Dell' unione che hà il Religioso con Dio.
Cap. IIII.
Acciòche meglio s' intenda di qual unione habbiamo di parlare, bisogna sapere, che si trovano sei modi di unione con Dio. il primo è per via dell' essere naturale, mediante il quale tutti li enti, & cose che sono, si congiungano con Dio, come causa efficiente, conservativa, & finale. & gli stessi Filosofi, che posero il mondo eterno, confessorno che pur depende da Dio nella conservatione, onde se gli levasse l' influsso, & mantenimento dalle creature, tutte ritornariano nel niente. il secondo è per via di cognitione, & questa può essere naturale, che à niuno manca; poi che naturalmente intesa la significatione della voce, intende che vi è Dio; vi è un' altra cognitione di Dio sopranaturale che s' ha per fede, con la quale l' intelletto s' unisce à Dio come ogetto sopra naturale, credibile, & c. il terzo è per via d' amore dono gratificante, con il quale l' huomo s' unisce con Dio, come ad amico, & amato, dandoli tutto il cuore, se stesso, & ciò che hà, et può havere; poiche amicorum sunt omnia communia. il quarto è per via di gloria, & è quando l' anima vede chiaramente la divina essentia, & come ogetto beatificativo, et in quella eternamente si riposa & gode. Il quinto è per via di materna concettione privilegiata come fu in MARIA Vergine. Il sesto è per unione personale, che è di Christo solo, & eccede gli altri modi in infinito; ma noi non parlaremo se non del terzo, & per intendere quanto importa, premetto due cose, l' una è che all' hora l' effetto stà bene, quando è unito, con la sua causa dalla quale depende non solo nell' essere, ma nella conservatione ancora; ecco l' essempio, vederai un' arbore bello, verde, carico di foglie e fiori, ò frutti, & questo non per altro se non perche è unito con la terra conveniente: cavalo, & subito lo vederai secco. così è del pesce nell' acqua, dell' huomo che respira in quest' aëre & c. cosi avviene all' huomo unito con Dio, per gratia & amore; perche è devoto, casto, puro, & liberale? & c. perche è unito con Dio, di quà viene la devotione, la castità, la purità, la liberalità, & gli altri sentimenti delle cose di Dio, il dispreggio del mondo, la mortificatione della carne, le penitenze, & ogn' altro bene. Perche come Dio è alto, inalza quelli che à lui s' uniscano, come è spirito li fà spirituali, come è potente li fà forti, come è savio, sapiente & c. anzi li fà Dij. Dij estis, dice Santo Agostino [Ps.81.] che s' hà da levare il cuore dalla terra in alto, acciò non si putrefacci, come si sà del grano, acciò non marcisca; l' affetto, & la volontà è quella che l' alza, amando ascendis, negligendo descendis. premetto secondo, che niuna creatura, anzi ne tutte insieme possino satiare l' appetito, & desiderio dell' huomo, ma Iddio solo, qui per gratia, & nel cielo per gloria; chi lo dice? l' esperienza quotidiana, & la sacra Scrittura. [Ps.16.] Satiabar cum apparverit gloria tua, era Re, haveva ricchezze, gloria modana & c. ma non si poteva quietare, perche dice S. Agostino, Fecisti nos ad te Domine, & inquietum est cor nostrum donec requiescat in te: dirai di dove nasce questa impossibiltà, che tanta diversità di creature, non possi adempire, & satiare il desiderio dell' huomo? dico che nasce dalla capacità dell' animo; che è tanto capace, che centomilia mondi non lo potriano satiare, come un granello di miglio non può impire il corpo d' un bue. solo il sigillo può impire la figura impressa nella cera, che la fece, Dio facendo l' huomo l' impresse la sua imagine; però lui solo pienamente la può impire, la figura triangulare, ma non si può impire con la figura tonda, quadra, longa, & c. l' anima è triangulare, per le tre potenze, Memoria, Intelletto, & Volontà; però solo Dio Padre Figliuolo, & Spirito Santo la può impire. Onde se li fosse concesso ascendere nel cielo, et vedere, & godere ciò che vi è, etiam la Beata Verne, [Ver- ne] & l' humanità di Christo, non saria contento: però dice David