Del beneficio della vocatione.
Cap. III.

  Tale, & tanto grande è il beneficio che Dio N. S. fa à uno, che efficacemente chiama alla Religione, che non è lingua ne humana, ne Angelica, che lo possa esplicare, ne intelletto che lo possa capire, poiche non vi è altra strada, ne più breve, ne più certa, & sicura che ci conduca al cielo. Li secolari à guisa di navi in alto mare, esposte à venti, & combattute dalle tempestose onde, stanno on pericolo evidentissimo di naufragio: ma li Religiosi navigano nel porto remotissimi da quelli pericoli, vicini alla salute eterna, dove hanno indrizzato la loro navigatione, & cosi conviene, che conoscano, & con grande piacer' d' animo predichino, inalzino, & magnifichino questo beneficio, come il maggior di quanti Dio lor poteva fare in questo mondo, & questo è quello che il devoto Bernardo tanto magnifica dicendo, [Ser. de ingra.] grande è, & molto grande la misericordia di Dio, sopra di noi, il quale con si ineffabile virtù di spirito, con si ineffabile virtù di spirito, con si ineffabile dono di gratia, ci hà cavati dalla vana nostra conversatione di questo secolo, nel quale eravamo una volta senza Dio, & quello, che è molto peggio contra Dio. Della qual vita, anzi più presto morte (poi che l' anima, che peccava, essa moriva) bisognaria, che di continuo n' havessimo una viva imagine avanti gli occhi, & pensassimo da dovero, quanta era la nostra cecità, quanta la perversità, acciò che per questo potessimo venire in cognitione, se non in tutto & per tutto, almeno in qualche parte della grandezza della misericordia di Dio; perche se l' huomo pensa da dovero, non solo di dove è stato cavato; ma dove sia stato collocato; non solo di dove sia scampato; ma quello che habbia ricevuto; trovarà senza dubio, il cumulo di questa misericordia, eccedere, & superare quella di prima, nelle quali parole, questo glorioso santo, ci mette avanti gli occhi della mente, il luoco di dove siamo cavati, & il luoco dove siamo stati condotti, acciòche dalla consideratione dell' uno, & del' altro veniamo in cognitione della grandezza del beneficio che Iddio ci fece chiamandoci alla Religione; perche all' hora si cognosce la grandezza del bene che l' huomo hà guadagnato, dalla grandezza del male dal quale è stato liberato, come il beneficio della santità; de l' infermità era mortale, il beneficio delle ricchezze, se la povertà, era estrema; il luoco di dove fù liberato è il mondo pieno di miserie, & calamità, pieno di ambitione, & concupiscentia, pieno d' inganni, et tradimenti, pieno di fastidij, & travagli, & per dirla in una parola pieno di tutti li mali, & voto di tutti i veri beni; del quale parlando San Chrisostomo, dice [Matt. c.11.] qual' è la casa del diavolo? questo mondo; & quali sono li vasi suoi? li peccatori, & infedeli, i quali habitano in esso. quando dunque tu senti il mondo esser casa del Diavolo, fugi il mondo, acciò che tu non doventi [sic] suo servo; perche come nella casa di Dio non vi è male alcuno; così nella casa del Diavolo non vi è bene alcuno. fugi il mondo non per natura è del Diavolo, ma per corruttione; ne il Diavolo dal principio fece il mondo, ma Dio; per corruttione poi si fece del Diavolo. il mondo adunque è di Dio, la corruttione del Diavolo. Se adunque ti partirai dalla mala conversatione, benche con il corpo tu stij nel mondo, già ti sei partito dal mondo del Diavolo, & stai nel mondo di Dio. vivendo bene stiamo nel mondo di Dio, mentre peccamo, stiamo nel mondo del Diavolo, fugi adunque dal mondo, cioè, dalli piaceri, delitie, & vitij del mondo, acciò che tu non diventi perpetuo servo del Diavolo. Il mondo è via per la quale passano tutti quelli, che nascano, ma quelli solo vanno à Dio, che caminano per la via delle virtù, i quali sono pochi; tutti gli altri vanno al Diavolo. Il mondo, dice Santo Agostino, [Ps.62.] è un deserto horribile, & spaventevole, dove non si trova via di verità, ne gratia di salute, se il Padre non ci farà la via in questo deserto, cioè, se non ci mandarà il suo figliuolo, che con la sua gratia ci conduchi alla patria celeste, il medesimo dice, [Ps.65.] è mare questo mondo, amaro per la salsedine turbolento per la tempestà, crudele per i flutti delle persequutioni, [sic] è pregione, & spelunca de ladroni; dalla quale desiderava d' essere liberato David, per