Della perfettione, merito, & eccellenza di quelli, che abandonato il mondo, vivono nella Religione.
Cap. V.

  Non è dubio alcuno appresso de' Sacri Theologi, & Dottori Santi, che quelli, che renuntiano il secolo, sprezzano i piaceri della carne, abbandonano le ricchezze, gli honori, le dignità, & grandezze del mondo, lasciano i parenti, gli amici, & famigliari suoi; & si ritirano nelli Monasterij à vivere in volontaria servitù, & obedienza d' altri; fanno una delle opere maggiori, & di maggior merito, che si possi fare in questo mondo: & che honorano grandissimamente Dio Signore, et creatore di tutte le cose. perche chi sarà tanto privo di giuditio, & senso, che non ammiri, & sopra modo non predichi l' infinita bontà, & sapienza ineffabile di Dio, vedendo una moltitudine quasi innumerabile d' huomini, dell' uno, & l' altro sesso nel fior della lor gioventù, belli di corpo, svegliati d' ingegno, ricchi, & nobili, favoriti dal mondo, honorati, & preggiati da tutti, di propria volontà, & con allegrezza incredibile, renuntiar' il mondo, spreggiar le sue pompe, lasciar' i parenti, i propinqui, gli amici, & famigliari, militare à Christo sotto la disciplina d' un' incognito, legati con voto di perpetua obedienza. Questo non è costume dell' humana natura, & conditione; trapassa i termini della vita commune, perciò che l' affetto naturale de' parenti non patisce, ne sopporta, che dispreggiamo quelli, che ci hanno generati, & produtti [sic] in questa luce; & dopò con tanta cura, sollecitudine, travagli, spese, & fatiche ci hanno allevati; nella legge naturale piantati dal Sommo fottore [sic] ne i cuori nostri, ne insegna, ne persuade, che abbandonata la propria Città, andiamo peregrinando per case aliene, & provintie fuorastiere, & questo non per uno, ò due anni, ma per tutto il tempo della vita nostra; nel uso commune de gli huomini, ci essorta, ne [e?] ci spinge à patir fame, sete, caldo, freddo, nudità, macerar la carne, con digiuni, vigilie, fatiche, stenti, travagli, & quello, che più, far guerra con li proprij affetti, & desiderij; anzi più tosto la natura inclina, l' uso insegna, l' amore spinge, i beneficij ricercano, il commune consortio sforza ciascheduno, habitar volontieri nel luoco, dove è nato; godere la dolcissima presenza de' parenti, haver cura delle proprie facultà, & ricchezze, pigliarsi piacere, seguitar i diletti. Hora quando vediamo, che si fà tutto il contrario, non può nascere dà altro, che dà una certa cognitione dell' inganno, & fallacia del secolo, che passa, & inganna; & da una ferma, & validissima speranza de i beni futuri, la quale non si può havere senza il lume, & dono della fede infusa da Dio, che misericordiosamente tira l' huomo all' istesso Dio, & lo fà di servo, libero, di nemico, amico, & di figliuolo di gehenna, herede de i beni eterni, Da questa fede illustrati i martiri gloriosissimi con grandissima carità sofferirono per Christo, fuoco, prigioni, catene, flagelli, tormenti, opprobrij, essilij, danni, & la morte istessa. da questa illustrati i Santi Anachoreti empirono i deserti, andorno errando per i Boschi, & solitudini, edificorno Monasterij, ne i quali attendevano alle divine laudi, vacavano di continuo all' oratione, attendevano al culto divino, & con le proprie mani si guadagnavano il vitto, & cosi vitavano i lacci nascosi dell' inimici invisibili. intendevano benissimo, illustrati dal divino raggio, questo secolo cattivo essere pieno di concupiscenza della carne, de gli occhi, & superbia della vita. vedevano ogni giorno gli huomini andare per i precipitij de' vitij, spreggiar la lege di Dio, non si curare de' suoi commandamenti, delettarsi de i piaceri presenti, attendere à guadagni terreni, & honori fugitivi, i quali alienano