Se sia cosa lodevole l'entrar in Religione.
Cap. II.
Christo N. S. sapienza dell' eterno Padre, luce del mondo, & maestro de gl' huomini sapientissimo, mostrò il modello del sacro stato della Religione proponendo al mondo i consigli Evangelici de quali si fann' hora i voti nella Religione; dunque è cosa lodevole l' entrarvi; l' argomento è chiaro; ne accaderebbe confermarlo, quando non si trovassero huomini tanto protervi, [sic] che hanno ardire di biasmare questo dignissimo stato della Religione, & quelli che vi entrano; & quando possono pervertir alcuno, si rallegrano come s' havessero fatto qualche bell' opera, havendo però commesso un peccato gravissimo, restando obligati a rifar il danno alla Religione quando l' havessero dato, facendo contra giustitia, come con inganni, ò con forza; & devono persuader à colui che pervertirono per quanto potranno che vi entri: anzi alcuni dicono (benche non è probabile) che essi stessi sono obligati ad entrarvi in luogo di lui. Si che non sarà fuor di ragione (per reprimere la temerità e pazzia di questi tali) provare che è cosa degna di grandissima lode il farsi Religioso, e che così sempre dopo che fù instituita la Religione, è stato tenuto, & predicato nella Chiesa di Dio, da tutti gli huomini di sano giuditio. Et meritamente poi che il fine del Religioso, non è altro che acquistare la perfettione alla quale con tutte le forze aspira. Et il Concilio Tolentino quarto, & il Tridentino [Can.49. ses.24. cano.10.] antepongono lo stato de Religiosi à quello de maritati, & meritamente: poi che questi osservano solamente i divini precetti, & questo basta loro per salvarsi: ma quelli osservano oltre li precetti, ancora i consigli dati da Christo, per conseguir la perfettione, il che possono far meglio, essendo liberi dal peso, & impedimenti che porta seco il matrimonio, come dice l' Apostolo. [1.cor.7.] Qui fine uxore est, solicitus est que domini sunt, quomodo [?] placeat Deo: qui autem cum uxore est, solicitus est quæ sunt mundi, quomodo placeat uxori, & divisus est. Così dice della Vergine che pensa alle cose di Dio, per esser santa nel corpo, et nell' anima. Che il sacro stato della Religione non sia inventione humana ma divina, disegnato da Christo vera luce del mondo, è tanto chiaro & manifesto che non accaderebbe altrimenti provarlo; se i nemici della Religione non lo negassero, dicendo che Christo non disse mai à niuno fatti Religioso; e che non chiamò i suoi Discepoli Religiosi, ma Apostoli; contra de' quali pongo come muro fortissimo, questa verità catolica. Christo consigliò quelle cose, nelle quali consiste la natura & essenza della Religione, che sono i tre voti principali, Castità, Povertà, & obedienza, & fece ancora com' un modello, & un disegno de lo stato istesso de gl' huomini, i quali vengono à comporre & à far questo sacro corpo della Religione, come vedremo di poi. Dunque Christo fù in un certo modo autore, et suasore ancora della Religione. Dimostrò la povertà quando disse. [Matt.19.] Vende quæ habes, & c. & nolite possidere aurum, neque argentum. La Castità con queste parole, [Mar.10] sunt Eunuchi qui se castraverunt propter regnum cælorum qui potest capere capiat. Dove chiaramente si vede che non è precetto, ma consiglio; & si vede ancora meglio per quelle parole di sopra dove dice, Non omnes capiunt verbum istud. Disegnò in qualche modo la obedienza perfetta che si dovea poi osservar ancor nelle Religioni, con quelle parole. [Matt.19.] Veni & sequere me, per che come dice San Girolamo, molti filosofi lassorno la roba come Socrate, Crate, Thebano, & altri; ma senza merito: però Christo aggiunse quello che è perfetto, cioè il sequitarlo. & acciòche