cose in questo modo, ma le propone, chiama, invita, esorta, lasciando l' huomo nella libertà sua, perche faccia quello che li piace. Voleva Iddio che Adamo non mangiasse il pomo (non assolutamente) però li diede il precetto, il che fù solamente segno che non voleva, che ne mangiasse, con tutto ciò lo lasciò nella sua libertà. Però l' huomo per sua volontà transgredì 'l divino precetto. Cosi avviene quì nelle cose, che dependono della nostra libertà. Iddio chiama uno alla Religione, acciò che perseveri, et li dà gratia (se vuole) per farlo; ma non lo vuole assolutamente senza la cooperation' & consenso della sua volontà, si che la colpa è di quel tale, s' egli esce, se non persevera, ò se prima d' entrare si muta di volontà: & molti, che lasciano d' entrare di propria volontà, se fossero entrati havrebbono perseverato. Dunque tu che ti senti chiamar alla Religione, & non hai impedimento alcuno di quelli, che habbiamo detto entra sicuramente, che questa è la volontà di Dio. à quello che dicono, che non può esser inspiratione divina di colui, che hà menato vita scelerata per il passato, basta metterli avanti Matteo, Zacheo, la Madalena, il Ladrone per serrar loro la bocca: anzi tanto più debbiamo confessare quella esser vera vocatione, & inspiratione el Signor; il quale dice, [Matt. Ro.5.] Non veni iustos, sed peccatores. & come dice San Paolo. Dove abbondò il debito, soprabondarà la gratia.