andare à confessare al Signore nella vita di viventi. Santo Bernardo dice. [Ser. ad fra.] ò mondo immondo, che non cessi di allacciare gli huomini, non li lasci riposare, cerchi di tirar tutti à te, tu vuoi ammazzar tutti, guai à chi ti crede, beato chi da te illeso si parte. ò mondo ingannatore, tu prometti tutti li beni, & dai tutti li mali: tu prometti la vita, & dai la morte, tu prometti quiete, & dai turbatione: tu prometti allegrezza, & dai tristezza: tu prometti di stare, e subito ti parti: non devi dunque essere amato, perche in un tratto passi, e la tua concupiscentia come fumo svanisce. O mondo traditore tu sei più pericoloso, losinghero, che molesto; tu fai più danno, quando accarezzi, che quando perseguiti. star in te, & non imbrattarsi è impossibile. però tu devi esser fugito, & abborrito, come cosa pestifera; ò infelicità del genere humano, amaro è il mondo, & si ama; come tu pensi, che s' amaria, se fosse dolce, & suave? con due schiere combatte il mondo contra i servi di Christo, accarezza per ingannare, spaventa per atterrare. non cediamo alle carezze, ne ci spaventiamo per le minacce, et cosi sarà vinto il mondo, prima s' hanno da vincere le delettationi, & poi li dolori. ma come potrà superare il mondo, quando incrudelisce colui, che non lo può vincere, quando lusinga. il mondo lusinga promettendo honori, ricchezze, voluttà, piaceri, & c. minaccia, promettendo dolori, pene, povertà, persequutioni, & c. per vincere l' una, & l' altra schiera, si ricerca fortezza, quale liberalissimamente concede Iddio alli suoi seguaci. Santo Bernardo dice, [De 7. do. SS.] che facciamo in questo mondo? & se noi vogliamo uscire, perche causa cerchiamo di tirar con noi i nostri ceppi? & mettiamo che fossero d' oro; ma molto meglio è senza essi, esser liberati, che con occasione d' essi, esser ritenuti: non bisogna far conto del prezzo, ma dovemo considerare l' impedimento. Dice S. Gregorio, [Ho. 4. in evange.] il mondo è amaro à quelli istessi, che l' amano, è le rovine sue predicano, che non si deve amare. non staria nella casa propria, che minacciassi rovina, ma fugeria quanto prima colui, che di questo s' accorgesse, benche in quella fusse nato, & allevato. hora se il mondo minaccia rovina, & stà per cadere, & noi amandolo l' abbracciamo, vogliamo essere oppressi più presto, che habitarvi; perche niuna ragione ci separa dalla sua rovina, se l' amor ci liga con le sue passioni. facil cosa dunque sarà vedendo le sue rovine, separar l' animo nostro dal suo amore. Dice il medesimo, [Ho.18] non vogliate pensare quello che havete; ma quello che sete voi. Ecco il mondo, che s' ama, passa. li Santi con dispreggio della mente calpestorno il mondo, che pareva fiorisse; et già si vede secco, & arso, con tutto ciò pare, che fiorisca nelli cuori nostri, dovunque ci voltiamo, vediamo morti, in ogni loco pianti, da ogni banda siamo percossi, in ogni parte siamo ripieni delle sue amaritudini, con tutto ciò con la mente acceccata dalla carnale concupiscentia, amiamo le sue amaritudini; fuge, e lo seguitiamo; casca, & ci appoggiamo à lui, & perche non lo potiamo tenere, con esso cascamo, & da esso, & con esso siamo oppressi. una volta il mondo con la sua delettatione ci ritirò da Dio; già con tante piaghe, con tanti flagelli, con tante amaritudini, delle quali è pieno esso istesso mondo, ci manda à Dio. vile è il mondo à Dio, dice il medesimo, [18 mo.] ma pretiosa gli è l' anima humana. chi dunque separa il pretioso dal vile, si dice quasi bocca di Dio; perche Dio per le parole di questo tale, cava l' anima humana dall' amore del presente secolo; il quale si dovria dispreggiare, benche sempre ci lusingasse, & facesse carezze; ma tanto più, quanto più ci dà tanti travagli, tante fatiche, tanti dolori, tante pene, tanti tormenti, che non bastaria l' età d' un' huomo à numerarli, bastaria ben un giorno à numerar l' allegrezze, piaceri, & contenti di cent' anni, questo dice Gregorio, dal che si può concludere, che la pazzia di quelli, che serveno il mondo è intolerabile, poiche il mondo non è altro, che un sepolcro di morti, una prigione di vivi, officina, & botega di vitij, dispreggio delle virtù, scala dell' inferno; le cui voluttà sono vane, le delettationi false, le speranze incerte, le fatiche, & cruciati certi, & perpetui, essempio di ciò