nel Salmo. [72.] Quid mihi est in cœlo, & à te quid volvi super terram? nasce secondo dalle cose istesse, perche essendo materiali, non possono impire l' anima, che è spirito, come manco si può impire una botte di scienza, ò di virtù; anzi se vi hà da intrare la cognitione di queste cose materiale, bisogna che abstrahat à materia, & faccia le cose spirituali, di qui si può inferire la pazzia delli ingordi; avari, & c. terzo non possono satiare, perche apportano con seco tante necessità, tanti travagli, tante fatiche, & c. come si vede nel cavallo, che ricerca tante cose, stalla, paglia, orzo, sella, briglia, etc. cosi la possessione, la moglie, etc. è vera quella propositione, multiplicatio vacui, non replet; la Scrittura chiama li beni temporali vanità, & bugia, [Ps.4.] ut quid diligitis vanitatem, & queritis mendacium? & questo, perche non sono sossistenti; non hanno riposo per se, perche stanno in continuo moto, & mutatione, et cosi non lo possono dare; uno si fà dottore per havere riposo, l' altro mercante, l' altro soldato, l' altro piglia moglie, etc. & tutti trovano infiniti travagli, ogn' uno si lamenta, sia pur ricco quanto si voglia, sia favorito, etc. queste cose sono banco, che stà per fallire, però leva presto il denaro, cioè l' amor disordinato prima che si serri; cioè prima che muori; non far disegni nella polvere, perche un poco di vento, ò pioggia, ò pedate li guasta; uno à pena hà havuto l' officio reggio, al quale tanto tempo è andato dietro, che muore, etc. quarto non ponno satiare, perche non si mettano dove stà il desiderio, come chi havesse la ferita in testa, & mettesse l' impiastro nella gamba; cosi aviene quà, l' animo è quello che stà male, de desidera, che cerca, che appetisce, & tu metti dinari nella cassa, compri case, possessioni, etc. ti metti un capello verde, ò rosso in testa, etc. trova cose che possino intrare nell' animo, & vederai se si quieterà da dovero; il vino nella botte non estingue la sete, i cibi depinti non cavano la fame, etc. & quando bene paresse ad uno, che dopò la vendetta, l' adulterio, il guadagno, l' honore, etc. d' esser quieto, non è veramente, mà l' imaginatione li fà parer cosi per quattro giorni, & in quelli istessi sente migliara [sic] d' altra disgusti, & scontenti. non è così Dio, ma quieta perfettissimamente. & meritamente, perche entra dove stà il desiderio; è immenso, & immutabile, ne distrahe la mente in più cose; anzi l' unisce à se sommo, & infinito bene; onde quando bene l' animo fosse più capace, sempre però saria finito, e Dio infinito. Dio si può desiderare, à Dio si può suspirare, ma che cosa sia non si può con parole, ne con pensieri esplicare, ne manco capire, & penetrare. Dio, (dice Santo Agostino) [Lib. me. c.12. m.] è senza deformità perfetto, senza quantità; grande, senza qualità; buono, senza tempo, sempiterno, senza morte, vita, senza debolezza forte, senza bugia, verace, senza sito in ogni luoco, senza contradittione si ritrova in ogni luoco, senza moto trascende ogni cosa, stà in ogni cosa, senza fatica rege ogni cosa, senza principio da à tutte le cose principio, senza mutatione fà tutte le cose. In grandezza è infinito, in virtù omnipotente, in bontà sommo. In sapienza inestimabile, nelli consegli terribile, nelli giudicij giusto, nelli pensieri secretissimo, nelle parole verace, nell' opere santo, nelle misericordie copioso, verso li peccatori patientissimo, verso li penitenti pietosissimo; è sempre il medesimo, eterno, sempiterno, immortale, & incommutabile. La volontà non lo varia, la necessità non lo corrompe, le cose meste non lo turbano, le allegre non lo gonfiano. A Dio non passano, ne succedano i tempi, ma ogni cosa li è presente; non hebbe principio, manco havrà fine. eccede, dice il medesimo, la sopraeminentia della Deità, non solo il nostro parlare commune, ma ancora la facultà delle intelligentie; meglio si pensa, che cosa è Dio, che non si dice; ma molto meglio è Dio di quello, che si pensa.