niuno dica ò falsamente si persuada, che à quelli soli i quali chiamò con la sua bocca, & non à gl' altri, sia stato dato questo consiglio, legga quello che dice altrove. [Mar.13.] Quod uni dico, omnibus dico. Et havendo detto gli Apostoli che haveano lasciat' ogni cosa & l' haveano seguitato, soggiunse generalmente, promettendo grandissimi premij, [Matt.19.] Et omnis qui reliquerit domum, vel fratres, aut sorores, aut Patrem, aut Matrem, aut uxorem, aut filios, aut agros propter nomen meum, centuplum accipiet, & vitam æternam possidebit. Et altrove dice universalmente. [Matt.16.] Si quis post me venire, abneget semetipsum, & tollat crucem suam & sequatur me, Il che (dice S. Chrisostomo) conviene ad ogn' huomo, ò sia Re ò servo, ò di qualsivoglia conditione: niuno dunque da quì avanti habbia ardire di negare che l' entrar in Religione, non sia cosa degna di grandissima lode; poi che ella ha Christo per authore & suasore. [S. Th. op.17. cap.9.] Poi se consideriamo la moltitudine di quelli, che come buoni figliuoli abbracciando di tutto cuore i consigli dati da Christo N. S. per nostro maggior bene & utilità, hanno sottoposto spontaneamente il collo à questo suave & amabil giogo della Religione, vedremo chiaramente esser cosa lodevolissima il farsi religioso. E per cominciar da quelli, che furono come prime pietre, & fondamento di questo nobilissimo edificio: dico che furono gli Apostoli chiamati prima alla Religione, [S. Th. op.18. cap.17] che à i Vescovadi o à Pontificati, gradi più alti & sublimi di questo, ne i quali honori, non si scordarono del vivere religioso, alla quale sorte di perfettione religiosa dice S. Agostino [Lib.17 de cui. cap.4.] che si astrinsero & obligarono con voto. poi quanti altri in quegli istessi tempi, gittando ogni cosa à i piedi de gli Apostoli, imitavano il modo & instituto di vita religiosa? non era però commune à tutti li Christiani l' abbracciare quel modo di vivere, & obbligarsi à quello con voto, ma di quelli che inspirati da Dio spontaneamente volevano; & questi à fatto si spogliavano d' ogni cosa, [Act.2. 4.] senza ritenersi attione alcuna, ò ragione à quelle; non era cosi de gl' altri. Onde S. Pietro disse ad Anania, [Act.5.] Nonne manens tibi manebat, & venundatum in tua erat potestate? Ma di quei che s' erano obligati à quella povertà volontaria; l' essempio de' quali hanno poi preso & seguito le Religioni. dice che [Act.2.] habebant omnia communia: Hora da questi essempij commossi poi moltissimi vennero quasi à far' esserciti innumerabili di Religiosi, & poveri Evangelici, come ne rendono testimonio, Eusebio, Girolamo, Cassiano, & altri authori, [Eus. li.2. Hist. cap.16 2. 17. [16 | 2. 17.] Hier. lib. de vir. ill. cap.4. 5. 6.] i quali habitando prima dispersi nelle spelonche, & luoghi deserti & sequestrati dal commercio & familiarità de gl' huomini furno di poi, massime da S. Basilio, nell' Oriente, & da S. Benedetto nell' Occidente uniti insieme ne i Monasterij, & con ottime & sante constitutioni et regole mirabilmente accresciuti. Ne sono mancati ne i tempi seguenti Padri santissimi, & celebratissimi i quali spinti da quel santo spirito che move i cuori de gli huomini ad ogni bene, hanno fatto l' istesso in varie parti; come sappiamo di un' Agostino, Domenico, Francesco, Brunone, Gio: Gualberto, Ignatio, & altri nelle cui religioni sono fioriti innumerabili huomini in santità & lettere; come hoggidì ancora fioriscono, & hanno mirabilmente illustrata, auitata, & sostentata la Chiesa di Dio. Onde quasi quanto hà di buono nelle lettere, l' hà havuto da Religiosi. e quasi tutti gli huomini famosi per santità & per lettere sono stati Religiosi, come