ti siano tanti Re, tanti Imperatori, & tanti Signori, & grandi (lascio la plebe, & huomini comuni) del mondo, de' quali soli (se vivessero) quasi si potria coprire la faccia della terra, il mondo mostra cose nella superficie suavi, & apparentemente dilettevoli, ma di dentro mortifere, & con nascosto veleno macchiate. non è oro quello, che appare, ma schiuma, & feccia di metallo, non è mele, ma fele, non è vita, ma morte, non è fama, ma ignominia, non è bene, ma male, quanto ti porge, & come è tenuto per pazzo uno, che volendo comprare un cavallo di prezzo, attende solamente alla briglia, se è bella, & alli altri ornamenti esteriori; non si curando, che il cavallo sia sano, forte, agile, & veloce, le quali sono le proprietà d' un buon cavallo, senza le quali, non vale cosa alcuna; così, ma molto più pazzo s' hà da stimar colui, che guarda solamente l' esteriore delle cose temporali, non curando punto dell' interiore. hoggi il mondo spoglia uno per vestire un' altro, fà povero uno, per arrichir un' altro, & quello che ha fatto hoggi con quello, domani lo farà teco, perche non può arricchire niuno, senza danno, & perdita d' un altro. Il Demonio è tiranno, non patrone del mondo, vuol il tributo de peccati dalli suoi sudditi. Dice Platone, che per tre cause s' hanno d' abandonare le città, prima, quando sono più li danni, che le commodità. il secondo, quando sono più li cattivi, che li buoni. terzo quando il Principe, ò governatore è spietato, le quali cose tutte sono nel mondo, dunque, s' hà da fugire. dice Solino, che le rondine non fanno nido in casa, che minaccia rovina, & se l' han fatto prima, che la minacciasse, l' abandonano, & fuggono; quanto maggiormente si deve fuggire il mondo, che non è altro, che una mole rovinosa. Il mondo è simile alla rota da cavar acqua, la quale non si volta senza fatica, ne li vasi s' empieno tutti insieme, ma successivamente, ne un vaso se può empire, se l' altro non si vota, cosi avviene al mondo, dove la rota della fortuna non si volta senza fatica, & travaglio, ne uno può diventar ricco, senza che un' altro diventi povero; il medesimo dico de gli officij, honori, & beneficij & c. Quando il luttatore vuol vincere l' avversario, l' alza prima da terra, per gittarlo poi con maggior vergogna, & rovina; cosi fà il mondo, inalza per precipitare. niuno benche havesse grandissima sete beveria d' una fontana, nel cui fondo vedesse serpenti vomitar veleno, & altre sporchitie, cosi niuno beve della fonte del mondo, se non colui, che non guarda il fine delle ricchezze, piaceri, & altre cose del mondo. perche se da dovero mirasse il fine, vederia non esser' acqua ma veleno quello, che il mondo da à bevere alli suoi seguaci. è simile il mondo all' urtica, perche come quella con la verdura diletta gli occhi, ma quando si tocca punge: cosi egli con la speranza alletta, ma con l' opera ferisce; promette come Laban à Giacob la bella Rachele: ma come ingannatore, li dà Lia brutta, & con gli occhi guasti. Quelli che giuocano à scacchi, molte volte non veggono quelli, che s' hanno da movere per vincere il giuoco, come veggono quelli, che stanno attorno à vedere, cosi aviene à quelli che acciecati dalli piaceri, delitie, & favori del mondo non veggono il miserabile stato, in ce si ritrovano. ma quelli che stanno separati con l' affetto dal mondo, facilmente veggono la miseria, in che gli altri si ritrovano. Dicono li Filosofi, che bisogna, che la potenza sia distante con la proportione dall' obietto. di qui è, che l' occhio non può vedere la palpebra, perche frà essi non vi è distantia. cosi avviene à quelli, che stanno attuffati, & immersi nelle cose del mondo. Chi serve al mondo è simile al ragno, che si sviscera, & con tanta diligentia fà la tela, per pigliar mosche, cose vilissime; cosi il mondano tanto studio, & diligentia mette per ottenere un beneficio, officio, dignità, ricchezze, & c. quando Nabuchodonosor volse fare adorare la statua d' oro, che havea eretta, facea sonar varie sorti d' instrumenti musici, acciòche gli huomini allettati dalla suavità del suono, non s' accorgessero del grave peccato, che commettevano, cosi il mondo con simili piaceri, & false delitie cerca di fare, che gli huomini non s' accorgano della gravezza del peccato, che commettono, adorando le ricchezze, gli honori & simili cose.