l' huomo da Dio. fanno scordar di se stesso, & spogliano d' ogni virtù. perche non possono stare insieme la luce, & le tenebre, la vanità, & la verità, la virtù, & il vitio, l' amor di Dio, & del secolo, l' opere della carne, & dello spirito, il gaudio, & allegrezza della vita temporale, & eterna, il che attentamente considerando molti per amor di Christo, si per rendere il debito culto, & honore à Dio, si per reprimere le proprie passioni, che dal fomite del peccato, & titillatione della carne continuamente nascono, si per raffrenare le proprie volontà, & desiderij, da' quali piglia origine ogni sorte di peccato, sottopongono il collo al dolcissimo & soavissimo giogo della Religione. fra' quali molti (tanto donne, quanto huomini) risplendono per santità, altri per devotione, altri per assidue orationi, altri sono eccellenti nello studio dell' honestà, altri nella costanza della patienza, altri nella purità del corpo, & della mente, altri nel zelo della giustitia, altri nell' amor di Dio, & del prossimo, altri in essempio vivo di religiosa vita. & tutti questi senza emulatione fraterna, senza alterezza di cuore, secondo la misura della fede, & gratia data loro, cercano di piacere à Dio, & di giorno in giorno accrescere il guadagno de' talenti dati loro dalla liberalissima mano di Dio. ma ecco che mentre con diligenza attendeno à queste cose, provocano contra il Diavolo, il quale grandemente s' affligge per i felici successi de' servi di Dio; quindi nasce, ch' egli acceso d' ira, & furore, eccita ogni giorno contra d' essi nove, insolite, & durissime sorti di guerre: li manda diverse sorti di tentationi, per farli cadere in qualche peccato, ò almeno per farli raffreddare nella via incominciata dal divino servitio, il che è cosa pericolosissima. Di questa sorte di guerra contra spiriti maligni dice l' Apostolo San Paolo [Ephe.6.] Non est nobis colluctatio adversus carnem, & sanguinem sed adversus principes, & potestates, adversus mundi rectores tenebrarum harum, contra spiritualia nequitie in cælestibus. Dalla quale battaglia, & guerra, niuno è libero. disponendo così il Signore, per dar materia a' suoi servi di meritare, & far profitto nelle virtù. è ben vero che non lascia tentare come loro vorriano, ma conforme alla virtù de' suoi, cosi dice l' Apostolo [1.Co.10.] Fidelis Deus qui non patietur vos tentari supra id quod potestis, sed faciet etiam cum tentatione proventum, ut possitis sustinere. E niuno si deve maravigliare, se li Demonij non lasciano di tribulare i servi di Dio, poiche essi non lasciano ne di giorno, ne di notte di conculcarli, & superarli. perche, che cosa sono altro i Monasterij, & luoghi de' servi di Dio, che esserciti d' huomini, che continuamente combatteno? questi nel corpo, & per il corpo fanno guerra in spirito, alli spiriti maligni. questi non usano visibili, ma invisibili arme. dicendo l' Apostolo. [2.Co.10] Arma nostra non sunt carnalia, sed spiritualia potentia Deo, ad destructionem munitionum consilia destruentes, etc. Questi spessissime volte spargono lagrime di divotione, gemiti di compuntione, sospiri di pietà, voti, & desiderij di Carità, le quali cose, sono contra nemici infernali dardi infocati, con i quali s' abbatte, & snerva la virtù loro, si debilità l' audacia, si scopreno l' inganni, & si superano le tentationi; la pietà, & religione di questi, la santità, l' unità, la carità, la divotione, l' oratione, la penitenza, li digiuni, la mortificatione, l' abnegatione, la povertà, il silentio, l' osservanza dell' instituto, & regole, la modestia, l' edificatione, & altre cose simili, in che di continuo s' essercitano, glorificano Dio nostro Signore, rallegrano gli Angeli, giovano a' giusti, spaventano i Demonij, aiutano i secolari, & inducono