facilmente ogn' uno facilmente discorrendo può vedere. Si aggiungono poi per commendatione della Religione le lodi mirabili che le vengon date da huomini grandi in santità & dottrina, come sono Basilio, Chrisostomo, Girolamo, Agostino & altri antichi; & dopo questi, quei specchi di Religione Bernardo, Thomasso, Buonaventura. Oltre di queste lodi della Religione non meno la rendono commendabile le utilità, & frutti congionti con somma honestà ch' ella produce. Perciòche primieramente il Religioso si sbriga da tanti lacci, ne quali stanno infelicissimamente presi gl' huomini mondani da quali quanto è difficile ad ogn' uno che stà nel secolo, il non esser allacciato, tanto perniciosa e mortifera cosa è il restarne costretto: [S. Th. opus.18.a c.1. ad 11. precipue. c.11. & 2.2. q.186. art.7.] Dipoi à conseguir il fine della perfettione viene mirabilmente aiutato l' huomo Religioso da' voti e promesse che fà à sua divina Maestà, perche consecrando la sua volontà, & intelletto con l' obbedienza à colui mediante la castità; con la povertà poi tutte le cose eterne; viene si fattamente à togliersi d' avanti tutte l' occasioni de peccare, & impedimenti della virtù; che staccato tutto se stesso dall' amor di qualsivoglia cosa creata, sollevato con l' ali della carità & contemplatione, liberissimamente se ne vola nel seno di Dio, dove molto più liberamente si riposa, & si ritrova ogni contento & pienezza de' suoi desiderij: che gli avari nelle sue ricchezze ò gl' ambitiosi di questo mondo ne gli honori & dignità, ò gl' huomini di buon tempo ne' suoi piaceri possano mai ritrovare. Per ciò che se bene queste cose inferiori, hanno qualche spetie, & ombra di diletto; non dimeno non arrivano mai à questo che dilettino in quel modo, come fà Iddio i suoi servi, i quali staccati da ogni cosa procurano di piacerli, & rassomigliarsi con una vita perfetta à lui, ch'è principio, & causa d' ogni perfettione. oltre dì ciò, essendo tra tutte le virtù morali la più nobile quella con la quale si honora Iddio con qualche sorte di sacrificio, [S. Th. 2.2. q.81. ar.6. & 7.] il Religioso offerisce se stesso in accettissimo holocausto, che era il primo tra tutti i sacrificij della legge antica, [S. Gre. in Eze. ho.20. a med.] non ritenendo niente di se, ne delle cose sue, che col fuoco della carità & amor divino non resti abbrusciato. Finalmente tanti sono & tanto grandi li premij che dopò questa faticosa vita aspettano i Religiosi, che non si possono capir con l' intelletto, & molto manco esprimere con parole. Et quando non fusse altro, che il frutto della pace, quiete, & tranquillità, della quale continuamente godeno; assai per certo sarebbe; perche questo è un gustare da lontano l' arra del Paradiso: ma vi è ben questo che essi si godeno di quelle cose delle quali altri senteno grandissima pena, cioè nell' esser avviliti, sbassati, & perseguitati; godeno di patir qualsivoglia cosa adversa, & di desiderar la morte per servitio del Signore, la quale altri tanto temeno & fuggono, & di non haver paura dell' ultimo, terribile, e spaventevol giorno del Giuditio. Finalmente più facilmente signoreggiano le loro proprie passioni, & affetti disordinati, da i quali l' esser libero è delle maggiori felicità che se possano haver in questa vita. Oh come ben disse il pio Scrittore, ò sia egli Eusebio emisseno ò alcun' altro. [Hom.5. ad mon.] Sappiamo (dic' egli) essere riposta, & riserbata una grande remuneratione nel tempo avvenire alla militia spirituale, alla quale noi ci siamo in tutto e per tutto dati; anzi se ben rimiriamo, trovaremo che nell' istessa opera che facciamo in un certo mod possediamo già una parte del premio. Gran frutto è