  Sono simili i mondani alli putti piccioli, perche come quelli hanno paura dell' ombra, & mettono la mano al lume della candela, che lor par bello, & s' abrugiano, & piangono: cosi questi hanno paura delli digiuni, cilicij, discipline & c. & non hanno paura delli tormenti eterni; nelli quali vanno à precipitare. Il sangue tocco dalla saetta avvelenata và al cuore per aiuto, ma subito, che vi arriva dà la morte, et cercando la vita, trova la morte. cosi fà colui, che oppresso dalle calamità del mondo, ricorre à lui per rimedio, ma trova la morte, dove pensava di trovar la vita. cerca la vita, in casa della morte, cerca aiuto da chi non lo può dare, cerca il bene dove non è; adunque fidarsi del mondo, & accostarsi à lui è gran pazzia; ma fugirlo è somma sapienza. Hora che già habbiamo provato la grandezza del beneficio, che Dio fà à uno, che chiama alla Religione da parte del luoco, di dove lo cava; resta che lo proviamo da parte del luoco dove lo mette, al che servirà molto quello, che dice S. Bernardo, [Habetur in fine regul. S. Ben.] nella Religione (dice egli) l' huomo vive poi più puramente, cade più di rado; si leva più velocemente: camina più cautamente: si riposa più sicuramente: più spesso è bagnato dalla celeste rugiada; è purgato più presto: muore con maggior fiducia; et è remunerato più copiosamente. Vive con maggior purità il Religioso, aiutato da i tre beni essentiali della religione, che sono Obedienza, Povertà, & Castità, l' obedienza sradica la propria volontà, la quale è causa d' ogni male: la quale tolta che fosse non vi sarebbe più inferno, secondo il testimonio di San Bernardo. la Castità poi purifica l' anima, & il corpo da ogni bruttezza, & sensualità carnale, la Povertà leva la radice de tutti i mali, che è la cupidità; leva il desiderio d' havere, & con esso tutti gli inganni, sollecitudini, & ansietà; et cosi l' huomo restando libero dal peso delle cose terrene, s' accosta più à Dio, & diventa puro. Casca più di rado in peccato, perche nella Religione non si trovano tante occasioni di peccare: ivi non si veggono tante vanità, che tirano gli occhi, & li fanno rubbare l' anima; ivi non si odono tante detrattioni, mormorationi, bestemmie parole disoneste, etc. il medesimo dico de gli altri sensi, che imbrattano, & corrompono l' anima: nella Religione non sono male prattiche, & conversationi, che induchino, & incitano al male; anzi vi sono buoni essempij, che ritirano dal male, & inducono al bene; ivi si lasciano le male usanze, & habiti cattivi, che l' huomo portò seco dal secolo. & per questo si casca più di rado. si leva il Religioso più presto, essendo caduto in qualche peccato, per esser' aiutato à ciò, dalla frequente lettione de libri pij, devoti e santi: dalle ferventi esortationi, & dal vivo essempio de gli altri, i quali essendo caduti si levano; che più vagliano l' essempij, dice San Gregorio che le parole: li essempij sono come carboni accesi, appresso li smorzati. Camina con maggior cautela: perciòche la Religione è una schuola dove s' impara la vera sapienza di Dio. Questa s' acquista per mezzo dell' oratione fervente, & devota, la quale illumina la mente per conoscere quello, che s' hà da fare, & quello che s' hà da fugire, come il lume materiale mostra, & dove s' hà da caminare sicuramente, ancor ne i luoghi pericolosi. Nella Religione vi è il superiore, et altre persone accorte, che spesso avisando fanno che l' huomo sia sopra di se, & altri sono caduti. Riposa più quietamente, perche non è molestato dal governo temporale, dall' amor di parenti, ne dall' occupatione delle cose mondane, le quali cose tutte sogliono grandemente inquietar lo spirito. Chi comanda ad altri, ordinariamente s' adira, se non è cosi presto obedito; s' insuperbisce, & se turba, se non à le cose hà modo suo. L'amor delli