à penitenza i peccatori; & meritamente, perche ciò che fanno (parlo de' buoni) risplende di santità, operandola in essi la presenza del Signore, che dice [Matt.18.] Ubi sunt duo, vel tres congregati in nomine meo, in medio eorum sum, & di quà procede, che quelli, che stanno nelli Monasterij combattendo contra i spiriti maligni con tanta virtù, riportano tante vittorie, & trionfi, & risplendeno di tanta varietà d' opere lodevoli. ivi la povertà volontaria tiene il primo luogo; & referisce una viva imagine della perfettione della primitiva Chiesa, della quale si lege. [Act.2.] c' havevano le cose in commune et delle possessioni, che vendevano, mettevano il prezzo a' piedi delli Apostoli; il quale poi si divideva à ciascuno conforme al bisogno c' haveva. questa è la vera forma della povertà, anzi tesoro locupletissimo [sic] di quelli cioè, che renuntiando al secolo, & lasciano le cose proprie per servire più libera, & speditamente à Christo Signor nostro, à questi tali egli promette. [Matt.19.] cose grandissime, cioè il cento per uno, & la vita eterna. et chi è, ti prego, più ricco di colui, che non hà niente, et possiede ogni cosa? manca delle cose soverchie, & si serve solamente delle necessarie. dispreggia il patrimonio proprio, & diventa herede di Christo? l' entrate delli Monasterij sono tesori del Salvatore. queste sono di tutti quelli, che vivono in commune, & si distribuiscono non à piacere, et volontà di ciascuno, ma conforme alla necessità. ivi non s' hà risguardo ne rispetto alla persona del ricco, non si fà caso del potente, et nobile, ma si distribuisce Conforme alli bisogni di tutti; il che è opera Divina, esaltatione della gratia, offitio di carità, essempio di natura; il corpo humano piglia nutrimento de' cibi, il quale si divide à ciascuno membro senza contentione, ò zelo, conforme à quello, che la natura giudica convenire, et esserli utile; onde niuno d' essi si grava troppo, niuno s' usurpa quello, che ad altri conviene, et cosi stanno in pace. questa povertà della quale parliamo, rende l' animo libero dalle cure secolari, attissimo à conoscere se stesso, & ad entrare dentro di se, et ad habitarvi con somma allegrezza; à far' oratione paratissimo, allegro nella parsimonia, nel communicare liberale, nelli periculi sicuro; esercitato in ogni sorte di virtù. questa leva dal mondo, separa dalli tumulti de' negotij secolari, et conserva nel sepolcro della santa Religione. ivi lo fà riposare dal caldo de' carnali desiderij; lo libera dall' impeto delle tentationi, da' lacci del Demonio, & da horribili casi di gravissimi peccati. niuno può esplicare l' allegrezza di che è pieno, la pace, che possiede, le ricchezze spirituali, che gode, le consolationi di che è ripieno, i raggi divini da' quali è illustrato colui, che inspirato da Dio spontaneamente, rinuntia al secolo, và alla Religione, milita à Christo, niuna cosa terrena appetisce, et à niente caduco, et temporale pone l' affetto; questo tale cooperante la divina gratia, sottomette la carne allo spirito, la mente alla raggione, l' animo alla sapienza, l' affetto, & volontà à Dio, la Religione è horto [sic] concluso, paradiso di delitie, thalamo nuptiale, letto immaculato, schuola di virtù, tabernacolo di pace, steccato de combattenti, casa di santità, custodia di castità, firmamento di pudicitia, specchio di santa obedienza, torre fortissima, di dove si fà guerra implacabile, & perpetua contra spiriti maligni: quì si cavano, anzi si sradicano le spine de' vitij, quì è la securtà quasi certa della salute; per esser porto tranquillo, & rimoto da' venti di perturbatione, da' negotij secolari, da' disegni terreni da ambitione, & da ogn' altra cosa, che suole impedire il camino, & strada del cielo; quì si