per certo l' haver potuto sprezzar il secolo, & incominciar à servir à Dio, l' esser uscito dell' infelicissima signoria, & tirannide de' vitij, l' essere scampato dalla sporchissima servitù della gola, & della lussuria. Non vi par dunque che già noi habbiamo una gran parte della mercede; il non haver noi cose vanissime l' esser privi de' vitij, il menar una vita innocente, attendere alla castità, che ci fà simili a i beati, l' esser contenti di quel che basta alla vita nostra, il seguitar una gloriosa povertà? Apriamo hora i nostri cuori, & procuriamo d' intendere, quanto ci habbia conferito Iddio col chiamarci alla Religione; numeriamo (se pur potiamo) i guadagni fatti da quel tempo, che abbandonando il mondo siamo conversati in questo luogo; da quante fraudi, adulterij, rapine, spergiuri, sacrilegij siamo stati liberati; & all' hora vedremo, quanto restamo obligati à Dio per questi beneficij, che la sua liberalissima mano, senza merito nostro ci hà fatti. Se hora ci trovassimo nel secolo, che faremmo altro che rivoltarci nelle miserie nostre antiche; che imbrattar ogni giorno l' anima nostra, con macchie bruttissime, & impiagarla [sic] quotidianamente con peccati di tal sorte, che quasi perduto 'l sentimento, ne pur verressimo à sentire, non che à dolerci di queste ferite? per ciò che cosa propria è della mala consuetudine, che quanto manco conosce i suoi peccati; anzi tanto più lo diletta l' istesso peccare; Seguita questo autore di dire ancora dell' altre cose, ma queste bastino per hora. Gregorio Nazianzeno dice, [Or. in lau. Ba.] che i Religiosi sono la più scielta parte della Chiesa, & la più savia, & lo prova così, per che quelli s' hanno da giudicar più savij che s' hanno separati dal consortio, & famigliarità del mondo, & hanno consecrato la vita loro à Dio, dico li nostri Nazarei, et altrove dice quelli s' inalzano sopra la terra, & vivano senza moglie, & hanno pochissimo commercio con il mondo, & di giorno, e di notte attendano ò lodare Iddio, abborriscano dalle ricchezze, che altri tanto amano, & cercano, & mettano ogni loro speranza in Dio, & à lui s' attaccano, come à fortissima pietra, quelli la intendono meglio dì quelli, che ingannati dalla bellezza delle cose mondane, à quelle s' attaccano, & in quelle si riposono. Santo Chrisostomo dice, che le ricchezze del Religioso, sono le maggiori, le delitie più pure, le voluttà più solide, la fortezza da defenderse da nemici, & per superarli più ferma & certa. Climaco dice, [Gra.4.] che il Monasterio è un cielo terreno, & come nel cielo li Angeli servano con affetto, & reverenza à Dio. cosi noi dovemo servire per amor di Dio, à nostri fratelli. Effren dice, quando considero questa vita Angelica, giudico tutti l' instituti loro esser beati, per che, chi non giudicarà beato colui, che vive piamente, che serva la castità, per l' infiniti beni che si sono risposti? però sforziamoci in questo brevio spatio di vita, conversar con timore di Dio, in questo Angelico, monastico, e religioso instituto, & con vera humiltà abbracciamo i precetti santi del nostro Signore Iddio, & Salvatore Giesù Christo. Damasceno dice, [Hist. Iosaphat.] in lode de Religiosi: beati veramente, & tre volte beati quelli, che per amor di Dio sprezzano tutte le cose, & sparsero lagrime giorno e notte piansero, per acquistar la consolatione eterna. S' abbassorno in terra per esser' essaltati in cielo; macerorno la carne con fame, sete, vigilie, & oratione per goder le delitie del Paradiso. Per la purità del cuore, furno tabernacolo dello Spirito Santo, per stare alla destra di Christo. Cinsero in verità le reni, & lombi loro, & hebbero in pronto le lampade accese, spettando