parenti inquieta mirabilmente, Inalza nelle lor cose prospere, s' attrista nell' adverse; non è mare cosi turbato, quanto il cuor di questi tali; & da tutte queste cose è libero il Religioso. è Inaffiato [sic] spesso dalla celeste rugiada della divina gratia, & consolationi spirituali: al che serve mirabilmente l' humiltà, alla quale attende il Religioso, dispreggiando gli honori, le grandezze, & vanità del mondo; serve inoltre la purità dell' affetto, cercando in ogni cosa puramente Iddio, & l' honor suo; e purgato più presto. Non è huomo dice Salomone, sopra la terra, che non pecchi; ò poco ò assai; all' incontro la patria celeste è di tal natura, che niuno ci può intrare con veruna sorte di macchia di peccato, sia pur picciolo quanto si voglia, & però bisogna che sia molto bene purgato, se vi hà da intrare. Hor questo si fà più presto, & con maggior perfettione nella religione, che fuori; al che servono principalmente gli esercitij spirituali, a' quali ivi con diligenza maggior s' attende, che nel secolo. l' oratione, meditationi, & contemplationi sono frequentissime, il giorno e la notte s' attende alli divini officij, l' astinenze, i digiuni, le discipline, le mortificationi, & asprezze della carne ivi fioriscono, con le quali l' anima presto si purga: Muore con grandissima confidenza; al che è aiutato, & animato dalli molti beni, che hà fatti; si ricorda d' haver speso la vita sua nel divino servitio. d' havere osservati non solo i divini precetti, ma i consigli ancora; d' haver sopportato per amor suo tante fatiche, travagli, & stenti; d' haver combattuto valorosamente insino al fine; onde ne aspetta la corona promessa, & ricordi santi, i Demonij stanno lontano da lui non havendo, che opporli, per farlo desperare, riceve per tempo i santi Sacramenti della Chiesa, & molte volte è consolato con visioni Angeliche, havendo menata in terra vita Angelica, & da quelli è accompagnato al Paradiso. E` remunerato più copiosamente, la ragione di questo è, perche l' opera istessa del Religioso è più meritoria (cæteris paribus) che quella del laico, & questo per ragione del voto, perche il far voto è atto di latria, la quale è la principal virtù frà le morali: onde per esser atto di virtù più nobile, sarà ancora più meretorio: & cosi tutte l' opere del Religioso, per esser dedicate à Dio per il voto dell' obedienza, saranno più meritorie di quelle del laico; se l' altre cose che concorreno al merito siano uguali, cioè se sono fatte con tanta charità & c. di più, è cosa ragionevole che dando egli più del secolare à Dio, sia da quello remunerato più copiosamente. per andar alla vita eterna è necessaria l' osservanza delli commandamenti, i quali osserva il Religioso, ma non si ferma quì, anzi passa più oltre, cioè all' osservanza delli consegli, conforme à quello che disse Christo, Si vis perfectus esse, vende quæ habes, & da pauperibus, & veni sequere me, & perche il Religioso seguita Christo con ogni suo sforzo, & li dona, & consacra tutto se stesso, le dà le cose esteriori, il corpo l' anima con tutte le loro potenze, non ritenendo per se cosa alcuna, spropriandosi di tutta la sua libertà. però vien' ancora à meritar più, quanto più è, (come ben dice Santo Anselmo,) il dare l' albore insieme con i frutti, che i frutti soli. e però essendo egli più liberale con Dio, meritamente Iddio ancor è più liberale in remunerarlo: il medesimo S. Bernardo altrove chiama l' entrata nella Religione un' altro battesimo, perche per quella si muore in un certo modo più perfettamente al mondo, & si rinasce ad una nuova vita, diversa da gli altri huomini, ma simile al candor, & biaschezza de la pace Angelica, della quale è emulatrice. dalle cose predette facilmente si può inferire, che è gran segno dell' eterna predestinatione, che uno sia chiamato alla