vive in carne sì; ma come fuor della carne, quì s' attende allo spirito, alla divotione, al fervore, ne ad altra cosa si pensa, che di piacere à Dio, & sodisfare all' obligo della Religione. la qual vita è tanto dilettevole, & gioconda, ch' ogni peso per grave che sia, pare per amor di Dio ligierissimo, breve, & momentaneo, come à Giacob, al quale parevano poche le fatiche di sette anni per l' ardente amore, che portava à Rachel, che pretendeva pigliar per moglie, è ben vero, che non i tutti i Monasterij, ne in tutti i Religiosi si trovano queste delitie, questi piaceri, queste allegrezze, queste dolcezze, & questa soavità, ma in quelli soli, che viveno bene, servano l' instituto, & regole loro, & corrispondeno al beneficio tanto grande, & tanto segnalato dalla propria vocatione; & questi tali si deveno imitare, & seguitare. Dalla perfettione di questo stato, oltre quello c' habbiamo detto, sarà bene considerare attentamente quello, che ne dicono i Santi Dottori, poiche à loro come illuminati da Dio, s' hà da credere. Dion. Ariopagita autore antichissimo, gravissimo, & santissimo, [Eccle. hier. c.5.] chiama l' ordine episcopale, ordine perfettissimo, perche s' ordina, & s' indrizza à far perfetti gl' altri. et l' ordine Monacale (del quale dice cose grandi) chiama ordine de perfetti, ch' i Theologi, chiamano stato di perfettione propria, perche il Religioso è obligato à caminare verso la perfettione, conforme à quello del Salmo; Ibunt de virtute in virtutem, Santo Basilio in un sermone della institutione del Monaco dice, [Ser.5.] che colui c' hà lasciato il mondo deve pensare d' haver già passati i termini dell' humana natura, & d' essersi dato à un' instituto molto separato dal corpo, & haver preso à imitare la conversatione delli Angeli, poi che è proprio della natura Angelica, esser libera da' vincoli, et legami terreni, ne esser tirata à contemplare altra bellezza, che quella di Dio, nella cui faccia del continuo tiene fissi gl' occhi, San Geronimo dice à una Donna; [Eph.130.] vuoi esser perfetta, et stare nel primo grado della dignità? fà quello, che fecero gl' Apostoli, vendo quello, c' hai, & dallo a' poveri, & seguita il Salvatore. il medesimo dice à Demetriade, [Eph.8] è grandezza Apostolica, et virtù perfetta vendere ciò che hai, & darlo a i poveri, et cosi leggiero, et spedito volarsene al cielo. ma questo è lasciato in poter di ciascuno. Si vis (dice Christo) perfectus esse. non cogo, non impero, sed propono palmam, ostendo premia, tuum est eligere, si volveris in agone, & certamine coronari, dice ancora molto più à Giuliano. [Ep.34] Tu dirai forsi, che questo è proprio dalla dignità Apostolica, & di colui, che vuole esser perfetto, Cur autem, & tu nolis esse perfectus? cur qui in seculo primus es, non in Christi familia primus sis? & più à basso dice, Quod si te ipsum domino dederis, & Apostolica virtute perfectus sequi cæperis Salvatorem, tunc intelliges, ubi fueris, & in exercitu Christi, quam extremum tenueris locum. chiamò estremo luogo quello dove all' hora Giuliano si trovava, quando li scriveva, che era il secolo. Et tamen non era Giuliano all' hora huomo cattivo, anzi era molto da bene, puro, casto, & con le sue facoltà, che n' haveva molte, nutriva i gregi de' Monachi. Santo Agostino, [ca.31.] De sancta virginitate; dice, [Ep.80] che quando i professori della continenza, truovano [sic] che sono superiori in opere, mercede, voto, & premio, si deveno molto humiliare. et altrove dice, che il consiglio di lasciar le cose proprie, è grande, & preclaro; et questa esser più eccellente perfettione, che non è quella delli comandamenti. Santo Gregorio dice, [8.mo. ca.15] che sono alcuni giusti, che talmente desiderano le cose del cielo, che non lasciano però