la venuta del celeste sposo. Eusebio Cesariense, dice [De p. Eva.] nella Chiesa di Dio sono due instituti, due modi di vivere: l' uno che eccede la natura, & commune modo di vivere: non cerca nozze; non figliuoli, non robba, non ricchezze; solo s' applica al culto divino, per amor immenso, che hà delle cose celesti; quelli che hanno abbracciato questo modo di vivere, quasi separati da questa mortale vite, stanno solo con il corpo in terra, con l' animo, e con la mente in cielo, & come cittadini del cielo, sprezzano tutte le cose, che gli altri huomini stimano, & apprezzano, perche loro fra tutto il genere humano sono consecrati à Dio. Santo Cipriano dice, [De ha. v.] la virginità è il fiore dell' Ecclesiastico seme, gloria, & ornamento della gratia spirituale; natura allegra di laude & honore, opera intiera, & incorrotta; imagine di Dio; che corresponde alla santità del Signore: parte più illustre del grege di Christo; per questi, & in questi si rallegra, e fiorisce la fecondità della santa Madre Chiesa, & quanto è maggiore in numero questa gloriosa virginità, tanto maggior il gaudio, & allegrezza della madre. Santo Ambrosio dice, proprio è di questo essercito d' Angeli, star sempre occupato nelle lodi di Dio: con orationi continue studiar di placare, e reconciliar Iddio: occupar la mente nella lettione di cose devote, & pie: star separato del comertio delle donne, & insieme dar essempio di honestà, et santità di vita; questa è vita nella quale non è cosa che temere: ma d' imitare assaissime. Santo Geronimo dice, [Ep.17.] certo è un fiore, et pietra pretiosa fra gli ornamenti ecclesiastici la vita de monachi, & delle vergini. Et altrove dice. [Ep.5.] E cosa della grandezza Apostolica, e di perfettissima virtù, vendere ogni cosa, darla a' poveri, & cosi liggiero e spedito volarsene al celeste regno. Santo Bernardo dice delli Religiosi, [Ad f. de. m.] non sò con che nome chiamarli, se huomini celesti, ò Angeli terrestri: perche vivendo in terra, con la conversationi, habitano ne i cieli. Santo Agostino dice, [Demo. ecc.] che non si maraviglia, et predica quelli, che dispreggiate, e lasciate le carezze, et illecebre [il- lecebre] del mondo, congregati in una commune vita castiss. et santissima, vivano insieme in oratione, lettione, dispute, et in ogn' altra sorte di opere pie, et devote? fra loro non è superbia alcuna, niuna pertinacia, niuna invidia. Sono modesti, pacifici, concordi, et amorevoli; niuno possede cosa alcuna di proprio, niuno è grave à l' altro. i padri, e superiori loro, non solo sono santissimi di costumi; ma di dottrina, & esperienza eccellentissimi. commandano à quelli, che chiamano figliuoli, con grande authorità, & sono obediti con prontissima volontà, & soggiunse, /Hos mores, hanc vitam, hunc ordinem, hoc institutum, si laudare vellim, neque digne valeo, vereor, & ne iudicare videar, per seipsum tantum expositum placere non posse. Ugone dice, [Ps. 34.] che l' ossa di Christo, & della Chiesa sono i Religiosi. Si perche sono in se stessi fermi, et forti à portar i pesi, et fatiche, & più presto si romperanno, che declinare dalla rettitudine: si perche sostentano, & portano la carne, cioè l' infirmità dell' imbecilli; si perche non hanno senso, come huomini morti; la cui vita è nascosta in Christo. Sono bianchi di dentro per la purità della conscienza, di fuori per l' essempio della buona vita, sono pieni di medulla, cioè di grassezza di charità, & devotione. ultimamente come l' ossa stanno nascosti nella carne, & con nervi, sono colligati insieme, cosi il Religiosi sono nascosti dalla conversatione delli huomini, e ligati insieme in vita di spirito & vincolo di pace constretti.