Religione, la quale è quella porta angusta, & via stretta, che conduce alla vita. Cosi dice Santo Gregorio, [34 mo.] che cosa è più angusta all' humana mente, che far contra alle proprie volontà; & che cosa è più larga, che far sempre le proprie volontà, & lasciare la briglia al libero arbitrio che vada dove vole, che faccia senza contradittione alcuna, ciò che vole? Il Religioso non hà propria volontà, havendola consecrata à Dio, con il voto dell' obedienza; ma Santo Bernardo dice, leva la propria volontà, e non vi sarà inferno. nella Religione si ode spesso la parola di Dio, come abondantissimamente habbiamo provato di sopra, & questo pur è segno dell' eterna predestinatione, Qui ex Deo est, verba Dei audit, dove San Bernardo dice alli suoi Monaci, che devono credere d' essere del numero delli eletti, poiche udiamo tanto volontieri, & con tanto frutto la parola di Dio. Christo [Luc.110.] chiama beati quelli che odono, & custodiscano le parole di Dio, ma più chiaramente lo dice Christo in San Matteo, [Matt.111.] ognuno dice egli che lascierà il Padre, & la Madre, li fratelli, la casa, & i campi per amor mio, riceverà per uno cento, & possederà la vita eterna. quello che promette è Dio, verità infallibile; il quale non può, ne vuole ingannare, ne si può mutare ne scordare della promessa, ne può essere impedito di far quello che vuole, & quello che hà promesso. adunque il Religioso è tanto bene cautelato con questa promessa, che non vi è luogo di dubitare, facendo il debito suo, la forma poi della promessa è tanto ampia, tanto magnifica, tanto chiara, & tanto manifesta, che indubitamente deve credere che sarà così, comprehende tutti, non esclude veruno, non povero, non ricco, non nobile, non ignobile, non chi lascia molto, non chi lascia poco, non chi viene la matina à buon hora, non chi viene al tardi, non chi entra nella gioventù, non chi entra nella vecchiezza, promette la vita eterna, cioè vita felicissima, & beatissima, vita piena di tutti li beni, vita che è vera, & sola vita. Nella Religione vi è la perfetta, & intiera remissione delli peccati passati, à correggere le colpe, & negligenze commesse nella vita secolare. Il che non è soverchio, & vano, etiam dopo la predetta remissione de' peccati. poiche il Savio dice, [Eccl.5] De propitiato peccato noli esse sine metu, per giuste ragioni. Et perche la vita eterna è cosa tanto grande, che l' huomo deve pensare, che mai s' hà guardato da' peccati, quanto bisognava, & il peccato è cosa tanto brutta, tanto nociva, & tanto indegna dell' huomo, che deve vendicare in se stesso li già perdonati, Come faceva David quando diceva, [Ps. 50] Lavabo per singulas noctes lectum meum, & lachrimis meis stratum meum rigabo. San Gregorio dice sopra le parole di Giob [9.m] (sciens quod non parces delinquenti) non perdona il Signor il peccato al delinquente, perche non lascia il peccato senza vendetta, perche overo l' huomo istesso con penitenze lo castiga in se stesso, overo Iddio lo castiga insieme con l' huomo che lo fece. Però diceva S. Agostino, [Possi. in eius vita.] che niuno Sacerdote, benche santo si doveria partire della vita presente, senza giusta, & condegna penitenza. & questo in niun luogo si può far meglio che nella Religione, dove sono tante cose repugnanti al senso, come sono le discipline, cilicij, digiuni, vigilie, et tutti gli altri modi di macerare la carne, che la pietà, & fervor di ciascheduno ritrova; il che vale molto à remettere & cancellare li peccati passati. dal che resta provato quello, che dal principio habbiamo proposto, cioè che il beneficio della vocatione, è uno de i maggiori, che Dio nostro Signore suole fare in questa vita alli suoi eletti.


Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@gmail.com>, agosto 2001.
Ultima revisione dell'HTML: 28 dicembre 2005.