le cose terrene, ma le possiedono, & ritengono per li bisogni, & necessità; ma che sono altri, che mentre interiormente aspirano al colmo della perfettione, lasciano tutte le cose esteriori, ne vogliano consolatione dalle cose di fuori, poiche di dentro sono mirabilmente consolati. Santo Bernardo dice, [De p. [p~.] & dis.] il stato de' Religiosi eccede tutti gl' altri professori della vita humana, & che fà li suoi amatori simili a gl' Angeli, & dissimili à gl' huomini; il medesimo dice in un sermone a' suoi Monachi. Quid est (gratias illi, cuius gratia hoc totum factum est) quod vita vestra, vitam Apostolicam representet? illi reliquerunt omnia, & in schola Salvatoris, sub eius presentia congregati, hauserunt aquas in gaudio de fonte Salvatoris, ipsum vite fontem, in ipso fonte bibentis. beati oculi qui viderunt; nunquid non, & vos non in presentia, sed in absentia ipsius, non ad verba oris eius, sed ad vocem nuntiorum eius simile aliquid fecistis? defendite vobis hanc prerogativam quod illi ad visum, & ad verbum: vos ad auditum, & nuntium credidistis, Dove non solo hà ardire di comparare il stato del Religioso, al stato Apostolico, ma ancora di preferirlo, per quella parte che 'l Signore disse, Beati qui non viderunt, & crediderunt. Et altrove lo conferisce al stato Angelico, dicendo, [Ser.2.] Audivimus Apostolicum, audivimus, & Propheticum, etiam Angelicum gradum, quibus nihil à nobis posse sublimius affectari. Sanè è singulus mihi videor in vobis aliquid, & magnum aliquid invenire, quis enim cælibem istam vitam, cœlestum, & Angelicam dicere veratur? & poco dopò. Ita ergo non vestro merito, sed gratia Dei estis, quod estis, quod ad castitatem, & sanctimoniam spectat. Angeli quidem terreni, aut potius cœli cives, sed interim in terra peregrini. Ma che diremo, dice egli, della Profetia? certo veggo in voi una gran sorte di Profetare, & un gran studio di Profetia, & qual' è questo? è quello, che dice l' Apostolo, [2.Cor.4.] non considerare quelle cose, che si veggono, ma quelle, che non si veggono; questo senza dubio è profetare. caminare in spiritu, vivere in fede, cercare le cose, che sono di sopra, non quelle della terra, scordarsi delle cose passate, attendere alle future, è un gran profetare: perche come potressimo noi senza spirito di profetia, dire la nostra conversatione è nel cielo? ma il testimonio di Christo per provare la perfettione di questo stato è tanto chiaro, che non hà bisogno d' altra prova. dice in San Matt. [Matt.11.] Si vis perfectus esse, & à chi lo dice? à un' huomo da bene, che tutto il tempo della vita havea osservato la legge di Dio, à questo tale disse il Signore, se vuoi essere perfetto, una sola cosa ti manca, cioè, che tu vendi ogni cosa, & la dij a' poveri, & venghi à seguitar me. Si pruova l' istesso; perche il conseglio è più eccellente, & prestante del precetto; poi che include in se il precetto, & aggiunge di più altra cosa. quello è più difficile da osservare, questo più facile, questo è sempre buono, ma quello è meglio; i precetti sono communi à tutti, grandi, e piccioli, sapienti, & insipienti, i consegli nò, anzi solamente à quelli, che spontaneamente li vogliono accettare. i precetti obligano etiam l' inviti, i consegli sono volontarij, & liberi. i precetti osservati hanno premio, dispreggiati, pena; i consegli se non s' osservano, non hanno pena, ma se s' osservano hanno maggior premio. Santo Bernardo dice, [Ser.1. Dedi. Eccl.] che la vita del Religioso è un continuo miracolo, Quod maius, inquit, miraculum, quando tot nobiles, universi deniq; quos hic video, velut in carcere aperto tenentur sine vinculis. Solo Dei timore confisi, quod in tanta perseverant afflictione pœnitentiæ, ultra virtutem humanam, supra naturam, contra