Dio è quello la cui potenza non si consuma, la cui misericordia non finisce; la cui scienza non manca, la cui potenza fà quello, che vuole. Dio è spirito incorruttibile, tutto in ogni loco, ne mai diviso. Dio, dice il medesimo, [Psal.12.] è tutto occhio, perche vede ogni cosa, è tutto mano, perche opera ogni cosa, è tutto piede, perche è in ogni luoco; quando tu odi questa voce, Dio, hai da intendere una sostanza senza principio, & fine, semplice, incorporea, & ineffabile; però più facilmente si può dire, che cosa non sia, che non si può dire, che cosa sia. Il medesimo dice, Dio, tu sei in ogni luoco, & puoi esser sentito, ma non visto; non è luoco dove tu non sij, non dimeno sei lontano dalle menti dell' iniqui; ma dove non sei per gratia, sei per vendetta. Dice Gregorio Nazianzeno [Ora.2.] intendere Dio, & capirlo con l' intelletto è difficile, ma parlarne è impossibile, cosi disse Platone nel Timeo: ma io penso che più presto s' habbia da dir cosi, la natura di Dio con niuna sorte di parole si può esplicare, ma molto manco può comprendere con l' animo, & l' intelletto, perche quello che uno con l' animo, & raggione hà capito, & compreso, forse com parole lo potrà dichiarare, se non cosi chiaramente, almeno oscuramente; ma è impossibile comprendere con l' animo tanta cosa, quanto è Iddio, non solo da huomini grossi, ma ancora da svegliati, & eccelsi ingegni, il che ancora è stato negato alle nature sublimi, che stanno appresso à Dio, benche l' intendino meglio, che noi, & alcune meglio dell' altre. Il medesimo dice, [Ora.3.] tre sono antiquissime opinioni di Dio, la prima dice che non vi è veruno Dio, che habbia cura delle cose, l' altra dice, che vi sono più Dei: la terza asserisce, che vi è un solo Dio, le due prime sono pazze, perche le cose, che si governano senza imperio & ragione, sono confuse, & perturbate; & quelle che da più Signori sono amministrate, sono soggette à discordie, & alla rovina; ma noi mettiamo un Dio, il quale benche sia trino in persone, l' essentia nondimeno, la natura, la volontà, potenza, & c. è una, communicata re lative tribus personis. Et questo basti per conoscere in parte la grandezza di Dio, & la causa, perche egli solo senza creatura alcuna possi satiare, & quetare il desiderio dell' huomo, essendo il suo ultimo, & beatissimo fine. che questo sia Dio, lo prova Santo Thomaso, [1.2. q.2.] cosi; quel bene, nel quale è la beatitudine, necessariamente hà da esser tale, & tanto, che in tutto, e per tutto adempia & satij l' appetito dell' huomo. perche non li conveneria la ragione, ne il nome dell' ultimo fine, quando li restasse qualche cosa da desiderare; et perche l' oggetto della volontà è il bene universale, & dell' intelletto il vero universale, seguita, che niuna cosa potrà sodisfare à queste potenze tanto capaci, se non l' ente universale, il quale però non si può trovare nelle cose create, perche tutte hanno finita, & terminata natura, & bontà, resta dunque che in solo Dio sia collocata la felicità dell' huomo, nel quale tutte le cose sono infinite, come havemo visto per quello che dicono li Santi di Dio. Santo Agostino dice [De mo. eccl.] tutti li huomini vogliono esser beati, ma alla beatitudine tre cose si ricercano, cioè, che quello si cerca, sia il meglio, che si possi trovare, secondo, che si ami, terzo che si posseda: perche, chi