consuetudinem. già vedete credo, quanti miracoli potressimo ritrovare, se volessimo curiosamente investigare l' uscita di ciascheduno dall' Egitto, & la strada per la quale venne, cioè la renuntia del secolo, l' entrata nel Monasterio, & la conversatione in esso; la perfettione di questo stato. si può vedere ancora dalla grandezza, & prestanza delle cose, che si fanno in Religione. le quali non solamente avanzano le forze della natura, ma l' avanzano di modo, che non si ponno fare, senza grandissima copia di gratia. perche il raffrenare li sensi, avezzare, & sottomettere la carne alla castità, & abnegare, anzi ammazzare la propria volontà, privarsi della libertà, mettere il collo sotto il giogo d' una perpetua servitù, osservare povertà, non possedere cosa alcuna come propria, essercitarsi in officij vili, & bassi, depender sempre da volontà altrui, & altre cose simili, che sono talmente proprie della Religione, che se non vi sono, la Religione è nulla; non manco repugna alla natura, massime corrotta, che repugna à un corpo humano volere volare per l' aere.
  Si può vedere ancora da questo, che la Religione è una sorte di martirio, i quali quanto sono maggiori, tanto più presto spediscano la vita; ma il Religioso hà questo, che se bene patisce manco del martire, dura non dimeno più il suo patire; il martire dà la vita per Christo, il che non è dubio, che sia accettissima. [D. Th. in 4. d.45. ar.1. que.2. ad 3.] ma il Religioso dà l' opere di tutta la vita, la quale molte volte dura insino all' età decrepita. e non è dubio, che molti anni di Religione spesi bene, & conforme all' instituto, regole, & professione, vagliano più che la vita data una volta per un breve tempo al martirio, & la Religione, dove è materia abondante, & copiosa di merito, ma il guadagno della Religione è manco pericoloso, & più sicuro; perche molti, ch' andavano allegramente al martirio, mancorno poi per l' acerbità delli tormenti. onde Santo Cipriano, [Ser. de lapsis.] piange amaramente la perdita di molti, che etiam prima della battaglia, solo per l' editto del Tiranno, rinuntiorno à Christo. Santo Gregorio dice, [Ho.35 in evan.] che sono due sorti di martirio, uno della mente sola, l' altro della mente, & dell' opere, et cosi potiamo esser martiri ancora senza ferro; se noi patientemente sopportiamo l' ingiurie, amiamo quelli, che ci odiano, & perseguitano. Santo Agostino dice, combattiamo contra la mortifere, & venenate [sic] carezze della cerna, sapendo, che in questo non ponno mancare martirij quotidiani alli Christiani, et per questo [gra.4.] Climaco chiama il stato del Religioso, stato di continuo martirio. Santo Geronimo dice, [Ep.27] che non solo l' effusione del sangue è riputato martirio; ma la divota servitù della mente immaculata è martirio quotidiano. La corona di quello, si tesse di rose, & di viole, di questo di bianchi & odoriferi gigli. & per ultimo diciamo, che la Religione fà il Religioso simillimo [sic] à Christo, specchio, essempio, & autor della Religione. Lui nacque, visse, & morì in estrema povertà, servò non in qualsivoglia modo l' obedienza, ma insino all' opprobriosa, & crudelissima morte della croce. La sua castità fù più che Angelica. dispreggiò talmente il mondo, gl' honori, et pompe sue, che fugì quando lo volsero far Re. lasciò i Parenti, & mostrò che s' hanno à lasciare, restando nel Tempio per hunor [sic] del Padre eterno spesso si ritrovava solo: per fare oratione. mostrò di non far conto de' parenti, quandi li fù detto, che stavano fuori, et lo cercavano, finalmente diede un vivo essempio di tutte le cose, c' hà da fare un Religioso, per conseguire la perfettione, alla quale per misericordia di Dio è chiamato.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.