desidera quello, che non si può havere, sente pena, & chi ottiene cosa, che non s' ha da desiderare s' inganna, et chi non desidera cosa che s' hà da desiderare, è infermo: bisogna dunque, che quello, che l' huomo desidera, sia megliore dell' huomo, & che lo possi havere, & che sia sicuro, che non lo perderà mai più; perche se non fusse sicuro di questo, staria in continuo timore, & cosi non saria beato; & questo non può essere altro, che la virtù, & mediante questa unione conseguiamo la beatitudine. si che da questa unione con Dio per gratia nella presente vita, depende ogni nostro bene. Et perche il Religioso, per mezzo de i voti essentiali della Religione, che sono Povertà, Castità, et obedienza, con modo particulare più s' unisce con Dio, però è più securo della sua salute, varij sono gli effetti di questa unione, il primo è tale, che non si può esprimere con parole, ma si sente, et gusta interiormente; & ne dà segni esteriori con lagrime, singulti, & sospiri, perche l' anima per la preferenza dell' amato; s' alza sopra di se, & si vole trasferire, & in un certo modo convertire in Dio, anima, (dice Santo Agostino.) Quae Deum diligit, nihil aliud cogitare, nihil loqui potest quicquid mediatur, quicquid loquitur, amorem sapit, amorem spirat, amorem redolet. molte volte l' anima unita con Dio, si scorda di se stessa, onde si sono trovate persone rapite talmente in estasi, che se non fossero state eccitate, & fatte ritornare in se, sariano morte, tanto era la dolcezza spirituale, che gustavano nella contemplatione, il secondo effetto, è una paura di non perdere Dio, ò che non si parta, però dice con la sposa, tenui eum, nec dimittam, chi ama molto una cosa, & l' hà à cuore spesso pensa di quella, la custodisce con grandissima diligenza, spesso la guarda, spesso mette la mano, dove l' hà posta, & benche sia certo, che non è persa, pur l' affetto grande lo fa star sollecito, & vigilante; hor quanto è cosa più ragionevole, che l' huomo sia sollecito, & stia vigilante sopra la custodia del cuore suo, acciòche non perda Iddio bene infinito, & ultimo suo fine, & che tanto facilmente si può perdere, lo perse David per una guardata d' occhio, lo perse San Pietro per una parola d' una ancilla, & altri lo perdono ancora per molto manco. Il terzo effetto è una vera, & perfetta rassignatione della propria volontà nelle mani di Dio, onde non vuol altro di quello, che vuole Iddio, ed altro non pensa giorno e notte, se non come possa far cosa, che sia grata à sua divina Maestà, non vive più à se stesso, ma à Dio solo. e cosi conviene, se si risguarda l' eccellenza, & eminenza della divina natura, alla quale comparata la natura humana è quasi niente; conviene ancora perche l' huomo è opera delle mani di Dio, fatto non per altro fine, se non perche li fosse soggetto, si rivolgesse à lui, & in lui mettesse ogni sua speranza. Il quarto effetto è un dispreggio delle cose temporali, il che fà il Religioso con il voto della povertà. Il quinto è una ammirabile patienza nelle cose avverse. Il sesto è una facilità nell' orazione, & contemplazione. Il settimo è un' ardente desiderio dell' honor di Dio. L' ottavo è un zelo, & ferventissimo desiderio della salute de' prossimi. Finalmente per questa unione con Dio si evitano tutti li peccati mortali, & s' attende con ogni diligenza à tutte l' opere buone.